LO GNOSTICISMO E VANGELI GNOSTICI

venerdì 29 luglio 2016

IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' E' RISULTATO ESSERE UN FALSO MODERNO

ARTICOLI DA VARIE FONTI ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Giu 18, 2016 | INFO.STUDENTI.NET Vi ricordate il papiro scritto in copto che qualche anno fa fece tanto discutere, in cui si parlava della moglie di Gesù? Molto probabilmente si trattava di un falso; adesso lo ammette anche la professoressa universitaria di Harvard che aveva rivelato l’esistenza del documento. Vi ricordate il papiro scritto in copto che qualche anno fa fece tanto discutere, in cui si parlava della moglie di Gesù? Ne scrivemmo all’epoca QUI. Probabilmente si trattava di un falso; adesso lo ammette anche la professoressa universitaria di Harvard che aveva rivelato l’esistenza del documento, e aveva contribuito in maniera clamorosa alla sua “scoperta” e pubblicizzazione. Il frammento, della grandezza di un biglietto da visita, contiene quattordici righe scritte in copto, e nel testo a un certo punto si legge: “Gesù disse loro: Mia moglie…”. Il frammento era antico – si diceva – a 1300 anni fa, e sarebbe stato una briciola di un’opera più ampia, evidentemente persa. Karen King, una nota studiosa di Storia Cristiana all’Università di Harvard presentò il reperto alla stampa nel 2012, a Roma, e in maniera lievemente provocante ne parlò come “del Vangelo della moglie di Gesù”. Ora di una moglie di Gesù (Maria Maddalena) parlano alcune tradizioni particolari dell’islam, tanto che si afferma che Gesù, salvato dalla croce , guarito e partito con Maria Maddalena, sia sepolto in Kashmir. Il mondo degli studiosi si divise e il dibattito continuò per un certo periodo. Adesso un’inchiesta molto lunga e documentata di Ariel Sabar, sulla rivista Atlantic , offre consistenti indizi, e forse anche più di indizi che si sia trattato di un falso moderno. A questo punto, dopo aver letto l’inchiesta, anche la professoressa Karen King che questo “fa pendere la bilancia dalla parte del falso”, come scrive il Catholic Herald. Il papiro della moglie di Gesù ha perso anche il suo difensore più fedele. 18/06/2016 LA STAMPA MARCO TOSATTI http://infostudenti.net/it/la-moglie-di-gesu-era-un-falso/ --------------------------------------------------------------------------------------------------------- NOTIZIA DELLA SCOPERTA IL 2012 marco tosatti 26/09/2012 La scorsa settimana una studiosa americana, Karen King, dell’università di Harvard ha presentato a Roma un frammento di papiro copto, con anticipazione a New York sul New York Times, acquisito – secondo quanto dichiarato – da un collezionista che vuole mantenere l’incognito, in cui Gesù diceva: “Mia moglie e lei potrà essere discepola a me”… Naturalmente la sola allusione a una possibile moglie di Gesù, negli Stati Uniti dell’era Obama diventa subito interessante. Anche se non lo era ai tempi di Gesù: Pietro era sposato, e c’era comunque una tradizione ben viva nell’ebraismo di celibi dedicati a Dio. Ma adesso uno studioso britannico, Francis Watson, dell’università di Durham, lancia l’ipotesi che ci si trovi di fronte a una falsificazione, o comunque a un paprio “costruito”. Francis Watson, uno specialista del settore e che a quanto pare ha nel suo curriculum la scoperta di altri documenti presunti storici, e poi rivelatisi falsi, sostiene che il testo costruito. E lo argomenta in sei pagine di elaborazione, di cui alleghiamo il link. http://markgoodacre.org/Watson.pdf. “Karen King ammette uno scetticismo iniziale – scrive Watson – ma ora è convinta che questo frammento di papiro derivi da una copia del quarto secolo di un testo del secondo secolo. Io cercherò di dimostrare che lo scetticismo è esattamente l’atteggiamento giusto. Il testo è stato costruito con piccoli pezzi – parole o frasi – ricavate principalmente dal Vangelo di Tommaso, gnostico, sezioni 101 e 114, e sistemati in un nuovo contesto. Questa probabilmente è la procedura di composizione di un autore moderno che non è di lingua madre copta”. E’ ovviamente impossibile, per ragioni di spazio, seguire Watson nella sua analisi passo dopo passo, che parte dal Vangelo di Tommaso, trovato a Nag Hammadi, nel 1945, e il cui testo è accessibile a tutti. E afferma che nel breve frammento sono presenti frasi (in particolare la formula: “I discepoli dissero a Gesù”) che morfologicamente non appaiono nei quattro canonici, ma appartengono al Vangelo di Tommaso. E restano, comunque, e sempre valide tutte le possibili interpretazioni di quella “mia sposa” che ha creato tanto abile interesse. La “sposa” potrebbe essere la Chiesa, come nel libro dell’Apocalisse, e nella tradizione cristiana di due millenni; potrebbe essere, come nel Cantico dei Cantici, l’anima dell’uomo in ricerca di Dio; potrebbe essere, nella tradizione gnostica, il discepolo che cerca la perfezione. Insomma, non è detto che Gesù parlasse della signora Gesù, se anche - e Watson afferma di no – il frammento del quarto secolo fosse un frammento autentico di chissà che cosa. Da ricordare poi che in realtà questa tesi di Gesù sposato è ben presente nella tradizione Ahmadiya, che vuole Cristo guarito con unguenti miracolosi dopo la crocifissione, fuggito con la Maddalena, e sistemato stabilmente in Kashmir, dove ancora oggi si possono vedere la sua tomba e magari incontrare suoi discendenti. https://www.lastampa.it/2012/09/26/vaticaninsider/ita/inchieste-e-interviste/lipotesi-del-papiro-falso-xooiv3wiPFq8WvbYne8yHJ/pagina.html <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< IL GIORNALE DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DIPADOVA Gesù non era sposato e non legge Dan Brown. Per ora 19 luglio 2016 18 settembre 2012: durante un congresso internazionale di studi copti a Roma, a pochi passi dal Vaticano, Karen L. King, titolare della prestigiosa Hollis Chair alla Harvard University, presenta un frammento di papiro recante un testo copto lacunoso. La notizia deflagra come una bomba perché nel testo, che si presume risalente almeno al IV secolo d.C. (se non prima), Gesù non solo chiama Maria (forse la Maddalena) “mia moglie”, ma afferma anche che questa è degna di diventare sua discepola. Il reperto, grande appena come una carta di credito, viene in fretta e furia battezzato Vangelo della moglie di Gesù e l’ateneo americano gli dedica addirittura un apposito sito internet. Nasce così un dibattito avvincente intorno all’autenticità e al significato del papiro, che dura fino a pochi giorni fa, quando l’inchiesta del giornalista Ariel Sabar getta luce sulla vicenda. Sabar infatti identifica il proprietario del frammento, la cui identità non era stata rivelata dalla King: un uomo d’affari di origine tedesca, con studi in coptologia alle spalle e un debole per la pornografia e la spiritualità New Age. Il ritratto perfetto dell’aspirante falsario, capace di confezionare il testo niente poco di meno che sotto l’influenza del Codice Da Vinci, il polpettone pseudo-storico di Dan Brown. Una vicenda che ha dell’incredibile e sulla quale riflettiamo assieme ad Alberto Camplani, docente alla Sapienza in storia del Cristianesimo e delle chiese, che proprio il giorno dell’annuncio presiedeva il convegno in qualità di organizzatore, nonché uno dei primi studiosi a gettare un’ombra di dubbio sull’autenticità e il significato del testo. “A differenza di studiosi del calibro di Stephen Emmel, Wolf-Peter Funk, Alin Suciu, Tito Orlandi e Paola Buzi, convinti che il papiro fosse un falso io ho assunto un atteggiamento più possibilista – racconta al Bo lo studioso – ma ho comunque sempre escluso che si trattasse di un vero e proprio vangelo”. Tra i punti oscuri c’era proprio la provenienza del papiro: “Non era stata rivelata l’identità del possessore, né come era giunto negli Stati Uniti, e questo non è mai un buon segno: l’origine di qualsiasi frammento copto dovrebbe infatti essere tracciabile perlomeno fino al momento in cui lascia l’Egitto”. Inoltre i due studiosi che, secondo i documenti in possesso della King, avrebbero esaminato e validato il frammento (Peter Munro e Gerhard Fecht della Freie Universität di Berlino), erano entrambi morti. “Non solo: non avevano fatto parola della scoperta con i colleghi, come ho verificato nel corso di alcune indagini che ho condotto personalmente. Una cosa molto strana per il nostro ambiente. In quel momento ho capito che qualcosa non funzionava”. Un dubbio che alla fine è divenuto certezza: “Subito dopo la pubblicazione dell’articolo di Karen King nella Harvard Theological Review, nel 2014, le osservazioni del coptologo Christian Askeland mi hanno definitivamente convinto che si trattava di un falso”. Cosa aveva scoperto il giovane studioso americano? “Che la mano che aveva redatto il Vangelo della moglie di Gesù era la stessa di un altro frammento che il falsario desiderava far acquistare all’Università di Harvard: il testo copto di un passo del Vangelo di Giovanni che riproduceva esattamente un’edizione critica degli anni ‘30”. Un indizio giudicato molto importante dalla stessa King, ma che non aveva completamente messo d’accordo tutta la comunità scientifica. A favore dell’autenticità del reperto rimanevano infatti la datazione con il radiocarbonio, che lo collocava tra il 659 e il 859 della nostra era, e l’analisi dell’inchiostro e delle tecniche di redazione: elementi comunque non impossibili da replicare per un falsario particolarmente abile. Oggi, dopo l’inchiesta di Sabar sull’Atlantic, la vicenda sembra ormai incamminata sulla via della soluzione, lasciando però alcuni interrogativi. Quanto ha pesato all’inizio la spettacolarizzazione di una ricerca scientifica? “Personalmente non sono contrario al fatto che i giornali si occupino di scienza e di ricerca, ma in questo caso però si è esagerato – risponde Camplani –. Quando nel 2012 è stato dato l’annuncio, la notizia della ‘scoperta’ è subito apparsa sui giornali online americani non appena Karen King ha iniziato a parlare. Tutto quindi era stato preparato da giorni”. Un comportamento irrituale? “Quello che ci ha resi perplessi – e allo stesso tempo ci ha insospettito – è stato il fatto di sollecitare l’informazione su una scoperta non ancora discussa e validata dagli altri studiosi. Perché in questo modo si rischia di fare pressioni sulla comunità scientifica per orientare il dibattito”. Com’è potuto accadere? “Forse è stato considerato che una scoperta così eclatante e mediatizzata poteva portare attenzione alla coptologia e fondi alla ricerca”. Rimane infine aperta la questione dell’influenza dello spirito del tempo su un terreno, quello della ricerca scientifica, che in teoria dovrebbe essere alieno da personalismi e influenze culturali e ideologiche. Invece, se a volte la realtà supera la fantasia, altre può accadere che sia la fantasia a manipolare letteralmente la realtà. E può persino capitare che uno scenario alla Dan Brown impegni per quasi quattro anni storici e studiosi di tutto il mondo. Daniele Mont D’Arpizio http://www.unipd.it/ilbo/gesu-non-era-sposato-non-legge-dan-brown-ora <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< Nuovi dubbi sul Vangelo della moglie di Gesù •31-07-2014 •di Roberto Labanti Forse ricorderete il Vangelo della moglie di Gesù (GJW), l’apparente frammento in copto saidico di un testo cristiano antico altrimenti sconosciuto di cui avevamo scritto in questa rubrica su Query 12. Era stato presentato al decimo International Congress of Coptic Studies tenutosi a Roma nel settembre 2012 dalla storica del cristianesimo Karen L. King, che lo aveva ricevuto per studio e pubblicazione da un collezionista statunitense ancora oggi ignoto: quest’ultimo, a sua volta, lo avrebbe acquistato da un tedesco insieme ad altri cinque papiri in greco e in copto. La studiosa, con il contributo della papirologa AnneMarie Luijendijk, aveva preparato un articolo, accettato per la pubblicazione dall’Harvard Theological Review dopo un processo di peer review, nel quale procurava l’edizione del frammento e situava il testo all’interno delle idee delle varie forme di cristianesimo antico. Per King, si trattava di un frammento di un codice del quarto secolo dell’età volgare, testimone di un testo originariamente composto forse già nel secondo secolo (in greco?), dal quale emergerebbe, tra l’altro, una controversia sul fatto che Gesù fosse o meno sposato, presente anche in altri testi di quel periodo. Come all’epoca avevamo segnalato, in seguito ai dubbi e alle difficoltà sollevati sulla Rete da diversi studiosi di cristianesimo delle origini e di coptologia, la rivista aveva sospeso la pubblicazione in attesa, nel caso che il proprietario avesse dato la propria autorizzazione, di una serie di esami scientifici sul supporto e sull’inchiostro del reperto. Senza particolare pubblicità, in effetti, le analisi sono state infine realizzate. Coloro che si aspettavano risultati decisivi sull’autenticità saranno rimasti piuttosto delusi: era peraltro chiaro a quasi tutti che solo un falsario alle prime armi avrebbe utilizzato un papiro moderno o inchiostro incompatibile con quello utilizzato nell’antichità. Partiamo dalla datazione del supporto con il metodo del radiocarbonio (o carbonio-14): un primo test (effettuato da Gregory Hodgins presso l’University of Arizona) ha attribuito il supporto al terzo-quarto secolo avanti era volgare, pur in presenza di un’anomalia, al momento non spiegata, del valore del carbonio-13, che potrebbe avere alterato la datazione; tale risultato non soddisfacente (perché uno scriba cristiano del quarto secolo avrebbe dovuto utilizzare un papiro di quasi un millennio precedente?) ha portato alla realizzazione di un secondo test (Noreen Tuross, dipartimento di biologia evoluzionistica umana, Harvard University) che ha invece indicato una data fra il 659 e l’869 dell’era volgare (età media: 741 e.v.). L’ossidazione del materiale cellulosico mostrata dalla microspettrografia ad infrarossi (Joseph M. Azzarelli et al., Massachusetts Institute of Technology) è compatibile con l’antichità del papiro. La composizione chimica dell’inchiostro (o degli inchiostri, perché sembra possibile che sui due lati siano stati utilizzati due differenti ma simili partite di inchiostro) lo identifica come inchiostro nero di carbonio, non diverso da quelli usati nell’antichità (James T. Yardley e Alexis Hagadorn, Columbia University). L’esame paleografico sull’originale (Malcolm Choat, Macquarie University) rende possibile abbandonare alcuni degli argomenti evidenziati dai sostenitori del falso durante il dibattito precedente (dovuti ad artefatti dell’immagine digitale), ma il paleografo chiarisce che «non h[a] trovato la “pistola fumante” che indichi senza dubbio che il papiro non sia stato scritto nell’antichità, ma neppure tale esame permette di provare che sia genuino». A questo punto, l’Harvard Theological Review ha ritenuto fosse giunto il momento di pubblicare, in un fascicolo di aprile 2014 così trasformato in un numero quasi monografico, una versione rivista dell’articolo di King, seguito da sommari dei risultati delle analisi delle scienze ancillari (i rapporti più ampi sono stati infatti contemporaneamente pubblicati su un sito web), da una valutazione critica e dalla controreplica a quest’ultima della stessa King[1]. Nel suo intervento King, dopo aver ringraziato Roger Bagnall, AnneMarie Luijendijk (non più indicata nella dichiarazione autoriale) e Ariel Shisha-Halevy, gli studiosi che per primi avevano potuto collaborare con l’autrice nello studio del papiro, riconosce l’utilità di «molti dei commenti critici e costruttivi» circolati in ambito informale. Procede poi a fornire l’edizione critica del frammento e ad analizzare il reperto, il linguaggio utilizzato e la storia del manoscritto. In quest’ultima sezione, dove si occupa anche della questione del falso, è costretta a scartare la datazione paleografica che appariva nella prima versione del suo studio e a proporne una più tarda (settimo-ottavo secolo e.v.) in linea con i risultati dell’analisi del 14C di Tuross (giunti quando l’articolo in realtà era già pronto) e a riconoscere che la mano che ha vergato il testo è «non professionale» e «inesperta»; tutto considerato, ritiene però improbabile che ci si trovi di fronte ad un falso moderno. Consapevole che non si è di fronte all’ultima parola sulla questione, scrive che «[u]lteriori ricerche o lo sviluppo di nuovi metodi potranno offrire prove determinanti, ma per ora, giudicherei che il peso dell’evidenza sia a favore» a ritenere il frammento un prodotto materiale dell’antichità. Il ruolo dell’advocatus diaboli è stato assunto dal fiammingo Leo Depuydt, professore di egittologia presso la Brown University di Providence, Rhode Island, uno degli studiosi che aveva sollevato pubblicamente dubbi sulla genuinità del frammento. Nel suo intervento questi ribadisce la dipendenza dal Vangelo di Tommaso e segnala una serie di errori grammaticali in cui sarebbe incorso il falsario, prove ed argomenti che nella sua controreplica King ritiene rispettivamente non sostanziali e non persuasivi. Un tempo la disputa avrebbe potuto chiudersi qui. Non è più così nell’epoca del Web 2.0. Del gruppo di sei papiri acquistati in blocco, solo due erano stati quelli consegnati dall’anonimo collezionista a King per studio e pubblicazione. Uno era il GJW; l’altro, di dimensioni un poco più grandi, contiene invece sui due lati un frammento della versione copta licopolitana del vangelo canonico di Giovanni. Il supporto è stato datato dai test del 14C al 681/877 e.v. (Hodgins) o al 648/800 e.v (Tuross; età media: 718 e.v) ed è composto da cellulosa ossidata (Azzarelli et al.); l’inchiostro utilizzato è simile ma abbastanza distinto da quello/quelli utilizzati per il GJW (Yardley & Hagardon). Non ancora formalmente pubblicato, ne sono però state diffuse immagini all’interno dei rapporti d’analisi e l’attenzione dei critici si è presto concentrata su queste. Lo storico del cristianesimo e coptologo Christian Askeland (Indiana Wesleyan University) ricercatore presso la Kirchliche Hochschule Wuppertal/Bethel (per la quale si sta occupando della versione copta dell’Apocalisse canonica presso uno dei più importanti centri di critica testuale, l’Institut für neutestamentliche Textforschung dell’università di Münster) e collaboratore della Green Scholars Initiative (sponsorizzata dalla famiglia evangelicale statunitense dei Green), aveva studiato per il suo dottorato di ricerca presso l’University of Cambridge proprio le traduzioni del Nuovo Testamento in copto. Prima in alcuni interventi su un blog cui collabora e poi in un articolo apparso sul fascicolo di maggio della rivista peer-review Tyndale Bulletin (edita da una biblioteca di studi biblici di ispirazione cristiana con sede a Cambridge) ha messo in dubbio l’autenticità anche di questo frammento: egli ritiene che il falsario abbia impiegato, per costruire il testo, l’edizione critica di Herbert Thompson (1924) del Codex Qau, un codice del quarto secolo proveniente da Qaw e conservato a Cambridge contenente il Vangelo di Giovanni in licopolitano, un dialetto che, comunque, nel settimo-ottavo secolo non è più documentato. Soprattutto, Askeland giudica che la mano che ha vergato il GJW e quella che ha prodotto questo frammento siano la medesima[2]. Anche da un punto di vista codicologico, come ha notato Stephen Emmel, professore di coptologia presso l’università di Münster, già presidente e dal 2000 segretario dell’International Association for Coptic Studies, il frammento del Vangelo di Giovanni è anomalo: il codice avrebbe dovuto avere dimensioni assai diverse rispetto agli altri codici dell’epoca[3]. Dopo la pubblicazione dell’analisi di Askeland, il New York Times ha contattato King per la quale questa «è sostanziale, vale la pena di prenderla sul serio e potrebbe puntare nella direzione del falso» ma non considera chiusa la questione[4]. Da parte sua Alin Suciu (Hiob Ludolf Centre for Ethiopian Studies (HLCES) dell’università di Amburgo), uno dei primi coptologi a dimostrarsi pubblicamente critico nei confronti del papiro, scrive sul suo blog un post riassuntivo dedicato alla vicenda: «Dato che l’evidenza di una falsificazione è ormai schiacciante, considero la polemica che circonda il [“]papiro della moglie di Gesù[“] superata. Personalmente, da questo momento in poi non sono interessato a speculare su chi possa essere il falsario e quali siano le sue intenzioni. Inoltre, non ritengo [...] King responsabile di questa vicenda. Come studiosa, ha solo seguito la sua vocazione ed edito un frammento di manoscritto potenzialmente interessante. Sono certo che, al suo posto, molti altri studiosi avrebbero fatto esattamente la stessa cosa»[5]. Sarà forse possibile chiudere definitivamente il caso solo quando gli studiosi avranno modo di esaminare fianco a fianco i frammenti del GJW e del Vangelo di Giovanni per studiarne i rapporti reciproci, come ha suggerito Choat sempre al New York Times. E in quell’occasione sarà forse il caso che anche gli altri quattro papiri siano su quel tavolo. Note 1) Il fascicolo è accessibile all’url http://journals.cambridge.org/action/displayIssue?decade=2010&jid=HTR&volumeId=107&issu... purtroppo dietro accesso a pagamento; il materiale supplementare è disponibile all’url http://gospelofjesusswife.hds.harvard.edu/ 2) Si veda http://evangelicaltextualcriticism.blogspot.com/2014/04/the-forgery-of-lycopolitan-gosp... e Askeland, C. 2014. A Fake Coptic John and Its Implications for the 'Gospel of Jesus's Wife'. “Tyndale Bulletin” 65.2, pp. 1-10 3) https://suciualin.files.wordpress.com/2014/06/emmel-codicologyharvardjohn-2014-06-22.pdf 4) http://www.nytimes.com/2014/05/05/us/fresh-doubts-raised-about-papyrus-scrap-known-as-g... 5) 26/the-gospel-of-jesus-wife-papyrus-final-considerations/ https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=275814

IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' CERTAMENTE FALSO

IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' -------------------------------------------------------------------------------------------------------- ARTICOLI DA ALETEIA 6 MAGGIO 2014 I PRIMI SOSPETTI GRAVI DI FALSITA' --------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Il “Vangelo della moglie di Gesù” è quasi certamente un falso. L’ennesima conferma, come scrive Tempi il 6 maggio, arriva da uno studio appena pubblicato da Christian Askeland, un ricercatore americano dell’Indiana Wesleyan University, specializzato in versioni copte del vangelo di Giovanni. Il testo scritto su un papiro risalente al 700 – 800 dopo Cristo e scoperto due anni fa dall’Harvard Divinity School, in cui si legge “Gesù disse loro: vi presento mia moglie”, sarebbe in realtà l’opera di un falsario degli anni 2000. Diverse incongruenze In uno studio giudicato legittimo e interessante dalla stessa autrice della scoperta del papiro, Karen King, Askeland ha dimostrato che il “vangelo della moglie di Gesù” è un falso grazie alla comparazione con un secondo frammento, una versione copta del vangelo di Giovanni, acquistato da Harvard insieme al frammento sulla moglie di Gesù e poi pubblicato sull’Harvard Theological Review. Askeland ha dimostrato che il secondo frammento è senza dubbio un falso. Il testo è stato infatti parzialmente copiato da una ricerca del 1924, recentemente pubblicata su internet, scritta in un particolare dialetto copto (Lycopolitan), che però gli scribi del 700-800 (età a cui risale il papiro) non avrebbero mai potuto conoscere, essendosi estinto fra i tre e i cinque secoli prima. Paragonando il frammento falso con quello che parla della moglie di Gesù, Askeland ha rintracciato più di una somiglianza. Forse è stata proprio la stessa mano a scrivere? Inganno del papiro autentico Come è riuscito il falsario a ingannare gli studiosi di Harvard e gli strumenti di rilevamento della prestigiosa università americana? Secondo gli esperti, ha utilizzato un pezzo di papiro realmente antico, scrivendo i due testi evangelici con un particolare tipo di inchiostro composto da fuliggine, in grado di ingannare i test di spettroscopia Raman usati per calcolarne l’età. E per scrivere il testo del vangelo di Giovanni, come dimostra lo studio di Askeland, il falsario si è liberamente ispirato a uno studio del 1924, da qualche anno scaricabile da internet in formato pdf. Errori grammaticali Lo scetticismo sul brano copto in cui Gesù presenta la sua fantomatica moglie ai discepoli deriva dagli errori grammaticali presenti nel testo, dal fatto che sembra una copia del vangelo di Tommaso, ma anche dall’insolito uso del grassetto nella frase incriminata. Lo studioso di religione della Brown University, Leo Depuydt, in un articolo pubblicato sempre sulla Harvard Theological Review ha spiegato che l’uso del grassetto sembra voler produrre un qualche effetto comico. «Suona più o meno così – scrive Depuydt – “mia moglie: sì, ho detto mia moglie, avete capito bene!”». Per l’esperto, il frammento «può andar bene per uno sketch dei Monty Python», non per uno studio scientifico. http://it.aleteia.org/2014/05/06/papiro-con-la-moglie-di-gesu-un-falso-bello-e-buono/ ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Il papiro sul presunto matrimonio di Gesù è (chiaramente) un falso Gli studiosi di Harvard ingannati da un ex studente di egittologia 21 giugno 2016 Un importante studioso del Nuovo Testamento per quattro anni ha esaminato un frammento di papiro secondo cui Gesù era sposato. Ma quel frammento si scopre oggi che è un falso (http://www.catholicherald.co.uk, 20 giugno). LA PRESUNTA MOGLIE La professoressa Karen King, storica del cristianesimo all’Università di Harvard, ha svelato il piccolo pezzo di papiro nel 2012 in una conferenza a Roma. Il frammento, delle dimensioni di un biglietto da visita, contiene tra le 14 righe di testo copto, la frase: “Gesù disse loro, mia moglie”. La King lo presentava addirittura come “il Vangelo della moglie di Gesù”. Anche se alcuni studiosi immediatamente lo hanno respinto come un falso, scrive il giornale cattolico inglese, altri supportati dalla King, hanno continuato a sostenere la tesi opposta. E cioè che alcuni cristiani della chiesa primitiva credevano a questa ipotesi. SVELATO IL FALSO Ma un importante articolo del giornalista Ariel Sabar sulla rivista Atlantic (20 giugno) traccia la provenienza del frammento, presentando la prova che era stato creato da un ex studente di Egittologia, Hans-Ulrich Laukamp, proprietario di una società di ricambi auto e autore di opere a sfondo pornografico, che sosteneva di essere stato molestato da un prete nella sua infanzia. Il papiro, risalente al 1963, aveva ingannato anche gli stessi studiosi di Harvard, poiché le analisi scientifiche sul frammento sembravano attestarne l’origine antica. Anche la professoressa King ha poi ammesso che la ricostruzione di Saber è veritiera. CRITERIO DELLA DISCONTINUITA’ Una tesi, quella di Gesù sposato, smentita da numerosi studi e in particolare dal cardinale Gianfranco Ravasi (Aleteia, 12 febbraio 2015), secondo cui argomentare sulla base del fatto che tutti i rabbini del tempo erano regolarmente coniugati, non è così decisivo per assegnare una moglie a Gesù. La prima ragione è di ordine generale e si fonda sul cosiddetto “criterio storico della discontinuità”. Gesù fu certamente uomo del suo tempo, incarnato in una società e in una cultura, in continuità con l’ebraismo a cui apparteneva, ma non al punto da essere un puro e semplice rabbì giudaico, come tenta di proporre una certa rilettura ebraica contemporanea della figura di Cristo. Dopo tutto, non sarebbe stato così aspramente contestato dalle autorità giudaiche di allora, né condannato a morte dal Sinedrio per bestemmia, se fosse stato in tutto fedele al giudaismo di allora. GLI ESSENI La seconda ragione è, invece, più specifica e documentaria. Basta solo rimandare agli Esseni, la corrente giudaica attestata anche a Qumran sul Mar Morto, ove appunto vennero alla luce nel 1947 i documenti di quella comunità. Ebbene, tre testimoni autorevoli e differenti tra loro come lo storico latino Plinio il Vecchio, lo storico ebreo palestinese Giuseppe Flavio e il filosofo ebreo della diaspora ebraica di Alessandria d’Egitto Filone, convergono nell’affermare che molti Esseni, se non tutti, erano celibi. VERSO LA PIENEZZA Secondo Ravasi la motivazione che reggeva la scelta “vocazionale” celibataria di Gesù sono essenzialmente di tipo escatologico (cioè basate sulla tensione verso la pienezza finale della storia), sul modello di quella da lui affermata nella controversia con i sadducei sulla risurrezione dei morti: “Nella risurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli di Dio in cielo” (Mt 22,30). IL MATRIMONIO CON LA MADDALENA Anche la presunta relazione tra Gesù e la Maddalena non trova documentazione storica a supporto. Hanno provato a sostenere il contrario gli autori di “The Lost Gospel”, secondo cui un documento che risale al 570 d.c. parlerebbe proprio del matrimonio tra i due (La Stampa, 11 novembre 2014). VUOTO DI INFORMAZIONI Il biblista Rinaldo Fabris, chiariva l’ambiguità: «Il vuoto di informazioni sull’infanzia di Gesù e sul suo stato civile, ha sollecitato il gusto e la fantasia di molti narratori cristiani e non. Inoltre questo vuoto dà origine a tutti i testi apocrifi» (Aleteia, 11 novembre 2014). «In realtà – proseguiva padre Fabris – il problema della difficoltà ad accettare un matrimonio di Gesù non dipende da motivi dogmatici. Se fosse stato sposato e avesse avuto dei figli non ci sarebbe nulla di strano per la fede cristiana. Tutto sommato è uno stato di incarnazione lo sposarsi ed avere figli, ed è la storia della gran parte degli esseri umani». MAI DOCUMENTATO Dunque il matrimonio di Gesù non è mai documentato se non in questi testi tardivi, che, secondo il biblista, «possono conservare anche dati storici, ma raccontano un qualcosa che è isolato rispetto alle notizie sullo stato civile del Messia come quello di una persona coniugata. Peraltro nel racconto del testo del 570 d.c. si fa un salto di fantasia notevole nel rilanciare il rapporto tra Gesù e Maria di Magdala». LA VERA MADDALENA Una delle maggiori ambiguità è quella che si scatena proprio sulla figura della Maddalena, che «non è una prostituta, poiché questo è un mito occidentale«. A decifrarla nella maniera corretta sono i testi greci. «Si tratta – evidenzia padre Fabris – di una persona benestante, malata, e guarita da Gesù. Lei, insieme ad altre donne benestanti “finanziano” Gesù per aiutare i poveri, comprare un agnello per la Pasqua e altri beni.. Se ne parla nell’ottavo capitolo del Vangelo di Luca». http://it.aleteia.org/2016/06/21/papiro-matrimonio-gesu-falso-prove-storiche/

IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' FU SUBITO RITENUTO UN FALSO DALLA CHIESA CATTOLICA

TEMPI.IT ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Moglie di Gesù? Osservatore Romano: «Il papiro è in ogni caso un falso»
settembre 28, 2012 Redazione PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' Lo studioso Alberto Camplani analizza il papiro contenente la “prova” che Gesù aveva una moglie. Scrive L’Osservatore: «È una maldestra contraffazione (come tante altre provenienti dal Vicino Oriente)». Ripubblichiamo l’analisi del papiro contenente la “prova” che Gesù aveva una moglie fatta dallo studioso Alberto Camplani, che era al convegno dove Karen L. King aveva annunciato la scoperta, e pubblicata dall’Osservatore Romano. In un box sotto l’articolo il quotidiano faceva notare che «ragioni consistenti indurrebbero a concludere che il papiro sia anzi una maldestra contraffazione (come tante altre provenienti dal Vicino Oriente). (…) In ogni caso un falso». «La scoperta di una studiosa di Harvard fa intendere che Gesù ebbe una moglie». Con questo titolo Fox News ha ripreso da altre testate la notizia di una conferenza tenuta la sera dello scorso 18 settembre da Karen L. King, durante il decimo congresso internazionale di studi copti, che era ospitato dall’Istituto Patristico Augustinianum, a poche decine di metri dal Vaticano. Di tenore simile, ma con variazioni di tono e di consapevolezza critica, nonché riferimenti poco pertinenti al Codice da Vinci, sono state le notizie circolate su molti media europei e italiani nei giorni immediatamente seguenti. Il fatto è presto detto: nel corso della conferenza la studiosa aveva presentato un frammento di papiro che riporta, in traduzione copta, frasi di un dialogo intrattenuto da Gesù con i discepoli a proposito di un personaggio femminile, Maria, definita «mia moglie» (ta-hime, forma rara di ta-shime, corrispondente in copto al nostro “donna” o “moglie”). Nulla di strano per un congresso scientifico: in questo caso, tuttavia, il legame troppo immediato tra ricerca e giornalismo — che poco giova ai tempi lunghi del più serio dibattito scientifico — era già stato perseguito da prima del congresso, se è vero che le precocissime notizie pubblicate lo stesso giorno negli Stati Uniti dipendevano da un’intervista rilasciata dalla studiosa ad Harvard prima della partenza per l’Italia. Mentre i media, con toni più o meno sensazionalistici, tratteggiava i contorni della scoperta, suscitando un improvviso interesse per il congresso di studi copti, King e il sito della sua università mettevano a disposizione on-line la forma provvisoria (draft) di un poderoso articolo da lei scritto, con la collaborazione di altri giovani studiosi, circa questo frammento di papiro e il suo contenuto, che sarà non pubblicato negli atti del congresso (destinati ad apparire non prima del gennaio 2015), ma è stato proposto al «Harvard Theological Review», e sarà pubblicato nel prossimo gennaio se superererà il consueto processo di valutazione (peer review). L’articolo dunque si presenta con tutti i crismi della scientificità e dell’obiettività, come era del resto da attendersi da parte di King, nota studiosa di gnosticismo e di questioni di genere nel cristianesimo primitivo. Le conclusioni fondamentali sono le seguenti: è un frammento antico, risalente al IV secolo; il testo greco che sta alla base della traduzione copta è ancora più antico, forse composto attorno al II secolo; esso è testimone di ambienti in cui si dibatteva della condizione coniugale di Gesù: «Affermazioni circa lo stato coniugale di Gesù nacquero per la prima volta un secolo dopo la morte di Gesù nel contesto delle controversie intracristiane sulla sessualità, il matrimonio e la discepolanza» scrive tra l’altro la studiosa serva su questo punto dell’argomentazione di King. Non solo: ritengo che esso abbia dato adito alla deriva giornalistica della notizia, che ha trasformato espressioni che esprimono l’intimità e la consustanzialità spirituale tra il Salvatore e i suoi discepoli, consuete nei testi gnostici, nell’affermazione di una presunta condizione coniugale di Gesù: una condizione che — se non può certo essere accettata come tratto storico sulla base di questo testo — sarebbe secondo King parte del dibattito cristiano del II secolo a proposito di Gesù e della sessualità. Davanti a un oggetto di questo genere che, a differenza di tanti altri presentati nel corso del congresso, non è stato scoperto nel corso di scavi, ma proviene dal mercato antiquario, bisogna però adottare numerose precauzioni, che ne stabiliscano l’attendibilità e che ne escludano il carattere di contraffazione. Innanzitutto esso va studiato nella sua materialità: da che tipo di manoscritto potrebbe provenire? Che datazione può essergli attribuita dal punto di vista paleografico? In secondo luogo: che tipo di testo è, in quale contesto letterario si inserisce la sconcertante affermazione di Gesù? Che significato essa assume in quello specifico contesto? Va detto che ambedue i livelli della ricerca (il papiro e il testo) presentano numerosissimi problemi. King ammette che alcuni colleghi hanno messo in questione l’autenticità del papiro, mentre altri papirologi hanno espresso un giudizio più favorevole . Una parte dei coptologi raccolti a Roma durante il congresso, davanti alla fotografia apparsa in rete e su alcuni giornali, ha espresso dubbi circa l’autenticità (tra gli altri Emmel, Funk, Suciu, Orlandi, Buzi), pur riservandosi la possibilità di formulare un giudizio più circostanziato non appena si diano le condizioni per studiare la questione con maggiore cognizione di causa. Essi hanno osservato sia il carattere del frammento, che rende difficilmente ricostruibile il tipo di manoscritto da cui proviene (codice letterario? amuleto?), sia le caratteristiche della scrittura, che si allontana dalla massima parte dei modelli noti per il IV secolo e da un numero vastissimo di modelli più tardi; qualcuno è giunto a esprimere l’ipotesi che i caratteri copti del frammento siano una maldestra riproduzione del copto prodotto a stampa. Se da una parte non è affatto detto che la peculiarità dell’oggetto significhi necessariamente contraffazione (spesso nuovi reperti escono dalle tipologie note), d’altra parte è compito della comunità scientifica valutare se tale originalità è di mano moderna o antica: in altri termini, bisogna rendere conto della natura specifica di questa scrittura, che appare lontana dai modelli noti, ad esempio i codici di Nag Hammadi, e piuttosto diversa anche dai codici indicati dalla studiosa come termine di paragone. Questo potrebbe indirizzare la ricerca in due direzioni diverse, ovviamente influenti sul giudizio che si deve esprimere sul testo. In altre parole, o il manoscritto è contraffazione moderna, e allora qualsiasi ulteriore indagine perde di significato; oppure è stato redatto in ambienti che non volevano trasmettere un testo letterario, ma un testo a uso interno o privato, come accadeva tra l’altro nelle officine della magia tardoantica. Questi ultimi potrebbero aver utilizzato testi noti, di carattere soprattutto gnostico, per costruire uno scritto nuovo, ai loro occhi particolarmente efficace, nello stesso modo in cui altri loro colleghi costruivano testi assemblando versetti evangelici. Se così fosse, il significato stesso del frammento ne risulterebbe fortemente ridimensionato. Ma veniamo al testo, che si presenta come un dialogo di Gesù con i discepoli e una donna. Il quadro è familiare per chi conosce la letteratura apocrifa o i dialoghi di resurrezione. Soprattutto nella Pìstis Sophìa, nel Vangelo di Maria, nel Vangelo di Tommaso e nel Vangelo di Filippo troviamo i parallelismi più pertinenti, ben rilevati da King. Le donne appaiono come i discepoli più pronti a riconoscere una consonanza spirituale con il Salvatore e una di esse, Maria Maddalena, figura del vero gnostico, è chiamata «consorte» di Gesù (nel Vangelo di Filippo si usano il greco koinonòs e il copto hôtre , che coprono l’area semantica che va dal “compagno” sino al “coniuge”). Il nuovo frammento è in consonanza con questi testi, anzi sembra presupporli, quando dice: «Gesù disse loro: Mia moglie (…) lei sarà capace di divenire mia discepola». Bisogna però intendersi sul significato di queste espressioni. King propone di vederle non come una prova dello stato coniugale del Gesù storico, ma come un tentativo di fondare una visione positiva del matrimonio cristiano/gnostico sull’“argomento ” del legame matrimoniale tra Gesù e Maria Maddalena («Il Vangelo della moglie di Gesù ci permette di vedere che, probabilmente già nel secondo secolo, altri cristiani ritenevano che Gesù fosse sposato»). Ma il problema vero è quello di verificare se il celibato di Gesù sia mai stato messo in dubbio o oggetto di dibattito nella tradizione cristiana primitiva, gnosticismo compreso. Le prime testimonianze su Gesù nulla dicono di uno stato coniugale, anche quando parlano di Maria Maddalena. E se nel II secolo il filosofo pagano Celso, nella sua radicale critica al cristianesimo (riportata frammentariamente da Origene) registra le infamanti dicerie riguardanti la madre di Gesù e i suoi rapporti extraconiugali, nulla sa invece escogitare contro Gesù stesso che riguardi un suo eventuale stato matrimoniale. Tale silenzio, interno ed esterno alla tradizione cristiana, mi pare più significativo dell’interpretazione letterale di poche espressioni del nuovo testo, che devono a mio avviso essere intese in senso totalmente simbolico. Ma non è così: in ambedue i casi si tratta di espressioni del tutto metaforiche, simbolizzanti la consustanzialità spirituale tra Gesù e le sue discepole, che trovano amplissimo riscontro nella letteratura biblica e in quella cristiana primitiva. http://www.tempi.it/moglie-di-gesu-osservatore-romano-il-papiro-e-in-ogni-caso-un-falso#.V5lkVyIkrIV --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Moglie di Gesù? Il papiro è un falso copiato da uno studio del 1924: «Va bene per uno sketch dei Monty Python» maggio 6, 2014 Redazione L’ennesima conferma arriva da uno studio pubblicato settimana scorsa dal ricercatore Christian Askeland: il papiro è antico ma il testo risale a pochi anni fa Il “vangelo della moglie di Gesù” è quasi certamente un falso. L’ennesima conferma arriva da uno studio pubblicato settimana scorsa da Christian Askeland, un ricercatore americano dell’Indiana Wesleyan University, specializzato in versioni copte del vangelo di Giovanni. Il testo scritto su un papiro risalente al 700 – 800 dopo Cristo e scoperto due anni fa dall’Harvard Divinity School, in cui si legge “Gesù disse loro: vi presento mia moglie”, sarebbe in realtà l’opera di un falsario degli anni 2000. IL FRAMMENTO FALSIFICATO. In uno studio giudicato legittimo e interessante dalla stessa autrice della scoperta del papiro, Karen King, Askeland ha dimostrato che il “vangelo della moglie di Gesù” è un falso grazie alla comparazione con un secondo frammento, una versione copta del vangelo di Giovanni, acquistato da Harvard insieme al frammento sulla moglie di Gesù e poi pubblicato sull’Harvard Theological Review. Askeland ha dimostrato che il secondo frammento è senza dubbio un falso. Il testo è stato infatti parzialmente copiato da una ricerca del 1924, recentemente pubblicata su internet, scritta in un particolare dialetto copto (Lycopolitan), che però gli scribi del 700-800 (età a cui risale il papiro) non avrebbero mai potuto conoscere, essendosi estinto fra i tre e i cinque secoli prima. Paragonando il frammento falso con quello che parla della moglie di Gesù, Askeland ha rintracciato più di una somiglianza. Secondo il ricercatore probabilmente sono stati scritti dalla stessa mano, con lo stesso strumento e lo stesso inchiostro, cioè dallo stesso abile falsario. PAPIRO ANTICO, TESTO MODERNO. Come è riuscito il falsario a ingannare gli studiosi di Harvard e gli strumenti di rilevamento della prestigiosa università americana? Secondo gli esperti, ha utilizzato un pezzo di papiro realmente antico, scrivendo i due testi evangelici con un particolare tipo di inchiostro composto da fuliggine, in grado di ingannare i test di spettroscopia Raman usati per calcolarne l’età. E per scrivere il testo del vangelo di Giovanni, come dimostra lo studio di Askeland, il falsario si è liberamente ispirato a uno studio del 1924, da qualche anno scaricabile da internet in formato pdf. Anche prima della scoperta di Askeland, l’autenticità del testo è stata messa in discussione. Lo scetticismo sul brano copto in cui Gesù presenta la sua fantomatica moglie ai discepoli deriva dagli errori grammaticali presenti nel testo, dal fatto che sembra una copia del vangelo di Tommaso, ma anche dall’insolito uso del grassetto nella frase incriminata. Lo studioso di religione della Brown University, Leo Depuydt, in un articolo pubblicato sempre sulla Harvard Theological Review ha spiegato che l’uso del grassetto sembra voler produrre un qualche effetto comico. «Suona più o meno così – scrive Depuydt – “mia moglie: sì, ho detto mia moglie, avete capito bene!”». Per l’esperto, il frammento «può andar bene per uno sketch dei Monty Python», non per uno studio scientifico. http://www.tempi.it/moglie-di-gesu-il-papiro-e-un-falso-copiato-da-uno-studio-del-1954-va-bene-per-uno-sketch-dei-monty-python#.V5lniSIkrIV --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ULTIME NOTIZIE RIPRESE DA TEMPI --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La moglie di Gesù? Il papiro è falso. «Va bene per uno sketch dei Monty Python» giugno 21, 2016 Leone Grotti Dopo tre anni Karen King, docente a Harvard, ha riconosciuto di avere preso una cantonata. Il falso è stato probabilmente scritto nel 2000 su un papiro antico Nel 2012 la notizia aveva fatto scalpore e Karen King (foto in alto) aveva guadagnato le prime pagine di tutti i più importanti giornali del mondo. La docente della prestigiosa Divinity School di Harvard aveva rivelato l’esistenza di un papiro antico contenente queste parole: «Gesù disse loro: vi presento mia moglie». L’INCHIESTA E I DUBBI. Dopo aver tratto ogni tipo di conclusioni improprie, dalla necessità di cambiare il celibato dei sacerdoti al dogma della Trinità da rivedere, l’autrice della “scoperta” ha letto settimana scorsa un’inchiesta dell’Atlantic sulla dubbia attendibilità del proprietario del papiro, l’imprenditore della Florida Walter Fritz. Sfogliando le pagine si è accorta che la versione di Fritz su come aveva ottenuto il papiro era incoerente e molti pezzi del puzzle non combaciavano, così si è fatta venire qualche dubbio. «FALSO MODERNO». Tanto che ieri, parlando con l’Associated Press, ha dichiarato: «Se mi chiedete oggi verso cosa propendo – testo antico o falso moderno – in base alle nuove prove riportate, dico che propendo per il falso moderno». Meglio tardi che mai, visto che è dal 2012 che diversi studiosi si fanno beffe della grandiosa “scoperta”. SCRITTO NEL 2000. In particolare Christian Askeland, ricercatore americano dell’Indiana Wesleyan University, specializzato in versioni copte del vangelo di Giovanni, ha smontato il falso con uno studio. In soldoni, il papiro risale al 700-800 ma è scritto in un particolare dialetto copto che gli scribi dell’VIII secolo non avrebbero mai potuto conoscere, essendosi estinto tra i tre e i cinque secoli prima. Il falsario, comunque abilissimo, avrebbe dunque usato un dialetto antico per scrivere su un papiro antico delle colossali scemenze. Secondo Askeland, la scrittura risale al 2000. Un altro importante studioso, Leo Dupuydt, della Brown University, aveva commentato così il ritrovamento del papiro: «Può andare bene per uno sketch dei Monty Python». «RICERCA DELLA VERITÀ». Ora anche King se n’è accorta e alcuni colleghi le hanno fatto i complimenti, perché bisogna «avere le palle» per ammettere di avere preso una colossale cantonata. Il decano della School Divinity di Harvard, David Hempton, ha invece pubblicato un comunicato generico e arzigogolato dove ringrazia tutti coloro che «dedicano le proprie competenze» alla «ricerca della verità», siano essi «studiosi, scienziati o giornalisti». Ma perché King non ha fatto qualche verifica prima di annunciare al mondo che la Chiesa mente da 2000 anni, avendo tenuto nascosto che Gesù aveva una moglie? Forse la «ricerca della verità» non era proprio il suo scopo principale. @LeoneGrotti http://www.tempi.it/moglie-gesu-papiro-e-falso-va-bene-per-uno-sketch-dei-monty-python#.V5lmUCIkrIV

giovedì 23 aprile 2009

I VANGELI APOCRIFI GNOSTICI E FASULLI PIACCIONO DI PIU'

Se è apocrifo, piace di più
Tratto da Avvenire, p.33 12 aprile 2005

Maestri di pubbliche relazioni, polemisti religiosi e agguerrite macchine editoriali hanno presentato il Vangelo di Giuda come una scoperta clamorosa unita alla richiesta, ore rotundo, di "revisionare" i canonici, perché ora sappiamo "che Giuda si è consegnato sua sponte". Contestando la storicità dei canonici, s'investe di credibilità la propaganda di fede degli gnostici cainiti. "Fondamentalismo a rovescio" è già stato chiamato, l'atteggiamento di chi, postdatando i canonici, attribuisce la datazione più alta al Vangelo di Tommaso conferendogli massima autorità. La regia di questi annunci, comunque, presuppone un pubblico pronto ad accettare che singoli "vangeli perduti", per quanto di tarda datazione, contengano rivelazioni d'ampia portata; che possa esistere un testo apocalittico, tanto più potente ed eversivo quanto più occultato; un testo carismatico sebbene privo di un popolo di fedeli. Una minoranza intervistatissima di studiosi - Pagels, Crossan e altri - officiano il culto delle rivelazioni dei nuovi vangeli che sarebbero - dicono - una novità dei nostri anni, poiché sconosciuti prima del 1980 (periodo d'uscita dei Vangeli gnostici della Pagels). Ma la scoperta popolare degli apocrifi non è cosa recente. L'uso polemico dei "nuovi vangeli", più attento ai media che alla sostanza scientifica, è ormai secolare.

A metà Ottocento, alcuni interpretarono il cristianesimo ortodosso come risultato di un processo politico di tipo darwiniano, prodotto di una politica feroce e scaltra, culminata al Concilio di Nicea. L'ipotesi fu accolta con entusiasmo dal mondo anticlericale e da influenti spiritualisti, che bandirono la venerazione degli apocrifi gnostici giudicati la voce degli sconfitti, dei mansueti, dei veri cristiani. Testi che, va aggiunto, gratificavano anche la mentalità elitaria dei "risvegliati" alla gnosi. L'individuazione di nuovi apocrifi accese la speranza di trovare il vangelo definitivo, il più antico e rivoluzionario. Contemporanea alla scoperta del Vangelo di Maria, dalle implicazioni femministe, fu la traduzione inglese della Pistis Sophia (1896) che inaugurò la queste spiritualista di un "vangelo perduto" capace di rimettere in gioco datazioni e autorità dei testi. Nel 1908 George Mead concludeva la traduzione in undici volumi degli apocrifi conosciuti, incontrando un inatteso successo: il materiale fu diffuso da periodici popolari, rotocalchi femminili e collane di libri economici. Come ha scritto Philip Jenkins in Hidden gospels (Oxford, 2001), negli anni '10 e '20 la stampa pubblicò migliaia d'articoli sulla letteratura apocrifa. Sulle principali riviste e quotidiani di Stati Uniti e Inghilterra, ma anche di Francia e Germania comparvero, su base regolare, articoli sul tema. Nelle pagine delle riviste radicali la lussureggiante varietà di questi testi fu piegata alle istanze più diverse: esoteriche e socialiste, vegetariane o femministe, ariane o eugeniste. L'attesa del "vangelo perduto" stimolò anche il fenomeno dei falsi vangeli (spesso "sottratti" al Vaticano) iniziata con l'esseno Vangelo della Pace e con gli atti fasulli della Vita sconosciuta di Gesù (1893). Altri furono canalizzati da medium come il Vangelo acquariano di Gesù Cristo (1908). La colluvie di nuove rivelazioni disorientò molti devoti. Per aiutarli a distinguere fra vangeli falsi, veri e dubbi, il biblista Edgar Goodspeed scrisse l'accorato libro I nuovi strani vangeli (1931). Venne anche la narrativa a colmare la perdurante latitanza del "vangelo definitivo" nelle molte opere d'inizio secolo modellate come equivalente in prosa degli apocrifi. Così il bestseller The brook kerith (1916) di George Moore, che rivelava l'imbroglio della crocefissione; o The miracle of the stigmata (1913) di Frank Harris o L'uomo che era morto (1929) di D. H. Lawrence, il cui Gesù si dedica all'amore con la Maddalena. Nel Gesù re (1946) Robert Graves difende la superiorità del Vangelo degli Ebioniti. In questo genere di letteratura (decliniamo al passato ma il genere è vivace ancor oggi) si poteva leggere che Gesù era indiano, egiziano, ariano, persiano, tibetano; che era femminista o mitraista; sposato con Salomé o Maddalena; che era mago o sciamano; e che le eresie, soprattutto le eresie, conservavano lo spirito del vero Cristianesimo. La parte del cattivo, in questa letteratura (come nella biblistica della Nuova Era), è recitata ovviamente da San Paolo, maligno architetto di complotti. Negli anni delle scoperte di Nag Hammadi e Qumran, annunci esplosivi crearono una rinnovata attesa del "vangelo definitivo" denunciando presunti complotti per occultarlo, trafugarlo o distruggerlo. Ancora mancava il testo incontestabilmente messianico, sebbene i biblisti che si specializzavano su Filippo o Tommaso, proponevano questi come adatti allo scopo. Eversivo, certo, fu il Marco segreto presentato da Morton Smith nel 1958. Eversivo sì, ma chiaramente inventato. Intanto iniziava la pratica del "canone creativo": sostituire, emendare, "integrare" Matteo, Marco, Luca e Giovanni allestendo nuovi canoni come i Complete Gospels di Miller. Quanti siano film e romanzi che raccontano il crollo del Cristianesimo in effige a causa della scoperta di un vangelo perduto è difficile dire. Curiosità, polemica anticristiana, tattica di vendita e incredulità, su queste leve poggia la furba gestione mediatica del Vangelo di Giuda. Che sfrutta anche l'indottrinamento cognitivo prodotto, su tutti noi, dall'onnipresente racconto d'investigazione, dove il detective colleziona prove per smascherare il colpevole, affidarlo ad un giudice e condannarlo. Nel romanzo giallo e in certa biblistica d'assalto, un colpevole c'è sempre, come da copione. E non si tratta di Giuda.

© Mario Arturo Iannaccone





http://www.renneslechateau.it/rennes-le-chateau.php?sezione=studi&id=art_giuda

L'ANTROPOLOGIA E BIBBIA

CAMMINO CRISTIANA


L'antropologia e la Bibbia


L'origine comune delle civiltà

La Bibbia afferma inequivocabilmente che la civiltà post-diluviana ha avuto un'origine comune: "Con Noè uscirono dall'arca i suoi figli: Sem, Cam, Jafet. Da quei tre figli di Noè ha avuto origine tutta la popolazione della terra... Le famiglie qui elencate hanno avuto origine dai figli di Noè e sono ordinate secondo la loro discendenza e le loro nazioni. Da esse, dopo il diluvio, sono sorte le nazioni sparse nel mondo" (Genesi 9:18, 10:32).

Chi crede nell'ispirazione biblica ritiene dunque che Noè avesse dato ai suoi posteri sufficienti notizie ed insegnamenti per iniziare una civiltà con basi solide e già acquisite e che avesse inoltre insegnato la fede nel solo ed unico Dio, che egli conosceva bene. Ora, gli studiosi sono concordi nell'affermare che nel 3500 a.C. e forse anche prima, d'improvviso appare in Mesopotamia una civiltà con tutte le caratteristiche di un evo in cui sono già fiorite scienze, arti e tecnologie, come se non avessero per nulla subìto un'evoluzione.

Scrive Joseph Campbell nel suo libro "Mitologia Primitiva": "L'archeologia e l'etnografia degli ultimi cinquant'anni hanno messo in evidenza che le civiltà del Mondo Antico - quelle dell'Egitto, della Mesopotamia, di Creta, della Grecia, dell'India e della Cina - si sono sviluppate da un'unica base, e che questa origine comune basta a spiegare l'omologia delle loro strutture mitologiche e rituali... gli inizi di questo processo vanno rintracciati nel periodo neolitico del Vicino Oriente."

Il racconto del diluvio si trova in più di 500 miti, nelle diverse civiltà, popoli lontani geograficamente e culturalmente. Come si spiega questo se non ammettendo una tradizione orale autentica che tramandò il resoconto del diluvio, che ritroviamo precisissimo nella Bibbia, e che poi s'imbastardì, diluendosi nel tempo e nelle varie civiltà?


Una religione comune

Un tempo gli studiosi pensavano che l'uomo, frutto dell'evoluzione, fosse partito da una concezione animista della religiosità, per passare poi al politeismo ed approdare infine al monoteismo. Le ricerche ultime indicano un processo esattamente contrario. Questo depone a favore della storicità del racconto biblico: la conoscenza di un unico vero Dio era stata tramandata dagli uomini prediluviani a Lui fedeli (come Abele, Seth, Enok...) e da Noè, dopo il diluvio; conoscenza che fu in seguito soppiantata da concezioni pagane, politeiste.

Edwin Oliver Jones, archeologo, scrive nel suo libro "Gli eroi del mito" (pag. 13): "L'abbondanza di un nuovo materiale riportato alla luce attraverso gli scavi e le ricerche archeologiche effettuate nel Vicino Oriente e la scoperta, la decifrazione e la traduzione di numerosi testi finora sconosciuti hanno reso possibile una più chiara conoscenza e comprensione della religione di questa regione cruciale dai tempi della preistoria (appunto la civiltà mesopotamica di cui si parla al punto precedente) fino alla fine dell'età del bronzo, nonché di tutte le influenze che da essa derivarono sui maggiori credi dell'umanità. Si può infatti affermare con sicurezza che proprio questa regione vide la nascita della civiltà con gli effetti rivoluzionari che essa ebbe sullo sviluppo della religione."

Scrive Joseph Campbell ("Mitologia Primitiva" - pag. 13): "Lo studio comparato delle mitologie del mondo ci porta a considerare la storia culturale del genere umano come un fatto unitario, poiché scopriamo che alcuni temi... hanno una diffusione mondiale, apparendo ovunque in nuove combinazioni, ma rimanendo - come gli elementi di un caleidoscopio - sempre gli stessi."

Uno di questi temi è il racconto del diluvio che si trova in più di 500 miti, nelle diverse civiltà, popoli lontani geograficamente e culturalmente. Come si spiega questo se non ammettendo una tradizione orale autentica che tramandò il resoconto del diluvio, che ritroviamo precisissimo nella Bibbia, e che poi s'imbastardì, diluendosi nel tempo e nelle varie civiltà?

"Verso la metà del secolo, fu perfettamente chiaro che esisteva una prodigiosa distribuzione di lingue strettamente imparentate nella maggior parte del mondo civilizzato: una famiglia di lingue... che dev'essere derivata da una stessa fonte."


Una lingua comune

Scrive Joseph Campbell ("Mitologia Primitiva"): "Già nel 1767 un gesuita francese in India, padre Coeurdoux, aveva osservato che il sanscrito ed il latino avevano notevoli somiglianze... successivamente fu sir William Jones... ad osservare (che) le strutture grammaticali di latino, greco e sanscrito... erano derivate da qualche fonte comune, che forse non esiste più. Franz Bopp pubblicò nel 1816 uno studio comparato dei sistemi di coniugazione di sanscrito, greco, latino, persiano, tedesco. E infine, verso la metà del secolo, fu perfettamente chiaro che esisteva una prodigiosa distribuzione di lingue strettamente imparentate nella maggior parte del mondo civilizzato: una famiglia di lingue, unica ed ampiamente variegata, che dev'essere derivata da una stessa fonte, e che include, oltre al sanscrito e al pali (le lingue delle scritture buddiste), la maggior parte delle lingue dell'India settentrionale, il singalese, il persiano, l'armeno, l'albanese, il bulgaro; il polacco, il russo e le altre lingue slave; il greco, il latino e tutte le lingue europee, eccetto l'estone, il finnico, il lappone, il magiaro e il basco..."

La Bibbia spiega: "Un tempo tutta l'umanità parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. Emigrati dall'oriente gli uomini trovarono una pianura nella pianura di Sennaar (o Scinear) e vi si stabilirono" (Genesi 11:1-2). Segue il racconto della costruzione della torre di Babele che si conclude così: "La città fu chiamata Babele [cioè confusione, n.d.r.], perché fu lì che il Signore confuse la lingua degli uomini e li disperse in tutto il mondo" (Genesi 11:9).



http://camcris.altervista.org/antropologia.html

MONOTEISMO NELL'ANTICHITA'

IL CAMMINO CRISTIANO

Il concetto di monoteismo nell'antichità
monoteismo e politeismo alla luce dell'antropologia e dell'archeologia

libera traduzione e adattamento degli scritti del

Dr. Clifford Wilson, M.A., B.D., M.R.Ed., Ph.D.

(già direttore dell'Australian Institute of Archaeology e
Presidente fondatore del Pacific College Of Graduate Studies)




Testi sacri e antiche religioni

1. Nel libro della Genesi Dio è chiamato con due nomi: "Elohim" e "Yahweh". "Elohim" è il plurale di "El" (l'equivalente italiano di "Dio"). Questo plurale ebraico indica, di fatto, "più di due". Letteralmente si traduce "Dii", eppure nella Bibbia è sempre accompagnato dal verbo al singolare. Già in Genesi 1:1 si legge che nel principio "Elohim (i Dii) creò i cieli e la terra" (Gen. 1:1) e non "crearono" i cieli e la terra. Questo nome viene usato per sottintendere fin dal principio la Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo, tre Persone ma al tempo stesso un unico Dio).
Il nome "Yahweh" proviene da un verbo ebraico che vuol dire "essere", dunque denota esistenza: Dio è "l'Io sono", "l'Eterno". Questo è il nome con cui si fece conoscere agli uomini (Es. 3:14). Quando i due nomi compaiono insieme (Yahweh Elohim), si traduce "l'Eterno Dio".

2. Gli "dèi" dei popoli antichi erano conosciuti con molti nomi, dunque la base dell'Ipotesi Documentaria (JEDP), analizzata in questa serie, è priva di fondamento.
Allo stesso modo, l'ipotesi che vi fossero diverse versioni della narrativa dell'Antico Testamento, unificate solo al tempo di Salomone, è stato dimostrata fallace dai continui ritrovamenti archeologici.

3. Il monoteismo era conosciuto già in tempi antichissimi. Il Libro egiziano dei Morti dimostra che il popolo d'Egitto originariamente credeva in un unico grande Dio e non in molti. Col passare del tempo gli attributi del vero Dio cominciarono ad essere attribuiti a nuove divinità, e in tal modo si sviluppò il politeismo.

4. Questo punto è stato ben documentato, specialmente dal famoso egittologo Sir Wallis Budge nel suo libro "Il Libro dei Morti". Ecco alcune affermazioni tratte dal libro, selezionate dal Papiro di Ani; si tratta di una lode al:

"Signore dei cieli... Signore della verità... Creatore degli uomini e degli animali... Sovrano del mondo, il potente valoroso... Colui che ha steso i cieli e ha fondato la terra... Signore dell'eternità... Creatore della luce... Egli ascolta la preghiera dell'oppresso, è misericordioso verso chi Lo invoca, libera il misero dall'oppressore... Egli è il Signore della conoscenza, e la Saggezza procede dalla sua bocca. Egli crea l'erba verde di cui vivono gli armenti. Egli crea i pesci affinché abitino i fiumi, e i volatili piumati nel cielo... Gloria a Te, o Creatore di tutte queste cose, Tu che sei L'UNICO." (pp. 108-110)

5. Wallis Budge spiega:

"In seguito alla lettura di questi estratti è impossibile non concludere che le idee degli antichi egizi su Dio erano di carattere molto elevato, ed è chiaro che essi avevano presente una distinzione ben netta tra Dio e gli "dèi"... Qui abbiamo un Unico Dio che non era stato creato, sussisteva da solo ed era onnipotente, e che aveva creato l'universo." (pp. 113,114)

6. Budge vede il monoteismo come il credo originale del popolo egizio, che poi corrompendosi si trasformò in politeismo. Egli spiega in modo convincente che i vari attributi dell'unico Dio furono trasferiti nel tempo a delle divinità minori che il popolo si creò: "La religione egiziana non perse mai interamente l'elemento monoteistico da cui era partita" (p. 115).

7. Budge suggerisce una somiglianza al monoteismo degli Ebrei (p. 115). Un crudo politeismo si sviluppò nella storia egiziana, portando un incremento del numero delle divinità. Questa è una conferma indiretta del fatto che si partì dal monoteismo, e non da "molti dèi".

8. Altri studiosi hanno sostenuto le tesi di Budge. Qualche esempio si trova anche nel suo libro:

"In seguito ai loro studi sui testi egiziani, molti egittologi del passato - come Champollion-Figeac, de Rouge, Pierret e Brugsch - giunsero alla conclusione che gli abitanti della Valle del Nilo, fin dai tempi antichi, credevano nell'esistenza di un unico Dio, senza nome, incomprensibile ed eterno." (p. 105)

9. Il famoso egittologo Sir Flinders Petrie sosteneva queste conclusioni. In "La Religione dell'Antico Egitto" (ed. Constable) scriveva:

"Nelle religioni e teologie antiche vi sono diverse classi di dèi. Alcuni, come i moderni Indù, si compiacciono di una profusione di dèi e dèe che aumentano continuamente. Altri... non cercano di servire grandi dèi, ma si rivolgono a un esercito di spiriti animistici, demoni, o comunque li si voglia chiamare... Ma tutta la nostra conoscenza sulle posizioni originarie e sulla natura dei grandi dèi dimostra che essi si trovavano in una posizione completamente diversa da quella di questa moltitudine di spiriti.

Se il concetto di un solo dio fosse solo un'evoluzione dall'adorazione di questa moltitudine di spiriti, dovremmo poter costatare che l'adorazione di molti dèi precede l'adorazione di un unico dio... Ciò che in realtà troviamo è che il monoteismo è la prima posizione teologica di cui si abbia notizia...

Ovunque riusciamo a far risalire il politeismo alle sue fasi iniziali, scopriamo che esso è risultato da combinazioni di monoteismo. In Egitto anche Osiride, Iside e Oro, così noti come triade, si trovano inizialmente come unità separate in luoghi separati: Iside è una dèa vergine, e Oro è un dio solo.

Ogni città sembra aver avuto un solo dio, al quale col tempo furono aggiunti altri. Allo stesso modo, le città babilonesi avevano ciascuna il loro dio supremo; la combinazione di questi e la loro alterazione in modo da coesistere in gruppi quando le case furono unite politicamente, dimostra che in principio ciascuno aveva una singola divinità" (monoteismo).


Anche gli altri popoli erano monoteisti

10. Anche altri popoli erano originariamente monoteisti; conoscevano un solo vero Dio. Il Dr. Arthur C. Custance scrisse una serie di documenti (The Doorway Papers); in uno di essi (n. 34) egli dimostra che questa era la situazione di molti popoli, contrariamente all'opinione di diversi studiosi.
Questi studiosi partivano automaticamente dall'idea di un politeismo iniziale in quanto credevano che l'uomo si fosse evoluto in aree come lo sviluppo fisico, le relazioni sociali, le capacità intellettive, e la comprensione spirituale. Quest'idea proveniva dalle teorie evoluzionistiche (che immaginano il primo uomo come un essere ignorante e scimmiesco che attribuiva carattere divino a tutto ciò che lo colpiva, e che pian piano si evolse, e con lui il suo politeismo si trasformò in monoteismo).
La verità è che l'uomo è il coronamento della creazione di Dio, originariamente perfetta (prima della caduta dell'uomo); l'uomo aveva inizialmente la chiara consapevolezza di un Dio che era in realtà suo Amico. Non vi è stata alcuna evoluzione della religione - al contrario, v'è stata una degenerazione della stessa, in cui l'uomo si è allontanato dalla relazione che aveva con Dio.

11. Il Dr. Custance fa il punto dell'esame della storia delle civiltà antiche da parte dei primi studiosi:

"...si trovarono davanti a un numero incredibile di dèi e dèe e di altre potenze spirituali minori che sembravano essere continuamente in guerra l'una con l'altra ed erano per la maggior parte estremamente distruttive."

Nello stesso contesto aggiunge:

"Mentre tavolette sempre più antiche venivano rinvenute e riportate alla luce, e le capacità di decifrarle aumentava, l'idea iniziale di un diffuso politeismo cominciò a sgretolarsi e ad essere rimpiazzata da qualcosa di più simile a una gerarchia di esseri spirituali organizzati in una sorta di corte con un unico Essere Supremo che le governava." (p. 3)


Il monoteismo ha preceduto il politeismo

12. Il Dr. Custance cita anche altri studiosi; ad esempio, cita Stephen Langdon di Oxford il quale scrisse (in Semitic Mythology, Vol. V, serie Amer., p.xviii):

"Può risultarmi difficile far accettare la conclusione che tanto nella religione dei Sumeri quanto in quella dei Semiti, il monoteismo ha preceduto il politeismo..."

13. Langdon sapeva bene che le sue conclusioni sarebbero state rigettate dall'estabilishment ateo. Egli continuò:

"La dimostrazione e i motivi per questa conclusione, così contraria alle idee attualmente accettate, sono state rese meticolosamente e con la percezione di un criticismo avverso. Si tratta, io credo, della conclusione della conoscenza e non di un audace preconcetto."

14. Langdon era convinto che il monoteismo aveva preceduto il politeismo. Egli precisò questo punto molto chiaramente:

"E' mia opinione che la storia delle più antiche civilizzazioni umane sia un rapido declino dal monoteismo a un politeismo estremo e al culto diffuso di spiriti demoniaci. E' in un senso molto reale la storia della caduta dell'uomo."

15. Langdon continuò a sostenere quest'idea, e lo presentò nuovamente, cinque anni dopo (in The Scotsman) scrivendo:

"La storia della religione Sumera, che costituiva la più potente influenza culturale nel mondo antico, poteva essere tracciata mediante iscrizioni fotografiche fin quasi ai primissimi concetti religiosi dell'uomo. Le prove puntano inequivocabilmente a un monoteismo originario; le iscrizioni e i resti letterari delle più antiche popolazioni Semite indicano anche un monoteismo primitivo, e dunque l'origine totemica delle varie religioni Semitiche e di quella Ebraica è ora interamente screditata."



Il culto di un solo Dio

16. Non tutti gli studiosi hanno accettato queste conclusioni, poiché si oppongono alle idee dell'estabilishment sull'evoluzione della religione. Comunque, rispondendo alle argomentazioni contrarie, il Dr. Custance ha dimostrato che nuovi scavi a Tell Asmar (Eshnunna), qualche miglio a sud della moderna Bagdad, hanno confermato le conclusioni di Langdon.

17. Il Dr. Custance cita anche altri studiosi. Uno è il Dr. Henry Frankfort, sul suo terzo referto preliminare sugli scavi:

"Oltre ai risultati più tangibili, i nostri scavi hanno dimostrato un fatto nuovo, di cui gli studenti delle religioni babilonesi dovranno da ora in poi tenere conto. Abbiamo ottenuto, per la prima volta per quanto ne sappiamo, materiale religioso completo nella sua installazione sociale.

Possediamo una quantità coerente di prove, drivate in quantità quasi uguali da un tempio e dalle case abitate da quelli che adoravano in quel tempio. Siamo così in grado di trarre conclusioni, che non sarebbe stato possibile trarre studiando i ritrovamenti da soli.

Ad esempio, abbiamo scoperto che le rappresentazioni sui sigilli dei cilindri, che sono solitamente collegati a vari dèi, possono invece essere tutti fatti rientrare in un quadro coerente in cui un singolo dio è adorato in questo tempio e forma la figura centrale. Sembra, pertanto, che a questo punto i suoi vari attributi non venivano considerati come divinità separate nel panteon Sumero-Accadiano."

18. Queste conclusioni circa un antico monoteismo sono vere anche per altre culture. Il Dr. Custance cita da Max Muller, uno studioso tedesco che era "tra le autorità più conosciute di quest'area". In Lectures on the Science of Language, Muller scriveva:

"La mitologia, che era la rovina del mondo antico, è in realtà una malattia del linguaggio. Un mito è una parola, ma una parola che, dall'essere un nome o un attributo, è passata a ricevere un'esistenza sostanziale. La maggior parte degli dèi pagani dei greci, dei romani, degli indù e di altri popoli, non sono altro che nomi poetici, cui gradualmente fu permesso di assumere una personalità divina mai contemplata dai loro ideatori originari."

19. "Eos era il nome dell'alba prima che 'diventasse' una dea, la moglie di Tithonos, il declinare del giorno. Fatum, o Fato, indicava originariamente quello che era stato detto dalla divinità; significava che ciò che era stato detto da Giove non poteva essere cambiato - neanche da Giove stesso. In seguito, il Fato divenne una potenza autonoma, persino più grande di Giove stesso."

20. "Zeus originariamente era il cielo luminoso, in sanscrito "Dyaus". Molte storie parlavano di lui come del dio supremo, e avevano un significato solo nell'indicare il cielo luminoso, il Danae antico, conservato da suo padre nella prigione buia dell'inverno."

21. "Nessuno dubita che Luna era semplicemente il nome della luna; allo stesso modo del nome Lucina, anch'esso derivato da lucere, cioè brillare. Anche Ecate era un antico nome per la luna, il femminile di Ekatos e di Ekatebolos, il sole lontano; e Pirra, l'Eva dei Greci, non era altro che un nome per la terra rossa, e in particolare Tessalia.
La malattia mitologica, sebbene meno virulenta nelle lingue moderne, non è affatto estinta."

22. Il Dr. Custance afferma (p. 10): "Per quanto poco Muller abbia condiviso la visione Cristiana della storia spirituale dell'umanità, egli ha però ammesso liberamente:

"Vi è un monoteismo che precede il politeismo dei Veda; e anche nell'invocazione degli innumerevoli dèi, il ricordo di un Dio, uno e infinito, appare dietro alla nebbia della fraseologia idolatra come il cielo blu che è nascosto dalle nuvole che passano." (Citato da: Storia della Letteratura Sanscrita)"


Moderne tribù "primitive" così come i popoli antichi conoscono un solo Dio


23. Il Dr. Custance ha discusso del concetto di monoteismo in altre antiche culture. Lo spazio e il tempo ci impediscono di elaborarle tutte qui in dettaglio, ma egli lo ha fatto riguardo alla Cina, la Grecia, Roma, e il Medio Oriente (pp. 10-14).

24. Egli dichiara:

"Le prove dimostrano che l'uomo ha cominciato dalla vera Luce e oggi la sua comprensione è sempre più ottenebrata. La prova di ciò tra le popolazioni primitive si trova in ogni angolo del mondo dove popolazioni simili esistono ancora o sono esistite in tempi recenti. E paradossalmente scopriamo che spesso, più primitivi sono, più semplice e più pura è la loro fede."

Il Dr. Custance elabora queste argomentazioni con abbondanti prove, che toccano un ampio gruppo di popolazioni.



I gruppi più antichi avevano una maggiore conoscenza di un'unico Dio

25. Le cosiddette popolazioni primitive avevano quest'idea di un solo grande Dio. Sempre il Dr. Custance afferma:

"Senza dubbio la ricerca più interessante sul monoteismo dei popoli primitivi è quella di Wilhelm Schmidt. Sebbene l'opera consistesse originariamente di molti volumi in tedesco, nel 1930 fu pubblicata una traduzione in inglese condensata in un singolo volume." (Citato da: "The Origin and Growth of Religion: Facts and Theories", xvi, p. 302)

26. "Schmidt prima analizza la storia del pensiero sull'origine della religione e il suo sviluppo durante l'ultimo secolo. Egli indica brevemente che Herbert Spencer fu il primo a dare una interpretazione evoluzionistica della "religione", notando che in questo anticipò di sette anni Darwin, come dimostrato dal suo articolo, The Development Hypothesis, apparso in The Leader del 20 Marzo 1852."

27. "Sulla base delle prove attuali è ora chiaro che Spencer era completamente in errore. Spencer sosteneva che i popoli primitivi avevano cominciato ad adorare i loro antenati e che, mentre le civilizzazioni si sviluppavano, questi antenati si raggrupparono 'naturalmente' in gerarchie, le gerarchie divennero ranghi, e i ranghi più elevati furono considerati divinità."

28. E' dunque evidente che molti studiosi moderni sono in errore circa le loro idee sul monoteismo. E' venuto prima il monoteismo, non il politeismo. Il Dr. Custance sottolinea:

"Ciò che Schmidt prova conclusivamente è che se le culture primitive vengono raggruppate sulla base del loro livello culturale e questi gruppi vengono sistemati in ordine ascendente, si trova che i gruppi più in basso hanno il concetto più puro di Dio... dai meri cacciatori ai pastori nomadi, ai coltivatori... si scopre fin dall'inizio una fede in un Essere Supremo che non ha né moglie né famiglia."

29. "Sotto di Lui e creati da Lui c'è la prima coppia da cui discende la tribù. Secondo Schmidt troviamo questa forma di credenza tra i Pigmei dell'Africa Centrale, gli Australiani del sud-est, gli abitanti del centro-nord della California, i primitivi Algonkins, ed entro certi limiti anche i Koryaka e gli Aimu."

30. "La falsità delle teorie di Spencer è qui dimostrata dal fatto che il culto degli antenati è sviluppato molto debolmente nelle più antiche culture, mentre una religione monoteistica vi si trova già in modo chiaro e inequivocabile...
Purtroppo per la teoria di Spencer, va inoltre considerato che il più alto sviluppo del culto degli antenati non si è avuto fino ai tempi più recenti..." (Schmidt, op.cit., p. 71)

31. In quanto all'animismo, si suppone che esso si sia sviluppato dall'idea che l'uomo ha un'anima, e che perciò tutte le cose viventi (incluse le piante) avrebbero un'anima o almeno una "realtà interiore". Così, teoricamente, l'uomo si sarebbe mosso lungo un percorso evoluzionistico dal credere che l'intero mondo degli spiriti era personale - arrivando all'animismo e al poli-demonismo (e al timore di demoni che andavano placati).
Le prove oggi disponibili dai reperti storici che sono stati rinvenuti, non supporta quest'ipotesi così palesemente contraria al resoconto Biblico di un unico grande Dio che creò l'uomo a Sua immagine.

32. Nonostante i molti punti di vista contrari, le prove storiche e di altro tipo rigettano l'animismo come la religione "originaria", e indicano che il popolo Giudeo e altri oltre ai Cristiani hanno conosciuto l'unico e vero Dio.

33. Questa posizione è confermata anche dagli studi di uno scrittore moderno, Don Richardson. Nel suo libro "Eternity In Their Hearts" (ed. Regal Books, 1981), egli sfida la conclusione di studiosi come Huxley, Spencer, Tylor e altri:

"Costoro avevano appassionatamente ridimensionato ogni pretesa sulle origini soprannaturali della religione. La religione, affermavano essi, si è evoluta mentalmente proprio come le forme biologiche si sono evolute fisicamente.

Ma intanto, nel deserto Kalahari, nella foresta Ituri, e in mille altri luoghi, alcuni giovani antropologi stavano arrivando a interrogativi più profondi. Cominciarono a chiedere agli animisti: 'Cosa ne pensate, chi ha fatto il mondo?', ed erano sconvolti dal sentirsi rispondere, spesso con un sorriso felice, il nome di un unico Essere supremo che viveva in cielo.

'E' buono o cattivo?', era la consueta seconda domanda. "Buono, ovviamente", era immancabilmente la risposta.
"Mostratemi l'idolo che usate per rappresentarlo", chiedevano i ricercatori. Al che essi rispondevano: "Quale idolo? Non sapete che Lui non deve mai essere rappresentato con un idolo?"."

34. Questo naturalmente contrasta con le idee che molti studiosi moderni si sono fatti. Ma, come Richardson dice:

"Cominciarono a scoprire quello che migliaia di missionari avevano già scoperto per un centinaio di anni - che circa il 90% delle religioni popolari sono permeate da presupposizioni monoteistiche.

Essi sapevano, naturalmente, che Huxley, Tylor e gli altri ne sarebbero stati delusi, per non dire imbarazzati. Alcuni ricercatori possono aver archiviato questo aspetto della loro ricerca per evitare di mettere in imbarazzo i loro "gran sacerdoti" della scienza. E in ogni caso, queste rivelazioni successive non trovarono posto nei primi libri di testo. Risultato: l'antropologia e il pubblico svilupparono un "punto cieco" collettivo! Andrew Lang rimase da solo a protestare contro la soppressione di questi dati contraddittori."

35. "Finalmente, nel 1920 il Dr. Wilhelm Schmidt, un austriaco, decise di compilare un elenco di "nomi dell'Onnipotente" che i ricercatori avevano scoperto in giro per il mondo.
Schmidt si accorse con stupore che furono necessari 6 volumi per un totale di 4500 pagine per riportarli tutti! E da allora ne sono venuti alla luce ancora un altro migliaio.
Probabilmente più del 90% delle religioni popolari del nostro pianeta contengono un chiaro riconoscimento dell'esistenza di un Dio Supremo! Il classico "Der Ursprung der Gottesidee" (Le origini del concetto di Dio) di Schmidt fu infine pubblicato nel 1934."

36. "In esso egli rende omaggio a Andrew Lang prima di lui per aver - secondo le parole dell'antropologo Gordon Fraser - 'fatto conoscere al pubblico i fatti, in un tempo in cui era quasi un suicidio intellettuale osare opporsi alla dottrina dell'evoluzione e ai suoi gran sacerdoti'. Fraser stesso, oggi 82enne, ha passato gran parte della sua vita espandendo la ricerca di Lang e Schmidt. La trattazione completa di G. Foucart sul soggetto nell'Encyclopedia of Religion and Ethics conferma la conclusione di questi tre uomini:

"La natura, il ruolo, e le caratteristiche di questo 'dio del cielo' universale può essere nascosta sotto le forme più diverse, ma egli è sempre riconoscibile in modo più o meno chiaro dagli storici delle religioni e sempre identico nella sua definizione essenziale... Il 'dio del cielo' ha regnato ovunque. Il suo regno copre ancora l'intero mondo civilizzato. Nessun motivo storico o proto-storico può essere assegnato come causa, né possono la migrazione delle razze o la diffusione dei miti e del folclore offrire la pur minima giustificazione dei fatti. L'universalità del 'dio del cielo' e l'uniformità delle sue caratteristiche essenziali sono la conseguenza logica dell'uniformità del sistema primitivo della cosmogonia."

37. Il Re Salomone lo disse in modo molto più conciso: "Dio ha perfino messo nei cuori degli uomini il pensiero dell'eternità"! (Ecclesiaste 3:11)

38. Richardson elabora i dati di tribù dopo tribù, dimostrando che c'erano inni la cui teologia era chiaramente coerente con la fede in un unico vero Dio. Eccone una selezione, dal popolo Karen di Burma:

"Y'wa è eterno, la sua vita è lunga.
Un eone - egli non muore!
Due eoni - egli non muore!
Egli è perfetto nei suoi attributi meritori.
Gli eoni passano - ma egli non muore!"

39. Queste persone si riferivano a Lui chiaramente come al Creatore. Un altro inno lo esaltava come tale:

"Chi ha creato il mondo al principio?
Y'wa ha creato il mondo al principio?
Y'wa ha stabilito ogni cosa.
Y'wa è imperscrutabile!"

40. Un altro inno ringrazia il Dio unico per la sua onnipotenza e onniscienza, pur riconoscendo una mancanza di relazione con Lui:

"L'onnipotente è Y'wa; in Lui non abbiamo creduto.
Y'wa creò l'uomo nei tempi antichi;
Egli ha una conoscenza perfetta di tutte le cose!
Y'wa creò l'uomo nei tempi antichi;
Egli sa tutte le cose del tempo presente!
O figli miei e nipoti!
La terra è il luogo dove Y'wa cammina.
E il cielo è il luogo dove Lui siede.
Egli vede tutte le cose, e noi siamo manifesti a Lui."

41. Sembra quasi che queste persone conoscessero la narrazione della Bibbia sulla creazione. Richardson afferma:

"La storia della caduta dell'uomo e del suo allontanamento da Dio secondo i Karen contiene paralleli incredibili con il capitolo 1 del libro della Genesi:

Y'wa formò il mondo in principio.
Egli stabilì da mangiare e da bere.
Egli stabilì il "frutto della prova".
Egli diede ordine dettagliato.
Mu-kaw-lee ingannò due persone.
Lui gli fece mangiare il frutto dell'albero della prova.
Loro non ubbidirono; loro non credettero a Y'wa ...
Quando mangiarono il frutto della prova,
Essi divennero soggetti alla malattia, all'invecchiamento, e alla morte ..."

Le persone appartenenti al popolo Karen avevano "testardamente seguito la loro religione popolare nonostante gli incessanti tentativi dei birmani di farli diventare Buddisti"... ed essi aspettavano l'arrivo di un fratello bianco da tempi immemorabili, uno che gli avrebbe portato un Libro il cui autore era Y'wa il Dio supremo.

42. Richardson ha riportato molte altre notizie. I suoi scritti dovrebbero essere considerati in ogni seminario teologico e in ogni college biblico! Egli ha anche dimostrato come il termine greco Deos (Dio) ha attraversato alterazioni di pronuncia e alterazioni geografiche, diventando Deos in un'area, Deus in un'altra, e Theos in una terza area. Bastò un ulteriore passo per arrivare a Zeus, un "grande dio" della mitologia greca. I significati gradualmente cambiarono, ma il concetto originario può essere prontamente tracciato alla stessa fonte.

43. Richardson cita diverse famose autorità secolari per evidenziare come queste scoperte hanno "turbato gli evoluzionisti più di qualunque altro fenomeno culturale". Essi non capiscono perché "dei bigotti ignoranti eppur dotati di spirito pratico, possano insistere così fermamente che esiste un Dio vero che è il Creatore dell'umanità".

44. La teoria evoluzionistica si aggrappa all'idea che al concetto di un solo Essere Supremo si sia arrivati solo dopo essere passati, nel tempo, dalle credenze in dèi inferiori, feticci, e politeismo. Ora essi scoprono che le cosiddette tribù "primitive" hanno idee avanzate circa l'unico vero Dio - e dunque sul monoteismo!

Ciò è stato imbarazzante per gli atei, che rigettano il concetto di un unico vero Dio:

"Gli evoluzionisti, spiega Andrew Lang, sentivano che l'uomo non avrebbe mai postulato una gerarchia di dei, ad esempio, fino a quando ciò non gli fosse stato suggerito da un'analogia terrena - il sorgere di un'aristocrazia nella società umana! Neppure, essi dicevano, l'uomo avrebbe potuto "sognarsi" un Dio supremo, prima dell'evoluzione di un concetto chiamato monarchia nel governo umano! Dato che aristocrazie e monarchie non si trovano nelle cosiddette società "primitive", la teoria degli evoluzionisti ne usciva ridicolizzata, se le culture più semplici ovunque nel mondo si dimostravano piene di concetti altamente sviluppati di un Dio Supremo. E questo è esattamente ciò che queste culture "più semplici" hanno fatto, a migliaia!"

45. Un'ultima citazione da Richardson:

"Ancora oggi, se chiedete agli antropologi secolari di commentare le origini e il significato delle presupposizioni monoteistiche nelle migliaia di religioni popolari, la loro risposta solitamente sarà: "Non sappiamo come il concetto abbia avuto origine né quale significato possa avere".

Interessante! Ogni qualvolta le cosiddette menti "scientifiche" pensano di avere le prove per negare l'esistenza di Dio, non aspettano di trovare prove solide ma corrono subito a strombazzare - come fece Huxley - le implicazioni anti-religiose di quelle prove davanti al pubblico. Ma non appena una di quelle menti "scientifiche" si trovano davanti a qualcosa che dimostra l'esistenza di Dio, si applicano immediatamente a cercare una minima incoerenza nel discorso e la usano per giustificare il loro rigetto in blocco di tutte le prove."

Grazie a Dio per il racconto ispirato della creazione - nel Libro di Dio, la Bibbia!


http://camcris.altervista.org/monoteismo.html

I VANGELI GNOSTICI

CAMMINO CRISTIANO


I vangeli gnostici
i vangeli gnostici di Tommaso e di Filippo e altri testi


A qualcuno sarà capitato di sentir parlare di altri vangeli che conterrebbero i veri insegnamenti di Gesù, e che sarebbero assai più antichi e autorevoli dei vangeli canonici. Ne sono un esempio il vangelo di san Tommaso (o Quinto Vangelo di Tommaso apostolo), e il vangelo di san Filippo, ai quali si aggiungono altri libri come il vangelo della verità, la sofia di Gesù Cristo, l'apocrifo di Giovanni, il vangelo di Maria e il vangelo degli Egizi.

Si tratta di libri apocrifi, non riconosciuti dai primi cristiani e dai discepoli di Cristo. Il termine "apocrifo" (dal greco apokryphos) significa nascosto, segreto. La comprensione del termine va cercata nell'ambito dello gnosticismo; furono infatti gli gnostici (seguaci di varie religioni misteriche e correnti magico-astrologiche) ad affermare di possedere "libri segreti".

Tra i tanti testi apocrifi, particolarmente interessanti sono quelli sull'infanzia di Gesù, un periodo di cui i testi canonici non parlano. Trattandosi di una letteratura che si sviluppò al di fuori o ai margini del cristianesimo, essa poté sbizzarrirsi, dando libero sfogo alla fantasia popolare.
Ma il rifiuto di tali scritti da parte della chiesa cristiana, non portò alla loro immediata scomparsa, anzi erano diffusamente letti. Fu invece l'uso che ne fecero gruppi eretici come i manichei, i priscillianisti ed altri, a causare un energico rifiuto da parte della chiesa e quindi alla loro conseguente e lenta scomparsa, per lo meno apparente. Infatti dopo diversi secoli riaffiorarono, seppur in modo ambiguo e celato, tanto da ispirare vari dipinti e sculture.


ORIGINE E SIGNIFICATO DEI TESTI GNOSTICI

Buona parte dei vangeli gnostici furono rinvenuti nella biblioteca di Nag Hammâdi nel 1945. Al principio alcuni di questi testi furono pubblicati singolarmente o in piccole raccolte, ma la prima collezione completa fu pubblicata solo nel 1977.

I seguaci dello gnosticismo asseriscono che i vangeli gnostici contengono degli insegnamenti esoterici di Gesù rivelati a pochi eletti. Si tratta di un sapere segreto ed elitario, in opposizione dunque agli insegnamenti e alla dottrina di Gesù Cristo stesso, che parlava apertamente e si indirizzava proprio a coloro che sono semplici di cuore.
Gesù si rallegrava di spiegare le cose di Dio non ai sapienti, ma a pescatori ignoranti, vedove attempate, fanciulli, umili peccatori che riconoscevano la loro condizione e il loro bisogno di salvezza e del suo amore. Due frasi tra le tante pronunciate da Gesù testimoniano in particolare l'imprescindibile necessità di essere semplici per potersi accostare a Lui: "Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli" (Luca 10:21). "In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli." (Matteo 18:3).

I seguaci dello gnosticismo asseriscono che i vangeli gnostici sono "erroneamente confusi con l'idea di vangeli falsi". Quello attribuito a Tommaso, in particolare, è da essi reputato "probabilmente il vangelo più antico in assoluto" e quindi più degno di fiducia dei Vangeli canonici.
Ma uno studioso precisa: "Se alcuni hanno considerato eccessivo e di parte l'impegno degli apologeti cristiani nel combattere lo gnosticismo e nel considerarlo estraneo al cristianesimo, nonostante le pretese di alcuni gruppi di rappresentarne addirittura la tradizione più autentica, i ritrovamenti di Nag Hammâdi confermano le tesi degli apologeti. Ad esempio, uno dei testi ritrovati è La Sofia di Gesù Cristo, in cui viene descritto Cristo che ammaestra alcuni discepoli rispondendo alle loro domande: ebbene, risulta essere trascrizione in forma di dialogo di un testo gnostico più antico, Eugnosto il Beato, forse risalente al primo secolo a.C., quindi conferma l'origine precristiana o almeno non cristiana di temi fondamentali per lo gnosticismo, anche prescindendo dal fatto che contatti secolari con il cristianesimo possono aver portato a una certa cristianizzazione di uno gnosticismo originariamente estraneo ad esso".

I vangeli gnostici esercitano un fascino romantico su numerosi "cercatori di verità nascoste", ignari del fatto che gli gnostici utilizzarono un linguaggio cristiano per supportare concezioni antitetiche agli insegnamenti di Cristo.

Tralasciando per motivi di spazio l'analisi dei diversi libri gnostici elencati prima, in questo studio vogliamo brevemente considerare proprio il cosiddetto vangelo di Tommaso, o quinto vangelo, che gli gnostici stimano autentico e più antico dei quattro Vangeli canonici.


STUDI SUL VANGELO DI TOMMASO

Il vangelo apocrifo di Tommaso è dovuto a una comunità gnostica egiziana (Chenoboschion) identificata nel 1945-46. Sebbene gli studiosi non credano che esso sia stato realmente scritto dall'apostolo Tommaso, ha ricevuto comunque da essi molta attenzione.

Lo studioso R. Hayes afferma che l'idea di una datazione "straordinarimente antica" di questo vangelo apocrifo è "una proposta molto controversa" che "ha un tremolante fondamento metodologico" (cit. da Bock, in JUF:90).
Un altro studioso, Blomberg, conferma tale critica, sottolineando che l'apocrifo di Tommaso può essere stato scritto non prima del 150 dopo Cristo, e che in ogni caso non ci sono elementi per portare la datazione al secolo precedente.

H. Drijvers, un importante specialista che opera nell'area siriana, ha stabilito che questo vangelo è dipendente da un testo databile agli anni successivi al 180 dopo Cristo (cfr. H.J.W. Drijvers, in "Facts and Problems in Early Syriac-Speaking Christianity", 1982, pp. 157-175).

Così, otteniamo l'intervallo 150-180 d.C. per la sua probabile stesura. Questo implica, ovviamente, che tale data non può precedere la composizione dei Vangeli canonici e rappresenta il limite temporale per la stesura di questi.

Inoltre, se il vangelo di Tommaso fosse autentico e costituisse realmente la raccolta di materiale indipendente più antica, allora come è possibile spiegare la presenza della considerevole quantità di elementi attinti proprio dai Vangeli canonici?

Lo studioso G. Mugnaio, infatti, fa notare che "l'autore del vangelo di san Tommaso mostra una dipendenza decisa dai Vangeli canonici, dimostrando una datazione posteriore a quella della composizione di questi testi".

Il materiale appartenente unicamente a Matteo è chiamato "M Speciale" in letteratura. Esso costituisce materiale disponibile in Matteo (ed usato solo da lui) ma che non appare in Marco, Luca e Giovanni. Ci sono numerosi passaggi nel VdT (vangelo di Tommaso) che trovano riscontri nell'M Speciale:

Matt 5.10--VdT 69a
Matt 5.14--VdT 32 (= POxy1.7)
Matt 6.2-4--VdT 6,14 (= POxy654.6)
Matt 6.3--VdT 62
Matt 7.6--VdT 93
Matt 10.16--VdT 39
Matt 11.30--VdT 90
Matt 13.24-30--VdT 57
Matt 13.44--VdT 109
Matt 13.45-46--VdT 76
Matt 13.47-50--VdT 8
Matt 15.13--VdT 40
Matt 18.20--VdT 30 (= POxy1.5)
Matt 23.13--VdT 39, 102 (= POxy655.2)
Questo prova una innegabile familiarità con il vangelo di Matteo da parte dell'autore del vangelo gnostico di Tommaso!

Allo stesso modo, il materiale unico in Luca è chiamato "L speciale" in letteratura. Ci sono diversi passaggi nel VdT riferibili al L Speciale:

Luca 11.27-28+ 23: 29--VdT 79
Luca 12.13-14--VdT 72
Luca 12.16-21--VdT 63
Luca 12.49--VdT 10
Luca 17.20-21--VdT 3 (= POxy654.2), 113
L'autore del vangelo di Tommaso ha dunque familiarità anche con il vangelo di Luca!

Poi, ci sono anche diversi passaggi ove appaiono familiarità con il materiale di Giovanni:

Giov 1.9--VdT 24 (= POxy655.24)
Giov 1.14--VdT 28 (= POxy1.28)
Giov 4.13-15--VdT 13
Giov 7.32-36--VdT 38 (= POxy655.38)
Giov 8.12; 9.5--VdT 77
Questo prova la familiarità dell'autore anche rispetto al Vangelo di Giovanni.

Se Tommaso costituisse realmente la raccolta di materiale indipendente più antica, allora come è possibile spiegare la presenza di un numero così considerevole di materiale tratto da Matteo, da Luca, e da Giovanni?
Ciò ci fornisce elementi molto forti per affermare una decisa dipendenza letteraria sulle scritture canoniche del Vangelo.

Il vangelo gnostico di Tommaso è dunque un falso storico, elaborato sulla base del materiale estratto e condensato dai Vangeli canonici, o più probabilmente da alcune riduzioni composte in greco.


IL MESSAGGIO GNOSTICO

Il vangelo di Tommaso è basato sul sistema gnostico, che nel suo complesso non dà alcuno spazio agli insegnamenti di Gesù riguardanti la rivelazione di Dio e la salvezza. La "salvezza" per gli gnostici era la mera conoscenza di sè.

Nel vangelo apocrifo di Tommaso vi è un rifiuto della storia della salvezza, del significato delle profezie bibliche, e di qualunque cosa che dia un'importanza reale al ministero terreno di Gesù centrato sulla sua vittoria sulla morte e sulla resurrezione corporale, e sulla missione universale della sua chiesa per tutti i popoli (anziché per quella elitè spirituale che gli gnostici ritengono di rappresentare) e sulla futura venuta di Gesù per inaugurare un nuovo regno e un nuovo mondo.

In altre parole, la visione della salvezza nel vangelo apocrifo di Tommaso è astorica, atemporale, amateriale, così l'autore rimuove dai quattro Vangeli, cui si ispira, ogni cosa che contraddice questa visione. Severin, per esempio, dimostra convincentemente come l'apocrifo mette insieme tre diverse parabole nei detti 63, 64, e 65 per sviluppare la polemica gnostica contro il "capitalismo", mentre censura rigorosamente nelle parabole qualunque riferimento alla storia della salvezza, e qualche prospettiva escatologica.



"Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio."
(2 Giovanni 1:9)


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(Riporto il seguente intervento di un lettore, con le relative risposte, per utilità degli altri lettori)


Lettore: "Nel sito ho letto che non è teorizzabile una precedenza storica del vangelo di Tommaso rispetto a quelli canonici in quanto sono presenti molti passi ripressi da questi ultimi. Ma non è più probabile che sia stato il vangelo di Tommaso ad essere preso d'esempio o come punto di partenza, essendo questo più vicino a quella dottrina cristiana degli albori che era indirizzata alle persone più povere e semplici?"
Come probabilmente sai il VGdT (vangelo gnostico di Tommaso) è stato rinvenuto in una raccolta di documenti gnostici. Tutti i documenti rinvenuti mostrano una chiara e completa dipendenza sia dai Vangeli canonici che da altre tradizioni non cristiane. Questo è già un precedente. Il VGdT non è da meno, e presenta una lunga serie di compressioni, espansioni e adattamenti di materiale proveniente dai Vangeli.
I motivi? Due studiosi, Grant e Freedman, hanno commentato: "Coloro i quali hanno trasmesso questo materiale [VGdT] non facevano parte della comunità Cristiana; non credevano in ciò che la nascente chiesa credeva; essi ricevevano quello che l'apostolo Paolo chiama 'un altro vangelo'. Proclamavano un altro Gesù". Quello Gnostico, appunto.

Uno dei testi ritrovati a Nag Hammâdi, "La Sofia di Gesù Cristo", contiene il classico formato in domande e risposte di Gesù ai discepoli. È stato dimostrato che questo testo in realtà non è altro che la rielaborazione di un testo gnostico del primo secolo avanti Cristo (quindi in origine solo gnosticismo, senza riferimenti cristiani), con l'aggiunta successiva di temi "cristiani" (Gesù e i discepoli, inseriti nel contesto e utilizzati come mezzi per la diffusione degli insegnamenti gnostici). Ciò dovrebbe far riflettere quanti sono disposti ad ascoltare qualunque novità, purché sia estranea ai testi canonici.

I vangeli canonici hanno poi una particolarità che gli gnostici non hanno: l'AT (Antico Testamento) contiene centinaia di profezie che si sono adempiute durante la vita di Gesù e che si trovano nei vangeli canonici. Persone, simboli e riti dell'AT diventano chiari nel NT (Nuovo Testamento), e il NT è contenuto sotto simboli nell'AT... E' una coerenza presente solo negli scritti ispirati. Niente di tutto questo per gli gnostici che, lo ricordo, non nascono come testi cristiani, ma sfruttano il "filone" del cristianesimo come via di diffusione, un po' come hanno fatto il culto romano di Mitra e simili.

Il VGdT comunque non è unico "Tommaso". Diversi studiosi hanno rilevato che il VGdT potrebbe basarsi anche sul Libro di Tommaso e sugli Atti di Tommaso, entrambi apocrifi di provenienza siriana (come pure il VGdT). Questo naturalmente non depone a favore della presunta vicinanza del VGdT al cristianesimo degli albori.


Lettore: "Penso che sia più probabile che ci sia una presenza di Tommaso in tutti gli evangelisti che il contrario, anche i suoi motti sono privi di tutti quei ragionamenti filosofici e dogmatici, presenti soprattutto nel vangelo di Luca, che ritengo troppo distanti dalle persone a cui erano indirizzati."
Mi pare che il VGdT presenti temi tutt'altro che vicini alle persone: esoterismo, sapere occulto da decifrare, riferimenti ad alcune tipiche tradizioni gnostiche...
Luca era un medico che, a differenza degli altre tre evangelisti, è l'unico a non essere un testimone oculare, ma ha fatto comunque parte del gruppo degli apostoli (cfr. Colos. 4:14, 2 Tim. 4:11, Filemone 24) e ha scritto il libro degli Atti.
Se con "ragionamenti filosofici e dogmatici" ti riferisci alle parabole di Gesù, esse non sono una peculiarità di Luca. Gesù ha parlato in parabole come era stato profetizzato dall'Antico Testamento, per un motivo preciso (che non è il sapere gnostico). E non c'è insegnamento di Gesù che non sia comprensibile alle persone cui ti riferisci, proprio perché gli insegnamenti di Gesù non vanno studiati come un testo di storia o come dottrine o aforismi, insomma esclusivamente con l'intelletto e lo studio. Senza la guida dello Spirito Santo di Dio, la Bibbia intera rimane un libro chiuso. Gesù ebbe a dire: "È lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita" (Giovanni 6:63).

Nella comunità che frequento, che si trova in una periferia abbastanza povera, ci sono diverse persone che non hanno neppure la terza media, eppure ti confesso che spesso proprio loro comprendono la Parola di Dio meglio e più profondamente di un teologo. La chiave non è né il sapere iniziatico, né anni di studi in seminario, né diplomi o lauree di qualche tipo, ma semplicemente accostarsi con un cuore semplice, e con tutto il cuore, a Gesù e riceverLo personalmente nella propria vita, perché Lui non è una figura del passato, ma è vivente e potente oggi come ieri.

Come disse Gesù: "Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli." (Matteo 11:25, Luca 10:21). "In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli." (Matteo 18:3).

Riguardo alla questione della datazione, elenco di seguito alcune motivazioni per cui il VGdT (vangelo gnostico di Tommaso) si dimostra essere un documento compilato successivamente ai Vangeli canonici.

Il VGdT, ad esempio:

1) Usa tipici elementi redazionali degli scrittori dei Vangeli. Le prove raccolte indicano un'evidente familiarità con i Vangeli di Matteo, Luca e di Giovanni (puoi trovare l'elenco dei paralleli nel seguente libro, in lingua inglese: Grant, Robert M. e David Noel Freedman, "The Secret Sayings of Jesus According to the Gospel of Thomas", Fontana Books, 1960, pagine 103-104). Considerate le relazioni tra il VGdT e altri documenti, è evidente che non può essere stato redatto prima dei Vangeli canonici.

2) Usa passaggi (tradizioni) che sono unici e provenienti da uno specifico Vangelo (uno studioso, Miller, ha estratto dal VGdT un lungo elenco di elementi unici provenienti dai Vangeli). L'autore del VGdT era quindi familiare con la forma finale dei Vangeli. Come è possibile allora datare il VGdT a un'epoca precedente?

3) Riguardo al fatto che il VGdT abbia una forma che è considerata "più primitiva", faccio un esempio: Tommaso 9 contiene la parabola del seminatore, ma manca però dell'interpretazione data da Gesù nei Vangeli canonici. Questo perché gli Gnostici ritenevano che la salvezza si raggiungesse attraverso l'interpretazione occulta degli insegnamenti (come è indicato chiaramente all'inizio del VdT: "chiunque trova l'interpretazione di questi detti non passerà per la morte") e ovviamente, se l'interpretazione fosse stata offerta dal testo stesso, non ci sarebbe più stato alcun segreto da "decifrare"!
Uno studioso, Montefiore, ha osservato che "probabilmente il motivo per cui i dettagli allegorici non sono inclusi nel testo di Tommaso, e non vengono aggiunte spiegazioni allegoriche alle parabole, è da ricercarsi nel desiderio di riservare la 'vera' interpretazione spirituale dei detti ai soli iniziati gnostici".

4) Il VdT tende a "nascondere" e a rendere meno univoci gli insegnamenti di Gesù, in linea con l'abitudine gnostica di rendere le cose occulte e poco comprensibili ai non iniziati (tra l'altro anche il formato in detti e "domande e risposte", che è tipico degli insegnamenti gnostici, si trova in buona quantità nel VdT).

5) Una nota studiosa dello Gnosticismo, Elaine Pagels, ha rilevato che il VGdT "afferma di trasmettere insegnamenti che Gesù non dava in pubblico. Ciò sarebbe incomprensibile se il lettore non sapesse di Gesù e dei suoi insegnamenti". In altre parole, l'esistenza di presunti "insegnamenti segreti", implica l'esistenza e la diffusione di quelli pubblici prima. Come possono gli insegnamenti Gnostici aver preceduto quelli riportati nei Vangeli?

6) Il VGdT presenta insegnamenti non certamente attribuibili a Gesù o agli apostoli, ma una tradizione esoterica, del tutto estranea al messaggio del Vangelo cristiano. Ad esempio, nel VGdT, Pietro pensa che Maria Maddalena debba lasciare il gruppo dei discepoli "perché le donne non sono degne della Vita". Gesù gli risponde: "In verità la guiderò fino a che diventi maschio, così che possa diventare anche lei uno spirito vivente come voi che siete maschi. Perché ogni donna che diventerà maschio entrerà nel Regno dei Cieli". Cosa hanno a che fare l'ermetismo e il tema esoterico dell'androgino, con gli insegnamenti che Gesù amava rivolgere ai semplici di cuore? "Non ho mai detto nulla di nascosto" (Gv 18,20)!

In conclusione cito Grant e Freedman: il VGdT è "probabilmente la più antica testimonianza che abbiamo delle prime alterazioni al Cristianesimo da parte di coloro i quali volevano creare un Gesù a loro stessa immagine". Il VGdT "in conclusione testimonia non quello che Gesù ha detto, ma quello che degli uomini avrebbero voluto che avesse detto".

Per approfondire ulteriormente puoi leggere anche il seguente studio (in lingua inglese): http://www.iclnet.org/pub/resources/text/cri/cri-jrnl/web/crj0088a.html

Una domanda vorrei farla anch'io: perché tante persone cercano la verità il più lontano possibile dalla Sacra Scrittura? Intendo dire: piuttosto che nei vangeli canonici, si cerca nei vangeli gnostici; invece che nei libri canonici, si cerca nei libri apocrifi. La scusa di molti è ciò che ha fatto o ha detto la chiesa cattolica. Si sospetta, si pensa, si dubita... Eppure la chiesa cattolica è solo UNA chiesa, quella con sede a Roma. Indipendentemente da questo, tutta la Chiesa Cristiana usa la Sacra Scrittura: abbiamo più di 24000 copie del testo originale del NT, un numero superiore a qualsiasi altro testo tramandatoci dal passato. La Bibbia non è monopolio del papa o dei protestanti o di altre persone che avrebbero interesse a ingannare le persone (e, se così fosse, aggiungo io, prima di tutto se stesse). Non sarà che non si è preso seriamente in considerazione e con sincerità di cuore il "vecchio" Vangelo?



http://camcris.altervista.org/gnostici.html