giovedì 23 aprile 2009

I VANGELI APOCRIFI GNOSTICI E FASULLI PIACCIONO DI PIU'

Se è apocrifo, piace di più
Tratto da Avvenire, p.33 12 aprile 2005

Maestri di pubbliche relazioni, polemisti religiosi e agguerrite macchine editoriali hanno presentato il Vangelo di Giuda come una scoperta clamorosa unita alla richiesta, ore rotundo, di "revisionare" i canonici, perché ora sappiamo "che Giuda si è consegnato sua sponte". Contestando la storicità dei canonici, s'investe di credibilità la propaganda di fede degli gnostici cainiti. "Fondamentalismo a rovescio" è già stato chiamato, l'atteggiamento di chi, postdatando i canonici, attribuisce la datazione più alta al Vangelo di Tommaso conferendogli massima autorità. La regia di questi annunci, comunque, presuppone un pubblico pronto ad accettare che singoli "vangeli perduti", per quanto di tarda datazione, contengano rivelazioni d'ampia portata; che possa esistere un testo apocalittico, tanto più potente ed eversivo quanto più occultato; un testo carismatico sebbene privo di un popolo di fedeli. Una minoranza intervistatissima di studiosi - Pagels, Crossan e altri - officiano il culto delle rivelazioni dei nuovi vangeli che sarebbero - dicono - una novità dei nostri anni, poiché sconosciuti prima del 1980 (periodo d'uscita dei Vangeli gnostici della Pagels). Ma la scoperta popolare degli apocrifi non è cosa recente. L'uso polemico dei "nuovi vangeli", più attento ai media che alla sostanza scientifica, è ormai secolare.

A metà Ottocento, alcuni interpretarono il cristianesimo ortodosso come risultato di un processo politico di tipo darwiniano, prodotto di una politica feroce e scaltra, culminata al Concilio di Nicea. L'ipotesi fu accolta con entusiasmo dal mondo anticlericale e da influenti spiritualisti, che bandirono la venerazione degli apocrifi gnostici giudicati la voce degli sconfitti, dei mansueti, dei veri cristiani. Testi che, va aggiunto, gratificavano anche la mentalità elitaria dei "risvegliati" alla gnosi. L'individuazione di nuovi apocrifi accese la speranza di trovare il vangelo definitivo, il più antico e rivoluzionario. Contemporanea alla scoperta del Vangelo di Maria, dalle implicazioni femministe, fu la traduzione inglese della Pistis Sophia (1896) che inaugurò la queste spiritualista di un "vangelo perduto" capace di rimettere in gioco datazioni e autorità dei testi. Nel 1908 George Mead concludeva la traduzione in undici volumi degli apocrifi conosciuti, incontrando un inatteso successo: il materiale fu diffuso da periodici popolari, rotocalchi femminili e collane di libri economici. Come ha scritto Philip Jenkins in Hidden gospels (Oxford, 2001), negli anni '10 e '20 la stampa pubblicò migliaia d'articoli sulla letteratura apocrifa. Sulle principali riviste e quotidiani di Stati Uniti e Inghilterra, ma anche di Francia e Germania comparvero, su base regolare, articoli sul tema. Nelle pagine delle riviste radicali la lussureggiante varietà di questi testi fu piegata alle istanze più diverse: esoteriche e socialiste, vegetariane o femministe, ariane o eugeniste. L'attesa del "vangelo perduto" stimolò anche il fenomeno dei falsi vangeli (spesso "sottratti" al Vaticano) iniziata con l'esseno Vangelo della Pace e con gli atti fasulli della Vita sconosciuta di Gesù (1893). Altri furono canalizzati da medium come il Vangelo acquariano di Gesù Cristo (1908). La colluvie di nuove rivelazioni disorientò molti devoti. Per aiutarli a distinguere fra vangeli falsi, veri e dubbi, il biblista Edgar Goodspeed scrisse l'accorato libro I nuovi strani vangeli (1931). Venne anche la narrativa a colmare la perdurante latitanza del "vangelo definitivo" nelle molte opere d'inizio secolo modellate come equivalente in prosa degli apocrifi. Così il bestseller The brook kerith (1916) di George Moore, che rivelava l'imbroglio della crocefissione; o The miracle of the stigmata (1913) di Frank Harris o L'uomo che era morto (1929) di D. H. Lawrence, il cui Gesù si dedica all'amore con la Maddalena. Nel Gesù re (1946) Robert Graves difende la superiorità del Vangelo degli Ebioniti. In questo genere di letteratura (decliniamo al passato ma il genere è vivace ancor oggi) si poteva leggere che Gesù era indiano, egiziano, ariano, persiano, tibetano; che era femminista o mitraista; sposato con Salomé o Maddalena; che era mago o sciamano; e che le eresie, soprattutto le eresie, conservavano lo spirito del vero Cristianesimo. La parte del cattivo, in questa letteratura (come nella biblistica della Nuova Era), è recitata ovviamente da San Paolo, maligno architetto di complotti. Negli anni delle scoperte di Nag Hammadi e Qumran, annunci esplosivi crearono una rinnovata attesa del "vangelo definitivo" denunciando presunti complotti per occultarlo, trafugarlo o distruggerlo. Ancora mancava il testo incontestabilmente messianico, sebbene i biblisti che si specializzavano su Filippo o Tommaso, proponevano questi come adatti allo scopo. Eversivo, certo, fu il Marco segreto presentato da Morton Smith nel 1958. Eversivo sì, ma chiaramente inventato. Intanto iniziava la pratica del "canone creativo": sostituire, emendare, "integrare" Matteo, Marco, Luca e Giovanni allestendo nuovi canoni come i Complete Gospels di Miller. Quanti siano film e romanzi che raccontano il crollo del Cristianesimo in effige a causa della scoperta di un vangelo perduto è difficile dire. Curiosità, polemica anticristiana, tattica di vendita e incredulità, su queste leve poggia la furba gestione mediatica del Vangelo di Giuda. Che sfrutta anche l'indottrinamento cognitivo prodotto, su tutti noi, dall'onnipresente racconto d'investigazione, dove il detective colleziona prove per smascherare il colpevole, affidarlo ad un giudice e condannarlo. Nel romanzo giallo e in certa biblistica d'assalto, un colpevole c'è sempre, come da copione. E non si tratta di Giuda.

© Mario Arturo Iannaccone





http://www.renneslechateau.it/rennes-le-chateau.php?sezione=studi&id=art_giuda

L'ANTROPOLOGIA E BIBBIA

CAMMINO CRISTIANA


L'antropologia e la Bibbia


L'origine comune delle civiltà

La Bibbia afferma inequivocabilmente che la civiltà post-diluviana ha avuto un'origine comune: "Con Noè uscirono dall'arca i suoi figli: Sem, Cam, Jafet. Da quei tre figli di Noè ha avuto origine tutta la popolazione della terra... Le famiglie qui elencate hanno avuto origine dai figli di Noè e sono ordinate secondo la loro discendenza e le loro nazioni. Da esse, dopo il diluvio, sono sorte le nazioni sparse nel mondo" (Genesi 9:18, 10:32).

Chi crede nell'ispirazione biblica ritiene dunque che Noè avesse dato ai suoi posteri sufficienti notizie ed insegnamenti per iniziare una civiltà con basi solide e già acquisite e che avesse inoltre insegnato la fede nel solo ed unico Dio, che egli conosceva bene. Ora, gli studiosi sono concordi nell'affermare che nel 3500 a.C. e forse anche prima, d'improvviso appare in Mesopotamia una civiltà con tutte le caratteristiche di un evo in cui sono già fiorite scienze, arti e tecnologie, come se non avessero per nulla subìto un'evoluzione.

Scrive Joseph Campbell nel suo libro "Mitologia Primitiva": "L'archeologia e l'etnografia degli ultimi cinquant'anni hanno messo in evidenza che le civiltà del Mondo Antico - quelle dell'Egitto, della Mesopotamia, di Creta, della Grecia, dell'India e della Cina - si sono sviluppate da un'unica base, e che questa origine comune basta a spiegare l'omologia delle loro strutture mitologiche e rituali... gli inizi di questo processo vanno rintracciati nel periodo neolitico del Vicino Oriente."

Il racconto del diluvio si trova in più di 500 miti, nelle diverse civiltà, popoli lontani geograficamente e culturalmente. Come si spiega questo se non ammettendo una tradizione orale autentica che tramandò il resoconto del diluvio, che ritroviamo precisissimo nella Bibbia, e che poi s'imbastardì, diluendosi nel tempo e nelle varie civiltà?


Una religione comune

Un tempo gli studiosi pensavano che l'uomo, frutto dell'evoluzione, fosse partito da una concezione animista della religiosità, per passare poi al politeismo ed approdare infine al monoteismo. Le ricerche ultime indicano un processo esattamente contrario. Questo depone a favore della storicità del racconto biblico: la conoscenza di un unico vero Dio era stata tramandata dagli uomini prediluviani a Lui fedeli (come Abele, Seth, Enok...) e da Noè, dopo il diluvio; conoscenza che fu in seguito soppiantata da concezioni pagane, politeiste.

Edwin Oliver Jones, archeologo, scrive nel suo libro "Gli eroi del mito" (pag. 13): "L'abbondanza di un nuovo materiale riportato alla luce attraverso gli scavi e le ricerche archeologiche effettuate nel Vicino Oriente e la scoperta, la decifrazione e la traduzione di numerosi testi finora sconosciuti hanno reso possibile una più chiara conoscenza e comprensione della religione di questa regione cruciale dai tempi della preistoria (appunto la civiltà mesopotamica di cui si parla al punto precedente) fino alla fine dell'età del bronzo, nonché di tutte le influenze che da essa derivarono sui maggiori credi dell'umanità. Si può infatti affermare con sicurezza che proprio questa regione vide la nascita della civiltà con gli effetti rivoluzionari che essa ebbe sullo sviluppo della religione."

Scrive Joseph Campbell ("Mitologia Primitiva" - pag. 13): "Lo studio comparato delle mitologie del mondo ci porta a considerare la storia culturale del genere umano come un fatto unitario, poiché scopriamo che alcuni temi... hanno una diffusione mondiale, apparendo ovunque in nuove combinazioni, ma rimanendo - come gli elementi di un caleidoscopio - sempre gli stessi."

Uno di questi temi è il racconto del diluvio che si trova in più di 500 miti, nelle diverse civiltà, popoli lontani geograficamente e culturalmente. Come si spiega questo se non ammettendo una tradizione orale autentica che tramandò il resoconto del diluvio, che ritroviamo precisissimo nella Bibbia, e che poi s'imbastardì, diluendosi nel tempo e nelle varie civiltà?

"Verso la metà del secolo, fu perfettamente chiaro che esisteva una prodigiosa distribuzione di lingue strettamente imparentate nella maggior parte del mondo civilizzato: una famiglia di lingue... che dev'essere derivata da una stessa fonte."


Una lingua comune

Scrive Joseph Campbell ("Mitologia Primitiva"): "Già nel 1767 un gesuita francese in India, padre Coeurdoux, aveva osservato che il sanscrito ed il latino avevano notevoli somiglianze... successivamente fu sir William Jones... ad osservare (che) le strutture grammaticali di latino, greco e sanscrito... erano derivate da qualche fonte comune, che forse non esiste più. Franz Bopp pubblicò nel 1816 uno studio comparato dei sistemi di coniugazione di sanscrito, greco, latino, persiano, tedesco. E infine, verso la metà del secolo, fu perfettamente chiaro che esisteva una prodigiosa distribuzione di lingue strettamente imparentate nella maggior parte del mondo civilizzato: una famiglia di lingue, unica ed ampiamente variegata, che dev'essere derivata da una stessa fonte, e che include, oltre al sanscrito e al pali (le lingue delle scritture buddiste), la maggior parte delle lingue dell'India settentrionale, il singalese, il persiano, l'armeno, l'albanese, il bulgaro; il polacco, il russo e le altre lingue slave; il greco, il latino e tutte le lingue europee, eccetto l'estone, il finnico, il lappone, il magiaro e il basco..."

La Bibbia spiega: "Un tempo tutta l'umanità parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. Emigrati dall'oriente gli uomini trovarono una pianura nella pianura di Sennaar (o Scinear) e vi si stabilirono" (Genesi 11:1-2). Segue il racconto della costruzione della torre di Babele che si conclude così: "La città fu chiamata Babele [cioè confusione, n.d.r.], perché fu lì che il Signore confuse la lingua degli uomini e li disperse in tutto il mondo" (Genesi 11:9).



http://camcris.altervista.org/antropologia.html

MONOTEISMO NELL'ANTICHITA'

IL CAMMINO CRISTIANO

Il concetto di monoteismo nell'antichità
monoteismo e politeismo alla luce dell'antropologia e dell'archeologia

libera traduzione e adattamento degli scritti del

Dr. Clifford Wilson, M.A., B.D., M.R.Ed., Ph.D.

(già direttore dell'Australian Institute of Archaeology e
Presidente fondatore del Pacific College Of Graduate Studies)




Testi sacri e antiche religioni

1. Nel libro della Genesi Dio è chiamato con due nomi: "Elohim" e "Yahweh". "Elohim" è il plurale di "El" (l'equivalente italiano di "Dio"). Questo plurale ebraico indica, di fatto, "più di due". Letteralmente si traduce "Dii", eppure nella Bibbia è sempre accompagnato dal verbo al singolare. Già in Genesi 1:1 si legge che nel principio "Elohim (i Dii) creò i cieli e la terra" (Gen. 1:1) e non "crearono" i cieli e la terra. Questo nome viene usato per sottintendere fin dal principio la Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo, tre Persone ma al tempo stesso un unico Dio).
Il nome "Yahweh" proviene da un verbo ebraico che vuol dire "essere", dunque denota esistenza: Dio è "l'Io sono", "l'Eterno". Questo è il nome con cui si fece conoscere agli uomini (Es. 3:14). Quando i due nomi compaiono insieme (Yahweh Elohim), si traduce "l'Eterno Dio".

2. Gli "dèi" dei popoli antichi erano conosciuti con molti nomi, dunque la base dell'Ipotesi Documentaria (JEDP), analizzata in questa serie, è priva di fondamento.
Allo stesso modo, l'ipotesi che vi fossero diverse versioni della narrativa dell'Antico Testamento, unificate solo al tempo di Salomone, è stato dimostrata fallace dai continui ritrovamenti archeologici.

3. Il monoteismo era conosciuto già in tempi antichissimi. Il Libro egiziano dei Morti dimostra che il popolo d'Egitto originariamente credeva in un unico grande Dio e non in molti. Col passare del tempo gli attributi del vero Dio cominciarono ad essere attribuiti a nuove divinità, e in tal modo si sviluppò il politeismo.

4. Questo punto è stato ben documentato, specialmente dal famoso egittologo Sir Wallis Budge nel suo libro "Il Libro dei Morti". Ecco alcune affermazioni tratte dal libro, selezionate dal Papiro di Ani; si tratta di una lode al:

"Signore dei cieli... Signore della verità... Creatore degli uomini e degli animali... Sovrano del mondo, il potente valoroso... Colui che ha steso i cieli e ha fondato la terra... Signore dell'eternità... Creatore della luce... Egli ascolta la preghiera dell'oppresso, è misericordioso verso chi Lo invoca, libera il misero dall'oppressore... Egli è il Signore della conoscenza, e la Saggezza procede dalla sua bocca. Egli crea l'erba verde di cui vivono gli armenti. Egli crea i pesci affinché abitino i fiumi, e i volatili piumati nel cielo... Gloria a Te, o Creatore di tutte queste cose, Tu che sei L'UNICO." (pp. 108-110)

5. Wallis Budge spiega:

"In seguito alla lettura di questi estratti è impossibile non concludere che le idee degli antichi egizi su Dio erano di carattere molto elevato, ed è chiaro che essi avevano presente una distinzione ben netta tra Dio e gli "dèi"... Qui abbiamo un Unico Dio che non era stato creato, sussisteva da solo ed era onnipotente, e che aveva creato l'universo." (pp. 113,114)

6. Budge vede il monoteismo come il credo originale del popolo egizio, che poi corrompendosi si trasformò in politeismo. Egli spiega in modo convincente che i vari attributi dell'unico Dio furono trasferiti nel tempo a delle divinità minori che il popolo si creò: "La religione egiziana non perse mai interamente l'elemento monoteistico da cui era partita" (p. 115).

7. Budge suggerisce una somiglianza al monoteismo degli Ebrei (p. 115). Un crudo politeismo si sviluppò nella storia egiziana, portando un incremento del numero delle divinità. Questa è una conferma indiretta del fatto che si partì dal monoteismo, e non da "molti dèi".

8. Altri studiosi hanno sostenuto le tesi di Budge. Qualche esempio si trova anche nel suo libro:

"In seguito ai loro studi sui testi egiziani, molti egittologi del passato - come Champollion-Figeac, de Rouge, Pierret e Brugsch - giunsero alla conclusione che gli abitanti della Valle del Nilo, fin dai tempi antichi, credevano nell'esistenza di un unico Dio, senza nome, incomprensibile ed eterno." (p. 105)

9. Il famoso egittologo Sir Flinders Petrie sosteneva queste conclusioni. In "La Religione dell'Antico Egitto" (ed. Constable) scriveva:

"Nelle religioni e teologie antiche vi sono diverse classi di dèi. Alcuni, come i moderni Indù, si compiacciono di una profusione di dèi e dèe che aumentano continuamente. Altri... non cercano di servire grandi dèi, ma si rivolgono a un esercito di spiriti animistici, demoni, o comunque li si voglia chiamare... Ma tutta la nostra conoscenza sulle posizioni originarie e sulla natura dei grandi dèi dimostra che essi si trovavano in una posizione completamente diversa da quella di questa moltitudine di spiriti.

Se il concetto di un solo dio fosse solo un'evoluzione dall'adorazione di questa moltitudine di spiriti, dovremmo poter costatare che l'adorazione di molti dèi precede l'adorazione di un unico dio... Ciò che in realtà troviamo è che il monoteismo è la prima posizione teologica di cui si abbia notizia...

Ovunque riusciamo a far risalire il politeismo alle sue fasi iniziali, scopriamo che esso è risultato da combinazioni di monoteismo. In Egitto anche Osiride, Iside e Oro, così noti come triade, si trovano inizialmente come unità separate in luoghi separati: Iside è una dèa vergine, e Oro è un dio solo.

Ogni città sembra aver avuto un solo dio, al quale col tempo furono aggiunti altri. Allo stesso modo, le città babilonesi avevano ciascuna il loro dio supremo; la combinazione di questi e la loro alterazione in modo da coesistere in gruppi quando le case furono unite politicamente, dimostra che in principio ciascuno aveva una singola divinità" (monoteismo).


Anche gli altri popoli erano monoteisti

10. Anche altri popoli erano originariamente monoteisti; conoscevano un solo vero Dio. Il Dr. Arthur C. Custance scrisse una serie di documenti (The Doorway Papers); in uno di essi (n. 34) egli dimostra che questa era la situazione di molti popoli, contrariamente all'opinione di diversi studiosi.
Questi studiosi partivano automaticamente dall'idea di un politeismo iniziale in quanto credevano che l'uomo si fosse evoluto in aree come lo sviluppo fisico, le relazioni sociali, le capacità intellettive, e la comprensione spirituale. Quest'idea proveniva dalle teorie evoluzionistiche (che immaginano il primo uomo come un essere ignorante e scimmiesco che attribuiva carattere divino a tutto ciò che lo colpiva, e che pian piano si evolse, e con lui il suo politeismo si trasformò in monoteismo).
La verità è che l'uomo è il coronamento della creazione di Dio, originariamente perfetta (prima della caduta dell'uomo); l'uomo aveva inizialmente la chiara consapevolezza di un Dio che era in realtà suo Amico. Non vi è stata alcuna evoluzione della religione - al contrario, v'è stata una degenerazione della stessa, in cui l'uomo si è allontanato dalla relazione che aveva con Dio.

11. Il Dr. Custance fa il punto dell'esame della storia delle civiltà antiche da parte dei primi studiosi:

"...si trovarono davanti a un numero incredibile di dèi e dèe e di altre potenze spirituali minori che sembravano essere continuamente in guerra l'una con l'altra ed erano per la maggior parte estremamente distruttive."

Nello stesso contesto aggiunge:

"Mentre tavolette sempre più antiche venivano rinvenute e riportate alla luce, e le capacità di decifrarle aumentava, l'idea iniziale di un diffuso politeismo cominciò a sgretolarsi e ad essere rimpiazzata da qualcosa di più simile a una gerarchia di esseri spirituali organizzati in una sorta di corte con un unico Essere Supremo che le governava." (p. 3)


Il monoteismo ha preceduto il politeismo

12. Il Dr. Custance cita anche altri studiosi; ad esempio, cita Stephen Langdon di Oxford il quale scrisse (in Semitic Mythology, Vol. V, serie Amer., p.xviii):

"Può risultarmi difficile far accettare la conclusione che tanto nella religione dei Sumeri quanto in quella dei Semiti, il monoteismo ha preceduto il politeismo..."

13. Langdon sapeva bene che le sue conclusioni sarebbero state rigettate dall'estabilishment ateo. Egli continuò:

"La dimostrazione e i motivi per questa conclusione, così contraria alle idee attualmente accettate, sono state rese meticolosamente e con la percezione di un criticismo avverso. Si tratta, io credo, della conclusione della conoscenza e non di un audace preconcetto."

14. Langdon era convinto che il monoteismo aveva preceduto il politeismo. Egli precisò questo punto molto chiaramente:

"E' mia opinione che la storia delle più antiche civilizzazioni umane sia un rapido declino dal monoteismo a un politeismo estremo e al culto diffuso di spiriti demoniaci. E' in un senso molto reale la storia della caduta dell'uomo."

15. Langdon continuò a sostenere quest'idea, e lo presentò nuovamente, cinque anni dopo (in The Scotsman) scrivendo:

"La storia della religione Sumera, che costituiva la più potente influenza culturale nel mondo antico, poteva essere tracciata mediante iscrizioni fotografiche fin quasi ai primissimi concetti religiosi dell'uomo. Le prove puntano inequivocabilmente a un monoteismo originario; le iscrizioni e i resti letterari delle più antiche popolazioni Semite indicano anche un monoteismo primitivo, e dunque l'origine totemica delle varie religioni Semitiche e di quella Ebraica è ora interamente screditata."



Il culto di un solo Dio

16. Non tutti gli studiosi hanno accettato queste conclusioni, poiché si oppongono alle idee dell'estabilishment sull'evoluzione della religione. Comunque, rispondendo alle argomentazioni contrarie, il Dr. Custance ha dimostrato che nuovi scavi a Tell Asmar (Eshnunna), qualche miglio a sud della moderna Bagdad, hanno confermato le conclusioni di Langdon.

17. Il Dr. Custance cita anche altri studiosi. Uno è il Dr. Henry Frankfort, sul suo terzo referto preliminare sugli scavi:

"Oltre ai risultati più tangibili, i nostri scavi hanno dimostrato un fatto nuovo, di cui gli studenti delle religioni babilonesi dovranno da ora in poi tenere conto. Abbiamo ottenuto, per la prima volta per quanto ne sappiamo, materiale religioso completo nella sua installazione sociale.

Possediamo una quantità coerente di prove, drivate in quantità quasi uguali da un tempio e dalle case abitate da quelli che adoravano in quel tempio. Siamo così in grado di trarre conclusioni, che non sarebbe stato possibile trarre studiando i ritrovamenti da soli.

Ad esempio, abbiamo scoperto che le rappresentazioni sui sigilli dei cilindri, che sono solitamente collegati a vari dèi, possono invece essere tutti fatti rientrare in un quadro coerente in cui un singolo dio è adorato in questo tempio e forma la figura centrale. Sembra, pertanto, che a questo punto i suoi vari attributi non venivano considerati come divinità separate nel panteon Sumero-Accadiano."

18. Queste conclusioni circa un antico monoteismo sono vere anche per altre culture. Il Dr. Custance cita da Max Muller, uno studioso tedesco che era "tra le autorità più conosciute di quest'area". In Lectures on the Science of Language, Muller scriveva:

"La mitologia, che era la rovina del mondo antico, è in realtà una malattia del linguaggio. Un mito è una parola, ma una parola che, dall'essere un nome o un attributo, è passata a ricevere un'esistenza sostanziale. La maggior parte degli dèi pagani dei greci, dei romani, degli indù e di altri popoli, non sono altro che nomi poetici, cui gradualmente fu permesso di assumere una personalità divina mai contemplata dai loro ideatori originari."

19. "Eos era il nome dell'alba prima che 'diventasse' una dea, la moglie di Tithonos, il declinare del giorno. Fatum, o Fato, indicava originariamente quello che era stato detto dalla divinità; significava che ciò che era stato detto da Giove non poteva essere cambiato - neanche da Giove stesso. In seguito, il Fato divenne una potenza autonoma, persino più grande di Giove stesso."

20. "Zeus originariamente era il cielo luminoso, in sanscrito "Dyaus". Molte storie parlavano di lui come del dio supremo, e avevano un significato solo nell'indicare il cielo luminoso, il Danae antico, conservato da suo padre nella prigione buia dell'inverno."

21. "Nessuno dubita che Luna era semplicemente il nome della luna; allo stesso modo del nome Lucina, anch'esso derivato da lucere, cioè brillare. Anche Ecate era un antico nome per la luna, il femminile di Ekatos e di Ekatebolos, il sole lontano; e Pirra, l'Eva dei Greci, non era altro che un nome per la terra rossa, e in particolare Tessalia.
La malattia mitologica, sebbene meno virulenta nelle lingue moderne, non è affatto estinta."

22. Il Dr. Custance afferma (p. 10): "Per quanto poco Muller abbia condiviso la visione Cristiana della storia spirituale dell'umanità, egli ha però ammesso liberamente:

"Vi è un monoteismo che precede il politeismo dei Veda; e anche nell'invocazione degli innumerevoli dèi, il ricordo di un Dio, uno e infinito, appare dietro alla nebbia della fraseologia idolatra come il cielo blu che è nascosto dalle nuvole che passano." (Citato da: Storia della Letteratura Sanscrita)"


Moderne tribù "primitive" così come i popoli antichi conoscono un solo Dio


23. Il Dr. Custance ha discusso del concetto di monoteismo in altre antiche culture. Lo spazio e il tempo ci impediscono di elaborarle tutte qui in dettaglio, ma egli lo ha fatto riguardo alla Cina, la Grecia, Roma, e il Medio Oriente (pp. 10-14).

24. Egli dichiara:

"Le prove dimostrano che l'uomo ha cominciato dalla vera Luce e oggi la sua comprensione è sempre più ottenebrata. La prova di ciò tra le popolazioni primitive si trova in ogni angolo del mondo dove popolazioni simili esistono ancora o sono esistite in tempi recenti. E paradossalmente scopriamo che spesso, più primitivi sono, più semplice e più pura è la loro fede."

Il Dr. Custance elabora queste argomentazioni con abbondanti prove, che toccano un ampio gruppo di popolazioni.



I gruppi più antichi avevano una maggiore conoscenza di un'unico Dio

25. Le cosiddette popolazioni primitive avevano quest'idea di un solo grande Dio. Sempre il Dr. Custance afferma:

"Senza dubbio la ricerca più interessante sul monoteismo dei popoli primitivi è quella di Wilhelm Schmidt. Sebbene l'opera consistesse originariamente di molti volumi in tedesco, nel 1930 fu pubblicata una traduzione in inglese condensata in un singolo volume." (Citato da: "The Origin and Growth of Religion: Facts and Theories", xvi, p. 302)

26. "Schmidt prima analizza la storia del pensiero sull'origine della religione e il suo sviluppo durante l'ultimo secolo. Egli indica brevemente che Herbert Spencer fu il primo a dare una interpretazione evoluzionistica della "religione", notando che in questo anticipò di sette anni Darwin, come dimostrato dal suo articolo, The Development Hypothesis, apparso in The Leader del 20 Marzo 1852."

27. "Sulla base delle prove attuali è ora chiaro che Spencer era completamente in errore. Spencer sosteneva che i popoli primitivi avevano cominciato ad adorare i loro antenati e che, mentre le civilizzazioni si sviluppavano, questi antenati si raggrupparono 'naturalmente' in gerarchie, le gerarchie divennero ranghi, e i ranghi più elevati furono considerati divinità."

28. E' dunque evidente che molti studiosi moderni sono in errore circa le loro idee sul monoteismo. E' venuto prima il monoteismo, non il politeismo. Il Dr. Custance sottolinea:

"Ciò che Schmidt prova conclusivamente è che se le culture primitive vengono raggruppate sulla base del loro livello culturale e questi gruppi vengono sistemati in ordine ascendente, si trova che i gruppi più in basso hanno il concetto più puro di Dio... dai meri cacciatori ai pastori nomadi, ai coltivatori... si scopre fin dall'inizio una fede in un Essere Supremo che non ha né moglie né famiglia."

29. "Sotto di Lui e creati da Lui c'è la prima coppia da cui discende la tribù. Secondo Schmidt troviamo questa forma di credenza tra i Pigmei dell'Africa Centrale, gli Australiani del sud-est, gli abitanti del centro-nord della California, i primitivi Algonkins, ed entro certi limiti anche i Koryaka e gli Aimu."

30. "La falsità delle teorie di Spencer è qui dimostrata dal fatto che il culto degli antenati è sviluppato molto debolmente nelle più antiche culture, mentre una religione monoteistica vi si trova già in modo chiaro e inequivocabile...
Purtroppo per la teoria di Spencer, va inoltre considerato che il più alto sviluppo del culto degli antenati non si è avuto fino ai tempi più recenti..." (Schmidt, op.cit., p. 71)

31. In quanto all'animismo, si suppone che esso si sia sviluppato dall'idea che l'uomo ha un'anima, e che perciò tutte le cose viventi (incluse le piante) avrebbero un'anima o almeno una "realtà interiore". Così, teoricamente, l'uomo si sarebbe mosso lungo un percorso evoluzionistico dal credere che l'intero mondo degli spiriti era personale - arrivando all'animismo e al poli-demonismo (e al timore di demoni che andavano placati).
Le prove oggi disponibili dai reperti storici che sono stati rinvenuti, non supporta quest'ipotesi così palesemente contraria al resoconto Biblico di un unico grande Dio che creò l'uomo a Sua immagine.

32. Nonostante i molti punti di vista contrari, le prove storiche e di altro tipo rigettano l'animismo come la religione "originaria", e indicano che il popolo Giudeo e altri oltre ai Cristiani hanno conosciuto l'unico e vero Dio.

33. Questa posizione è confermata anche dagli studi di uno scrittore moderno, Don Richardson. Nel suo libro "Eternity In Their Hearts" (ed. Regal Books, 1981), egli sfida la conclusione di studiosi come Huxley, Spencer, Tylor e altri:

"Costoro avevano appassionatamente ridimensionato ogni pretesa sulle origini soprannaturali della religione. La religione, affermavano essi, si è evoluta mentalmente proprio come le forme biologiche si sono evolute fisicamente.

Ma intanto, nel deserto Kalahari, nella foresta Ituri, e in mille altri luoghi, alcuni giovani antropologi stavano arrivando a interrogativi più profondi. Cominciarono a chiedere agli animisti: 'Cosa ne pensate, chi ha fatto il mondo?', ed erano sconvolti dal sentirsi rispondere, spesso con un sorriso felice, il nome di un unico Essere supremo che viveva in cielo.

'E' buono o cattivo?', era la consueta seconda domanda. "Buono, ovviamente", era immancabilmente la risposta.
"Mostratemi l'idolo che usate per rappresentarlo", chiedevano i ricercatori. Al che essi rispondevano: "Quale idolo? Non sapete che Lui non deve mai essere rappresentato con un idolo?"."

34. Questo naturalmente contrasta con le idee che molti studiosi moderni si sono fatti. Ma, come Richardson dice:

"Cominciarono a scoprire quello che migliaia di missionari avevano già scoperto per un centinaio di anni - che circa il 90% delle religioni popolari sono permeate da presupposizioni monoteistiche.

Essi sapevano, naturalmente, che Huxley, Tylor e gli altri ne sarebbero stati delusi, per non dire imbarazzati. Alcuni ricercatori possono aver archiviato questo aspetto della loro ricerca per evitare di mettere in imbarazzo i loro "gran sacerdoti" della scienza. E in ogni caso, queste rivelazioni successive non trovarono posto nei primi libri di testo. Risultato: l'antropologia e il pubblico svilupparono un "punto cieco" collettivo! Andrew Lang rimase da solo a protestare contro la soppressione di questi dati contraddittori."

35. "Finalmente, nel 1920 il Dr. Wilhelm Schmidt, un austriaco, decise di compilare un elenco di "nomi dell'Onnipotente" che i ricercatori avevano scoperto in giro per il mondo.
Schmidt si accorse con stupore che furono necessari 6 volumi per un totale di 4500 pagine per riportarli tutti! E da allora ne sono venuti alla luce ancora un altro migliaio.
Probabilmente più del 90% delle religioni popolari del nostro pianeta contengono un chiaro riconoscimento dell'esistenza di un Dio Supremo! Il classico "Der Ursprung der Gottesidee" (Le origini del concetto di Dio) di Schmidt fu infine pubblicato nel 1934."

36. "In esso egli rende omaggio a Andrew Lang prima di lui per aver - secondo le parole dell'antropologo Gordon Fraser - 'fatto conoscere al pubblico i fatti, in un tempo in cui era quasi un suicidio intellettuale osare opporsi alla dottrina dell'evoluzione e ai suoi gran sacerdoti'. Fraser stesso, oggi 82enne, ha passato gran parte della sua vita espandendo la ricerca di Lang e Schmidt. La trattazione completa di G. Foucart sul soggetto nell'Encyclopedia of Religion and Ethics conferma la conclusione di questi tre uomini:

"La natura, il ruolo, e le caratteristiche di questo 'dio del cielo' universale può essere nascosta sotto le forme più diverse, ma egli è sempre riconoscibile in modo più o meno chiaro dagli storici delle religioni e sempre identico nella sua definizione essenziale... Il 'dio del cielo' ha regnato ovunque. Il suo regno copre ancora l'intero mondo civilizzato. Nessun motivo storico o proto-storico può essere assegnato come causa, né possono la migrazione delle razze o la diffusione dei miti e del folclore offrire la pur minima giustificazione dei fatti. L'universalità del 'dio del cielo' e l'uniformità delle sue caratteristiche essenziali sono la conseguenza logica dell'uniformità del sistema primitivo della cosmogonia."

37. Il Re Salomone lo disse in modo molto più conciso: "Dio ha perfino messo nei cuori degli uomini il pensiero dell'eternità"! (Ecclesiaste 3:11)

38. Richardson elabora i dati di tribù dopo tribù, dimostrando che c'erano inni la cui teologia era chiaramente coerente con la fede in un unico vero Dio. Eccone una selezione, dal popolo Karen di Burma:

"Y'wa è eterno, la sua vita è lunga.
Un eone - egli non muore!
Due eoni - egli non muore!
Egli è perfetto nei suoi attributi meritori.
Gli eoni passano - ma egli non muore!"

39. Queste persone si riferivano a Lui chiaramente come al Creatore. Un altro inno lo esaltava come tale:

"Chi ha creato il mondo al principio?
Y'wa ha creato il mondo al principio?
Y'wa ha stabilito ogni cosa.
Y'wa è imperscrutabile!"

40. Un altro inno ringrazia il Dio unico per la sua onnipotenza e onniscienza, pur riconoscendo una mancanza di relazione con Lui:

"L'onnipotente è Y'wa; in Lui non abbiamo creduto.
Y'wa creò l'uomo nei tempi antichi;
Egli ha una conoscenza perfetta di tutte le cose!
Y'wa creò l'uomo nei tempi antichi;
Egli sa tutte le cose del tempo presente!
O figli miei e nipoti!
La terra è il luogo dove Y'wa cammina.
E il cielo è il luogo dove Lui siede.
Egli vede tutte le cose, e noi siamo manifesti a Lui."

41. Sembra quasi che queste persone conoscessero la narrazione della Bibbia sulla creazione. Richardson afferma:

"La storia della caduta dell'uomo e del suo allontanamento da Dio secondo i Karen contiene paralleli incredibili con il capitolo 1 del libro della Genesi:

Y'wa formò il mondo in principio.
Egli stabilì da mangiare e da bere.
Egli stabilì il "frutto della prova".
Egli diede ordine dettagliato.
Mu-kaw-lee ingannò due persone.
Lui gli fece mangiare il frutto dell'albero della prova.
Loro non ubbidirono; loro non credettero a Y'wa ...
Quando mangiarono il frutto della prova,
Essi divennero soggetti alla malattia, all'invecchiamento, e alla morte ..."

Le persone appartenenti al popolo Karen avevano "testardamente seguito la loro religione popolare nonostante gli incessanti tentativi dei birmani di farli diventare Buddisti"... ed essi aspettavano l'arrivo di un fratello bianco da tempi immemorabili, uno che gli avrebbe portato un Libro il cui autore era Y'wa il Dio supremo.

42. Richardson ha riportato molte altre notizie. I suoi scritti dovrebbero essere considerati in ogni seminario teologico e in ogni college biblico! Egli ha anche dimostrato come il termine greco Deos (Dio) ha attraversato alterazioni di pronuncia e alterazioni geografiche, diventando Deos in un'area, Deus in un'altra, e Theos in una terza area. Bastò un ulteriore passo per arrivare a Zeus, un "grande dio" della mitologia greca. I significati gradualmente cambiarono, ma il concetto originario può essere prontamente tracciato alla stessa fonte.

43. Richardson cita diverse famose autorità secolari per evidenziare come queste scoperte hanno "turbato gli evoluzionisti più di qualunque altro fenomeno culturale". Essi non capiscono perché "dei bigotti ignoranti eppur dotati di spirito pratico, possano insistere così fermamente che esiste un Dio vero che è il Creatore dell'umanità".

44. La teoria evoluzionistica si aggrappa all'idea che al concetto di un solo Essere Supremo si sia arrivati solo dopo essere passati, nel tempo, dalle credenze in dèi inferiori, feticci, e politeismo. Ora essi scoprono che le cosiddette tribù "primitive" hanno idee avanzate circa l'unico vero Dio - e dunque sul monoteismo!

Ciò è stato imbarazzante per gli atei, che rigettano il concetto di un unico vero Dio:

"Gli evoluzionisti, spiega Andrew Lang, sentivano che l'uomo non avrebbe mai postulato una gerarchia di dei, ad esempio, fino a quando ciò non gli fosse stato suggerito da un'analogia terrena - il sorgere di un'aristocrazia nella società umana! Neppure, essi dicevano, l'uomo avrebbe potuto "sognarsi" un Dio supremo, prima dell'evoluzione di un concetto chiamato monarchia nel governo umano! Dato che aristocrazie e monarchie non si trovano nelle cosiddette società "primitive", la teoria degli evoluzionisti ne usciva ridicolizzata, se le culture più semplici ovunque nel mondo si dimostravano piene di concetti altamente sviluppati di un Dio Supremo. E questo è esattamente ciò che queste culture "più semplici" hanno fatto, a migliaia!"

45. Un'ultima citazione da Richardson:

"Ancora oggi, se chiedete agli antropologi secolari di commentare le origini e il significato delle presupposizioni monoteistiche nelle migliaia di religioni popolari, la loro risposta solitamente sarà: "Non sappiamo come il concetto abbia avuto origine né quale significato possa avere".

Interessante! Ogni qualvolta le cosiddette menti "scientifiche" pensano di avere le prove per negare l'esistenza di Dio, non aspettano di trovare prove solide ma corrono subito a strombazzare - come fece Huxley - le implicazioni anti-religiose di quelle prove davanti al pubblico. Ma non appena una di quelle menti "scientifiche" si trovano davanti a qualcosa che dimostra l'esistenza di Dio, si applicano immediatamente a cercare una minima incoerenza nel discorso e la usano per giustificare il loro rigetto in blocco di tutte le prove."

Grazie a Dio per il racconto ispirato della creazione - nel Libro di Dio, la Bibbia!


http://camcris.altervista.org/monoteismo.html

I VANGELI GNOSTICI

CAMMINO CRISTIANO


I vangeli gnostici
i vangeli gnostici di Tommaso e di Filippo e altri testi


A qualcuno sarà capitato di sentir parlare di altri vangeli che conterrebbero i veri insegnamenti di Gesù, e che sarebbero assai più antichi e autorevoli dei vangeli canonici. Ne sono un esempio il vangelo di san Tommaso (o Quinto Vangelo di Tommaso apostolo), e il vangelo di san Filippo, ai quali si aggiungono altri libri come il vangelo della verità, la sofia di Gesù Cristo, l'apocrifo di Giovanni, il vangelo di Maria e il vangelo degli Egizi.

Si tratta di libri apocrifi, non riconosciuti dai primi cristiani e dai discepoli di Cristo. Il termine "apocrifo" (dal greco apokryphos) significa nascosto, segreto. La comprensione del termine va cercata nell'ambito dello gnosticismo; furono infatti gli gnostici (seguaci di varie religioni misteriche e correnti magico-astrologiche) ad affermare di possedere "libri segreti".

Tra i tanti testi apocrifi, particolarmente interessanti sono quelli sull'infanzia di Gesù, un periodo di cui i testi canonici non parlano. Trattandosi di una letteratura che si sviluppò al di fuori o ai margini del cristianesimo, essa poté sbizzarrirsi, dando libero sfogo alla fantasia popolare.
Ma il rifiuto di tali scritti da parte della chiesa cristiana, non portò alla loro immediata scomparsa, anzi erano diffusamente letti. Fu invece l'uso che ne fecero gruppi eretici come i manichei, i priscillianisti ed altri, a causare un energico rifiuto da parte della chiesa e quindi alla loro conseguente e lenta scomparsa, per lo meno apparente. Infatti dopo diversi secoli riaffiorarono, seppur in modo ambiguo e celato, tanto da ispirare vari dipinti e sculture.


ORIGINE E SIGNIFICATO DEI TESTI GNOSTICI

Buona parte dei vangeli gnostici furono rinvenuti nella biblioteca di Nag Hammâdi nel 1945. Al principio alcuni di questi testi furono pubblicati singolarmente o in piccole raccolte, ma la prima collezione completa fu pubblicata solo nel 1977.

I seguaci dello gnosticismo asseriscono che i vangeli gnostici contengono degli insegnamenti esoterici di Gesù rivelati a pochi eletti. Si tratta di un sapere segreto ed elitario, in opposizione dunque agli insegnamenti e alla dottrina di Gesù Cristo stesso, che parlava apertamente e si indirizzava proprio a coloro che sono semplici di cuore.
Gesù si rallegrava di spiegare le cose di Dio non ai sapienti, ma a pescatori ignoranti, vedove attempate, fanciulli, umili peccatori che riconoscevano la loro condizione e il loro bisogno di salvezza e del suo amore. Due frasi tra le tante pronunciate da Gesù testimoniano in particolare l'imprescindibile necessità di essere semplici per potersi accostare a Lui: "Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli" (Luca 10:21). "In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli." (Matteo 18:3).

I seguaci dello gnosticismo asseriscono che i vangeli gnostici sono "erroneamente confusi con l'idea di vangeli falsi". Quello attribuito a Tommaso, in particolare, è da essi reputato "probabilmente il vangelo più antico in assoluto" e quindi più degno di fiducia dei Vangeli canonici.
Ma uno studioso precisa: "Se alcuni hanno considerato eccessivo e di parte l'impegno degli apologeti cristiani nel combattere lo gnosticismo e nel considerarlo estraneo al cristianesimo, nonostante le pretese di alcuni gruppi di rappresentarne addirittura la tradizione più autentica, i ritrovamenti di Nag Hammâdi confermano le tesi degli apologeti. Ad esempio, uno dei testi ritrovati è La Sofia di Gesù Cristo, in cui viene descritto Cristo che ammaestra alcuni discepoli rispondendo alle loro domande: ebbene, risulta essere trascrizione in forma di dialogo di un testo gnostico più antico, Eugnosto il Beato, forse risalente al primo secolo a.C., quindi conferma l'origine precristiana o almeno non cristiana di temi fondamentali per lo gnosticismo, anche prescindendo dal fatto che contatti secolari con il cristianesimo possono aver portato a una certa cristianizzazione di uno gnosticismo originariamente estraneo ad esso".

I vangeli gnostici esercitano un fascino romantico su numerosi "cercatori di verità nascoste", ignari del fatto che gli gnostici utilizzarono un linguaggio cristiano per supportare concezioni antitetiche agli insegnamenti di Cristo.

Tralasciando per motivi di spazio l'analisi dei diversi libri gnostici elencati prima, in questo studio vogliamo brevemente considerare proprio il cosiddetto vangelo di Tommaso, o quinto vangelo, che gli gnostici stimano autentico e più antico dei quattro Vangeli canonici.


STUDI SUL VANGELO DI TOMMASO

Il vangelo apocrifo di Tommaso è dovuto a una comunità gnostica egiziana (Chenoboschion) identificata nel 1945-46. Sebbene gli studiosi non credano che esso sia stato realmente scritto dall'apostolo Tommaso, ha ricevuto comunque da essi molta attenzione.

Lo studioso R. Hayes afferma che l'idea di una datazione "straordinarimente antica" di questo vangelo apocrifo è "una proposta molto controversa" che "ha un tremolante fondamento metodologico" (cit. da Bock, in JUF:90).
Un altro studioso, Blomberg, conferma tale critica, sottolineando che l'apocrifo di Tommaso può essere stato scritto non prima del 150 dopo Cristo, e che in ogni caso non ci sono elementi per portare la datazione al secolo precedente.

H. Drijvers, un importante specialista che opera nell'area siriana, ha stabilito che questo vangelo è dipendente da un testo databile agli anni successivi al 180 dopo Cristo (cfr. H.J.W. Drijvers, in "Facts and Problems in Early Syriac-Speaking Christianity", 1982, pp. 157-175).

Così, otteniamo l'intervallo 150-180 d.C. per la sua probabile stesura. Questo implica, ovviamente, che tale data non può precedere la composizione dei Vangeli canonici e rappresenta il limite temporale per la stesura di questi.

Inoltre, se il vangelo di Tommaso fosse autentico e costituisse realmente la raccolta di materiale indipendente più antica, allora come è possibile spiegare la presenza della considerevole quantità di elementi attinti proprio dai Vangeli canonici?

Lo studioso G. Mugnaio, infatti, fa notare che "l'autore del vangelo di san Tommaso mostra una dipendenza decisa dai Vangeli canonici, dimostrando una datazione posteriore a quella della composizione di questi testi".

Il materiale appartenente unicamente a Matteo è chiamato "M Speciale" in letteratura. Esso costituisce materiale disponibile in Matteo (ed usato solo da lui) ma che non appare in Marco, Luca e Giovanni. Ci sono numerosi passaggi nel VdT (vangelo di Tommaso) che trovano riscontri nell'M Speciale:

Matt 5.10--VdT 69a
Matt 5.14--VdT 32 (= POxy1.7)
Matt 6.2-4--VdT 6,14 (= POxy654.6)
Matt 6.3--VdT 62
Matt 7.6--VdT 93
Matt 10.16--VdT 39
Matt 11.30--VdT 90
Matt 13.24-30--VdT 57
Matt 13.44--VdT 109
Matt 13.45-46--VdT 76
Matt 13.47-50--VdT 8
Matt 15.13--VdT 40
Matt 18.20--VdT 30 (= POxy1.5)
Matt 23.13--VdT 39, 102 (= POxy655.2)
Questo prova una innegabile familiarità con il vangelo di Matteo da parte dell'autore del vangelo gnostico di Tommaso!

Allo stesso modo, il materiale unico in Luca è chiamato "L speciale" in letteratura. Ci sono diversi passaggi nel VdT riferibili al L Speciale:

Luca 11.27-28+ 23: 29--VdT 79
Luca 12.13-14--VdT 72
Luca 12.16-21--VdT 63
Luca 12.49--VdT 10
Luca 17.20-21--VdT 3 (= POxy654.2), 113
L'autore del vangelo di Tommaso ha dunque familiarità anche con il vangelo di Luca!

Poi, ci sono anche diversi passaggi ove appaiono familiarità con il materiale di Giovanni:

Giov 1.9--VdT 24 (= POxy655.24)
Giov 1.14--VdT 28 (= POxy1.28)
Giov 4.13-15--VdT 13
Giov 7.32-36--VdT 38 (= POxy655.38)
Giov 8.12; 9.5--VdT 77
Questo prova la familiarità dell'autore anche rispetto al Vangelo di Giovanni.

Se Tommaso costituisse realmente la raccolta di materiale indipendente più antica, allora come è possibile spiegare la presenza di un numero così considerevole di materiale tratto da Matteo, da Luca, e da Giovanni?
Ciò ci fornisce elementi molto forti per affermare una decisa dipendenza letteraria sulle scritture canoniche del Vangelo.

Il vangelo gnostico di Tommaso è dunque un falso storico, elaborato sulla base del materiale estratto e condensato dai Vangeli canonici, o più probabilmente da alcune riduzioni composte in greco.


IL MESSAGGIO GNOSTICO

Il vangelo di Tommaso è basato sul sistema gnostico, che nel suo complesso non dà alcuno spazio agli insegnamenti di Gesù riguardanti la rivelazione di Dio e la salvezza. La "salvezza" per gli gnostici era la mera conoscenza di sè.

Nel vangelo apocrifo di Tommaso vi è un rifiuto della storia della salvezza, del significato delle profezie bibliche, e di qualunque cosa che dia un'importanza reale al ministero terreno di Gesù centrato sulla sua vittoria sulla morte e sulla resurrezione corporale, e sulla missione universale della sua chiesa per tutti i popoli (anziché per quella elitè spirituale che gli gnostici ritengono di rappresentare) e sulla futura venuta di Gesù per inaugurare un nuovo regno e un nuovo mondo.

In altre parole, la visione della salvezza nel vangelo apocrifo di Tommaso è astorica, atemporale, amateriale, così l'autore rimuove dai quattro Vangeli, cui si ispira, ogni cosa che contraddice questa visione. Severin, per esempio, dimostra convincentemente come l'apocrifo mette insieme tre diverse parabole nei detti 63, 64, e 65 per sviluppare la polemica gnostica contro il "capitalismo", mentre censura rigorosamente nelle parabole qualunque riferimento alla storia della salvezza, e qualche prospettiva escatologica.



"Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio."
(2 Giovanni 1:9)


--------------------------------------------------------------------------------


(Riporto il seguente intervento di un lettore, con le relative risposte, per utilità degli altri lettori)


Lettore: "Nel sito ho letto che non è teorizzabile una precedenza storica del vangelo di Tommaso rispetto a quelli canonici in quanto sono presenti molti passi ripressi da questi ultimi. Ma non è più probabile che sia stato il vangelo di Tommaso ad essere preso d'esempio o come punto di partenza, essendo questo più vicino a quella dottrina cristiana degli albori che era indirizzata alle persone più povere e semplici?"
Come probabilmente sai il VGdT (vangelo gnostico di Tommaso) è stato rinvenuto in una raccolta di documenti gnostici. Tutti i documenti rinvenuti mostrano una chiara e completa dipendenza sia dai Vangeli canonici che da altre tradizioni non cristiane. Questo è già un precedente. Il VGdT non è da meno, e presenta una lunga serie di compressioni, espansioni e adattamenti di materiale proveniente dai Vangeli.
I motivi? Due studiosi, Grant e Freedman, hanno commentato: "Coloro i quali hanno trasmesso questo materiale [VGdT] non facevano parte della comunità Cristiana; non credevano in ciò che la nascente chiesa credeva; essi ricevevano quello che l'apostolo Paolo chiama 'un altro vangelo'. Proclamavano un altro Gesù". Quello Gnostico, appunto.

Uno dei testi ritrovati a Nag Hammâdi, "La Sofia di Gesù Cristo", contiene il classico formato in domande e risposte di Gesù ai discepoli. È stato dimostrato che questo testo in realtà non è altro che la rielaborazione di un testo gnostico del primo secolo avanti Cristo (quindi in origine solo gnosticismo, senza riferimenti cristiani), con l'aggiunta successiva di temi "cristiani" (Gesù e i discepoli, inseriti nel contesto e utilizzati come mezzi per la diffusione degli insegnamenti gnostici). Ciò dovrebbe far riflettere quanti sono disposti ad ascoltare qualunque novità, purché sia estranea ai testi canonici.

I vangeli canonici hanno poi una particolarità che gli gnostici non hanno: l'AT (Antico Testamento) contiene centinaia di profezie che si sono adempiute durante la vita di Gesù e che si trovano nei vangeli canonici. Persone, simboli e riti dell'AT diventano chiari nel NT (Nuovo Testamento), e il NT è contenuto sotto simboli nell'AT... E' una coerenza presente solo negli scritti ispirati. Niente di tutto questo per gli gnostici che, lo ricordo, non nascono come testi cristiani, ma sfruttano il "filone" del cristianesimo come via di diffusione, un po' come hanno fatto il culto romano di Mitra e simili.

Il VGdT comunque non è unico "Tommaso". Diversi studiosi hanno rilevato che il VGdT potrebbe basarsi anche sul Libro di Tommaso e sugli Atti di Tommaso, entrambi apocrifi di provenienza siriana (come pure il VGdT). Questo naturalmente non depone a favore della presunta vicinanza del VGdT al cristianesimo degli albori.


Lettore: "Penso che sia più probabile che ci sia una presenza di Tommaso in tutti gli evangelisti che il contrario, anche i suoi motti sono privi di tutti quei ragionamenti filosofici e dogmatici, presenti soprattutto nel vangelo di Luca, che ritengo troppo distanti dalle persone a cui erano indirizzati."
Mi pare che il VGdT presenti temi tutt'altro che vicini alle persone: esoterismo, sapere occulto da decifrare, riferimenti ad alcune tipiche tradizioni gnostiche...
Luca era un medico che, a differenza degli altre tre evangelisti, è l'unico a non essere un testimone oculare, ma ha fatto comunque parte del gruppo degli apostoli (cfr. Colos. 4:14, 2 Tim. 4:11, Filemone 24) e ha scritto il libro degli Atti.
Se con "ragionamenti filosofici e dogmatici" ti riferisci alle parabole di Gesù, esse non sono una peculiarità di Luca. Gesù ha parlato in parabole come era stato profetizzato dall'Antico Testamento, per un motivo preciso (che non è il sapere gnostico). E non c'è insegnamento di Gesù che non sia comprensibile alle persone cui ti riferisci, proprio perché gli insegnamenti di Gesù non vanno studiati come un testo di storia o come dottrine o aforismi, insomma esclusivamente con l'intelletto e lo studio. Senza la guida dello Spirito Santo di Dio, la Bibbia intera rimane un libro chiuso. Gesù ebbe a dire: "È lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita" (Giovanni 6:63).

Nella comunità che frequento, che si trova in una periferia abbastanza povera, ci sono diverse persone che non hanno neppure la terza media, eppure ti confesso che spesso proprio loro comprendono la Parola di Dio meglio e più profondamente di un teologo. La chiave non è né il sapere iniziatico, né anni di studi in seminario, né diplomi o lauree di qualche tipo, ma semplicemente accostarsi con un cuore semplice, e con tutto il cuore, a Gesù e riceverLo personalmente nella propria vita, perché Lui non è una figura del passato, ma è vivente e potente oggi come ieri.

Come disse Gesù: "Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli." (Matteo 11:25, Luca 10:21). "In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli." (Matteo 18:3).

Riguardo alla questione della datazione, elenco di seguito alcune motivazioni per cui il VGdT (vangelo gnostico di Tommaso) si dimostra essere un documento compilato successivamente ai Vangeli canonici.

Il VGdT, ad esempio:

1) Usa tipici elementi redazionali degli scrittori dei Vangeli. Le prove raccolte indicano un'evidente familiarità con i Vangeli di Matteo, Luca e di Giovanni (puoi trovare l'elenco dei paralleli nel seguente libro, in lingua inglese: Grant, Robert M. e David Noel Freedman, "The Secret Sayings of Jesus According to the Gospel of Thomas", Fontana Books, 1960, pagine 103-104). Considerate le relazioni tra il VGdT e altri documenti, è evidente che non può essere stato redatto prima dei Vangeli canonici.

2) Usa passaggi (tradizioni) che sono unici e provenienti da uno specifico Vangelo (uno studioso, Miller, ha estratto dal VGdT un lungo elenco di elementi unici provenienti dai Vangeli). L'autore del VGdT era quindi familiare con la forma finale dei Vangeli. Come è possibile allora datare il VGdT a un'epoca precedente?

3) Riguardo al fatto che il VGdT abbia una forma che è considerata "più primitiva", faccio un esempio: Tommaso 9 contiene la parabola del seminatore, ma manca però dell'interpretazione data da Gesù nei Vangeli canonici. Questo perché gli Gnostici ritenevano che la salvezza si raggiungesse attraverso l'interpretazione occulta degli insegnamenti (come è indicato chiaramente all'inizio del VdT: "chiunque trova l'interpretazione di questi detti non passerà per la morte") e ovviamente, se l'interpretazione fosse stata offerta dal testo stesso, non ci sarebbe più stato alcun segreto da "decifrare"!
Uno studioso, Montefiore, ha osservato che "probabilmente il motivo per cui i dettagli allegorici non sono inclusi nel testo di Tommaso, e non vengono aggiunte spiegazioni allegoriche alle parabole, è da ricercarsi nel desiderio di riservare la 'vera' interpretazione spirituale dei detti ai soli iniziati gnostici".

4) Il VdT tende a "nascondere" e a rendere meno univoci gli insegnamenti di Gesù, in linea con l'abitudine gnostica di rendere le cose occulte e poco comprensibili ai non iniziati (tra l'altro anche il formato in detti e "domande e risposte", che è tipico degli insegnamenti gnostici, si trova in buona quantità nel VdT).

5) Una nota studiosa dello Gnosticismo, Elaine Pagels, ha rilevato che il VGdT "afferma di trasmettere insegnamenti che Gesù non dava in pubblico. Ciò sarebbe incomprensibile se il lettore non sapesse di Gesù e dei suoi insegnamenti". In altre parole, l'esistenza di presunti "insegnamenti segreti", implica l'esistenza e la diffusione di quelli pubblici prima. Come possono gli insegnamenti Gnostici aver preceduto quelli riportati nei Vangeli?

6) Il VGdT presenta insegnamenti non certamente attribuibili a Gesù o agli apostoli, ma una tradizione esoterica, del tutto estranea al messaggio del Vangelo cristiano. Ad esempio, nel VGdT, Pietro pensa che Maria Maddalena debba lasciare il gruppo dei discepoli "perché le donne non sono degne della Vita". Gesù gli risponde: "In verità la guiderò fino a che diventi maschio, così che possa diventare anche lei uno spirito vivente come voi che siete maschi. Perché ogni donna che diventerà maschio entrerà nel Regno dei Cieli". Cosa hanno a che fare l'ermetismo e il tema esoterico dell'androgino, con gli insegnamenti che Gesù amava rivolgere ai semplici di cuore? "Non ho mai detto nulla di nascosto" (Gv 18,20)!

In conclusione cito Grant e Freedman: il VGdT è "probabilmente la più antica testimonianza che abbiamo delle prime alterazioni al Cristianesimo da parte di coloro i quali volevano creare un Gesù a loro stessa immagine". Il VGdT "in conclusione testimonia non quello che Gesù ha detto, ma quello che degli uomini avrebbero voluto che avesse detto".

Per approfondire ulteriormente puoi leggere anche il seguente studio (in lingua inglese): http://www.iclnet.org/pub/resources/text/cri/cri-jrnl/web/crj0088a.html

Una domanda vorrei farla anch'io: perché tante persone cercano la verità il più lontano possibile dalla Sacra Scrittura? Intendo dire: piuttosto che nei vangeli canonici, si cerca nei vangeli gnostici; invece che nei libri canonici, si cerca nei libri apocrifi. La scusa di molti è ciò che ha fatto o ha detto la chiesa cattolica. Si sospetta, si pensa, si dubita... Eppure la chiesa cattolica è solo UNA chiesa, quella con sede a Roma. Indipendentemente da questo, tutta la Chiesa Cristiana usa la Sacra Scrittura: abbiamo più di 24000 copie del testo originale del NT, un numero superiore a qualsiasi altro testo tramandatoci dal passato. La Bibbia non è monopolio del papa o dei protestanti o di altre persone che avrebbero interesse a ingannare le persone (e, se così fosse, aggiungo io, prima di tutto se stesse). Non sarà che non si è preso seriamente in considerazione e con sincerità di cuore il "vecchio" Vangelo?



http://camcris.altervista.org/gnostici.html

LO GNOSTICISMO



CAMMINO CRISTIANO

Lo Gnosticismo

1. Lo gnosticismo nell'antichità
Con il termine "gnosticismo" si designa un gruppo di correnti filosofico-religiose dell'antichità, che hanno avuto la loro massima diffusione nei secoli II e III d.C. nei maggiori centri culturali dell'area mediterranea, come Roma e Alessandria d'Egitto. In certi casi si tratta di scuole fondate da personaggi noti, come Basilide, Marcione o Valentino - tutti vissuti nel secolo II -, in altri casi di gruppi di cui non si conoscono i fondatori e la cui denominazione deriva da elementi dottrinali: per esempio, gli ofiti attribuiscono un ruolo importante al serpente, in greco ofis; i cainiti si richiamano a Caino, e così via.

E' appurato che lo gnosticismo non ha origine da una degenerazione del cristianesimo, ma invia ad elementi derivati da varie religioni misteriche, dalle correnti magico-astrologiche dell'Oriente, dall'ermetismo, alla qabbalah e dal giudaismo alessandrino (Aristobulo, Filone), dalle filosofie ellenistiche. Questo insieme dottrinario, tutt'altro che coerente e compatto, ha poi trovato nel cristianesimo il suo punto di approdo. Si suole inoltre distinguere una gnosi volgare (Cerinto, Carpocrate, Simon Mago, Menandro), divisa anche in numerosissime sette (che, non richiamandosi ad alcun caposcuola, vengono dette in generale degli ofiti per il comune culto del serpente, ma anche dei barbelioti, perati, cainiti ecc.), in cui prevalgono le pratiche magiche e gli elementi astrologia Iranico-babilonese; e una gnosi dotta, che ha il suo centro principale ad Alessandria ed ti rappresentata da figure in cui è notevole l'impegno speculativo (Basilide, Valentino, Marcione).

Elemento comune alle varie tendenze gnostiche è l'insistenza sull'elemento «conoscitivo», inteso come illuminazione riservata a pochi iniziati, in virtù della quale essi pervengono alla visione del divino e alla loro personale salvezza; di fronte a questa conoscenza privilegiata, la fede non riveste alcuna importanza. Altro elemento comune è l'esasperato dualismo di spirito e materia, anima e corpo, che produce sia atteggiamenti spiccatamente ascetici sia il rifiuto di ogni legge morale (considerata indifferente e «inferiore» alla gnosi), donde una totale libertà di godimento, in particolare dei piaceri sessuali. Le dottrine gnostiche di maggiore impegno speculativo fanno largo uso del concetto neoplatonico di emanazione.

Fino al ritrovamento nel 1945 a Nag Hammadi, nell'Alto Egitto, di un'intera biblioteca gnostica, gli studiosi disponevano di scarsi testi originali e integrali, ritrovati nel corso del tempo, e le fonti per lo studio delle teorie gnostiche erano costituite per lo più da descrizioni e da citazioni contenute nelle confutazioni da parte di autori cristiani, che scrivono in difesa dell'ortodossia, come Ireneo, vescovo di Lione (sec. II) nell'opera Denuncia e confutazione della pseudo-gnosi.

Il cristianesimo nei primi secoli fu attaccato dallo gnosticismo tanto dall'esterno, cioè da movimenti che si ponevano dichiaratamente in posizione alternativa a esso, quanto dall'interno, da gruppi che cercavano d'infiltrarsi in ambienti cristiani con false dottrine rifacendosi talvolta a scritti come i vangeli apocrifi - cioè non riconosciuti dalla Chiesa Cristiana.


2. Dualismo radicale
Un carattere fondamentale dello gnosticismo è il dualismo radicale. Anche nelle Sacre Scritture esiste un dualismo fra Dio creatore da una parte e l'uomo e l'universo dall'altra, ma tanto la creatura quanto il creato corrispondono a un progetto divino e questo conferisce loro dignità: l'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, e la creazione contiene l'impronta del creatore. Per lo gnosticismo, invece, esiste una differenza abissale fra Dio e la realtà materiale: lo spirito è sostanzialmente estraneo all'universo e il rapporto con il mondo materiale non può contribuire in nessun modo all'elevazione spirituale dell'uomo.

Gli studiosi distinguono due tipi principali di dualismo gnostico: il tipo iranico ammette la contrapposizione di due princìpi in lotta fra di loro e considera il mondo materiale come il dominio di una potenza negativa, mentre la speculazione siriaco-egizia - secondo lo storico delle religioni e filosofo Hans Jonas (1903-1993) - fa "derivare il dualismo stesso, e la conseguente situazione del divino nel sistema di creazione, dall'unica e indivisa fonte dell'essere, per mezzo di una genealogia di stati divini personificati che si evolvono l'uno dall'altro e descrivono il progressivo oscuramento della Luce originaria in categorie di colpa, errore e fallimento. Questa interna "involuzione" divina termina nella decadenza completa dell'alienazione di sé che è questo mondo".

Caratteristica di molti sistemi gnostici è pure la descrizione mitologica dei passaggi intermedi. Tanto ammettendo un processo di degenerazione o di "devoluzione", con la comparsa di uno stato inferiore, quanto la creazione da parte di un essere malvagio, il demiurgo, né la creazione del mondo né l'ordine di natura corrispondono alla volontà dell'Essere Supremo. Le leggi di natura sarebbero dettate dal demiurgo che, orgoglioso del proprio dominio, cerca d'indurre l'uomo a riprodursi, aumentando e prolungando la condizione di alienazione dello spirito nella materia.


3. Dualismo antropologico

All'irriducibilità fra Essere Supremo e natura corrisponde quella fra spirito e materia, e, a livello antropologico, fra anima e corpo. Lo spirito corrisponde a una particella divina, con la vocazione a riunirsi all'Essere Supremo e quindi eterna, mentre il corpo costituisce solo il carcere in cui l'anima è prigioniera o esiliata, ed è destinato a dissolversi nel nulla.

Certi sistemi gnostici inseriscono questa teoria in una visione astrologica, del tutto pagana, basata sulla concezione geocentrica. Per unirsi al corpo lo spirito deve arrivare sulla terra e attraversare una dopo l'altra le sfere dei pianeti. In questa "caduta" nel mondo sublunare, prima di penetrare nel corpo materiale, lo spirito riceve una specie d'involucro, il "corpo astrale", che cresce al passaggio da ogni sfera planetaria. Alla fine lo spirito risulta rivestito, occultato da queste stratificazioni, che sono il presupposto delle corrispondenze cosmiche e delle influenze astrali condizionanti l'esistenza umana.

Nella condizione terrena l'uomo avrebbe dimenticato la sua origine e si troverebbe come in uno stato di ebbrezza, di sonno o di oblio, che lo porterebbe ad assoggettarsi alle leggi demiurgiche della natura e alle influenze cosmiche. Per alcuni sistemi gnostici non tutti gli uomini sarebbero in grado di pervenire alla conoscenza, alla gnosi, e quindi di superare la condizione di alienazione. Secondo il sistema valentiniano, per esempio, gli uomini per nascita sono di tre tipi diversi: gli "spirituali" hanno la possibilità di pervenire alla conoscenza e, una volta arrivati a tale livello, sono al di sopra delle leggi; gli "psichici" hanno bisogno per la loro realizzazione delle leggi e delle dottrine di una religione, mentre gli "ilici" sono incapaci di superare i condizionamenti materiali. Solo con un atto di ricordo o di risveglio l'uomo, o almeno chi ha la necessaria vocazione, può riconoscere la propria natura spirituale e affrontare la via della liberazione progressiva dai condizionamenti subiti al passaggio di ogni sfera. Questo è possibile per mezzo di un processo descritto come ascesa dell'anima, in cui l'adepto, percorrendo a ritroso l'itinerario della caduta, deve affrontare a ogni sfera gli esseri spirituali a essa preposti, gli arconti, e riuscire a passare grazie alle formule e alle parole di passo apprese nell'iniziazione gnostica.

In questo processo l'uomo deve staccarsi anche dagli elementi materiali della propria individualità, riconoscendo che il proprio spirito è solamente una scintilla dell'Essere Supremo e a esso identico, in altri termini di essere egli stesso Dio.

La concezione negativa dell'esistenza terrena e della vita condiziona profondamente anche i rapporti fra i sessi. Il piacere sessuale è visto come una specie di esca con cui il demiurgo induce l'uomo a riprodursi, e così lo gnostico deve astenersi da ogni attività sessuale, oppure evitare di procreare. Effettivamente nei movimenti gnostici si possono osservare tanto un ascetismo radicale quanto il libertinismo, comportamenti opposti ma che presentano un elemento comune: il disprezzo per la vita.


4. Il rifiuto della narrazione biblica

L'identificazione del Dio creatore, benigno e giusto della Bibbia, con il demiurgo, quindi con una figura negativa, maligna e perversa, comporta pure un rovesciamento nella valutazione dei singoli personaggi biblici, il che porta ad aberrazioni come l'idealizzazione di chi ha infranto le leggi del Creatore (ad esempio, Caino).
Il paradiso terrestre diventa una specie di giardino incantato in cui il Dio biblico tiene Adamo ed Eva nell'ignoranza. Nell'Apocrifo di Giovanni, si legge addirittura che Gesù Cristo il Salvatore incita i progenitori a mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, con un'interpretazione che introduce una netta frattura fra il Dio creatore dell'Antico Testamento e il Salvatore che proclama l'emancipazione dalla Legge.

Se alcuni studiosi hanno considerato eccessivo e di parte l'impegno degli apologisti cristiani nel combattere lo gnosticismo e nel considerarlo estraneo al cristianesimo, nonostante le pretese di alcuni gruppi di rappresentarne addirittura la tradizione più autentica, i ritrovamenti di Nag Hammadi confermano le tesi degli apologisti. Ad esempio, uno dei testi ritrovati è La Sofia di Gesù Cristo, in cui viene descritto Cristo che ammaestra alcuni discepoli rispondendo alle loro domande: ebbene, risulta essere trascrizione in forma di dialogo di un testo gnostico più antico, Eugnosto il Beato, forse risalente al primo secolo a.C., quindi conferma l'origine precristiana o almeno non cristiana di temi fondamentali per lo gnosticismo, anche prescindendo dal fatto che contatti secolari con il cristianesimo possono aver portato a una certa cristianizzazione di un gnosticismo originariamente estraneo a esso.


5. Implicazioni sociali

Le teorie gnostiche non sono prive di conseguenze sociali: infatti, se la concezione della realtà terrena come "acosmica", "senza ordine", mette in discussione l'esistenza del diritto naturale, il giudizio negativo sulla vita e sulla procreazione mina le basi stesse della società, della famiglia e della civiltà in genere.


6. Elementi gnostici nel Medioevo e nel mondo moderno

Se la rilevanza dello gnosticismo declina a partire dal secolo IV, dopo il quale per gli studiosi non si può più parlare di gnosticismo in senso vero e proprio, il fenomeno sopravvive anche in quelli successivi, assume nuove forme e raggiunge talvolta dimensioni inquietanti, come con i catari. Scienze pagane come l'alchimia e l'astrologia, nonché la pubblicazione da parte dell'umanista Marsilio Ficino (1433-1499), nel 1463, del Corpus Hermeticum, una raccolta di scritti sapienziali di epoca ellenistica attribuiti a Ermete Trismegisto, contribuiscono alla diffusione di temi gnostici nella cultura rinascimentale.

In epoca contemporanea oltre a movimenti, per lo più elitari, che si richiamano esplicitamente a correnti gnostiche del passato, non sono mancati tentativi d'identificare caratteri gnostici in fenomeni culturali moderni anche molto diversi: dalla mancanza di senso dell'esistenza terrena, come nel caso del nichilismo oppure dell'esistenzialismo, al rifiuto di accettare la realtà naturale con progetti d'interventi radicali, come nel caso delle manipolazioni genetiche.


http://camcris.altervista.org/gnosticismo.html

mercoledì 22 aprile 2009

LO GNOSTICISMO

Lo gnosticismo
Saggio di Ermanno Pavesi

1. Lo gnosticismo nell’antichità

Marcione

Con il termine "gnosticismo" si designa un gruppo di correnti filosofico-religiose dell’antichità, che hanno avuto la loro massima diffusione nei secoli II e III dell’era cristiana nei maggiori centri culturali dell’area mediterranea, come Roma e Alessandria d’Egitto. In certi casi si tratta di scuole fondate da personaggi noti, come Basilide, Marcione o Valentino — tutti vissuti nel secolo II —, in altri casi di gruppi di cui non si conoscono i fondatori e la cui denominazione deriva da elementi dottrinali: per esempio, gli ofiti attribuiscono un ruolo importante al serpente, in greco ofis; i cainiti si richiamano a Caino, e così via.

Fino al ritrovamento nel 1945 a Nag Hammadi, nell’Alto Egitto, di un’intera biblioteca gnostica, gli studiosi disponevano di scarsi testi originali e integrali, ritrovati nel corso del tempo, e le fonti per lo studio delle teorie gnostiche erano costituite per lo più da descrizioni e da citazioni contenute nelle confutazioni da parte di autori cristiani, che scrivono in difesa dell’ortodossia, come sant’Ireneo, vescovo di Lione (sec. II) nell’opera Denuncia e confutazione della pseudo-gnosi.

Il cristianesimo nei primi secoli è minacciato dallo gnosticismo tanto dall’esterno, cioè da movimenti che si pongono dichiaratamente in posizione alternativa a esso, quanto dall’interno, da gruppi che cercavano d’infiltrarsi in ambienti cristiani rifacendosi talvolta a scritti, come i vangeli apocrifi — cioè non riconosciuti nella Chiesa come ispirati —, ritenuti più autorevoli dei vangeli canonici: questi ultimi raccoglierebbero gl’insegnamenti di Gesù alle masse e avrebbero un carattere essoterico, mentre testi come La Sofia di Gesù Cristo o l’Apocrifo di Giovanni conterrebbero una dottrina rivelata da Gesù ad alcuni apostoli o a discepoli e destinata solo a pochi adepti.

2. Dualismo radicale

Un carattere fondamentale dello gnosticismo è il dualismo radicale. Anche nella tradizione biblica esiste un dualismo fra Dio creatore da una parte e l’uomo e l’universo dall’altra, ma tanto la creatura quanto il creato corrispondono a un progetto divino e questo conferisce loro dignità: l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, e la creazione contiene l’impronta del creatore. Per lo gnosticismo, invece, esiste una differenza abissale fra Dio e la realtà materiale: lo spirito è sostanzialmente estraneo all’universo e il rapporto con il mondo materiale non può contribuire in nessun modo all’elevazione spirituale dell’uomo.

Gli specialisti distinguono due tipi principali di dualismo gnostico: il tipo iranico ammette la contrapposizione di due princìpi in lotta fra di loro e considera il mondo materiale come il dominio di una potenza negativa, mentre la speculazione siriaco-egizia — secondo lo storico delle religioni e filosofo Hans Jonas (1903-1993) — fa "[…] derivare il dualismo stesso, e la conseguente situazione del divino nel sistema di creazione, dall’unica e indivisa fonte dell’essere, per mezzo di una genealogia di stati divini personificati che si evolvono l’uno dall’altro e descrivono il progressivo oscuramento della Luce originaria in categorie di colpa, errore e fallimento. Questa interna "involuzione" divina termina nella decadenza completa dell’alienazione di sé che è questo mondo".

Caratteristica di molti sistemi gnostici è pure la descrizione mitologica dei passaggi intermedi. Tanto ammettendo un processo di degenerazione o di "devoluzione", con la comparsa di uno stato inferiore, quanto la creazione da parte di un essere malvagio, il demiurgo, né la creazione del mondo né l’ordine di natura corrispondono alla volontà dell’Essere Supremo. Le leggi di natura sarebbero dettate dal demiurgo che, orgoglioso del proprio dominio, cerca d’indurre l’uomo a riprodursi, aumentando e prolungando la condizione di alienazione dello spirito nella materia.

3. Dualismo antropologico

Origene

All’irriducibilità fra Essere Supremo e natura corrisponde quella fra spirito e materia, e, a livello antropologico, fra anima e corpo. Lo spirito corrisponde a una particella divina, con la vocazione a riunirsi all’Essere Supremo e quindi eterna, mentre il corpo costituisce solo il carcere in cui l’anima è prigioniera o esiliata, ed è destinato a dissolversi nel nulla.

Certi sistemi gnostici inseriscono questa teoria in una visione astrologica basata sulla concezione geocentrica. Per unirsi al corpo lo spirito deve arrivare sulla terra e attraversare una dopo l’altra le sfere dei pianeti. In questa "caduta" nel mondo sublunare, prima di penetrare nel corpo materiale, lo spirito riceve una specie d’involucro, il "corpo astrale", che cresce al passaggio da ogni sfera planetaria. Alla fine lo spirito risulta rivestito, occultato da queste stratificazioni, che sono il presupposto delle corrispondenze cosmiche e delle influenze astrali condizionanti l’esistenza umana.

Nella condizione terrena l’uomo avrebbe dimenticato la sua origine e si troverebbe come in uno stato di ebbrezza, di sonno o di oblio, che lo porterebbe ad assoggettarsi alle leggi demiurgiche della natura e alle influenze cosmiche. Per alcuni sistemi gnostici non tutti gli uomini sarebbero in grado di pervenire alla conoscenza, alla gnosi, e quindi di superare la condizione di alienazione. Secondo il sistema valentiniano, per esempio, gli uomini per nascita sono di tre tipi diversi: gli "spirituali" hanno la possibilità di pervenire alla conoscenza e, una volta arrivati a tale livello, sono al di sopra delle leggi; gli "psichici" hanno bisogno per la loro realizzazione delle leggi e delle dottrine di una religione, mentre gli "ilici" sono incapaci di superare i condizionamenti materiali.

Solo con un atto di ricordo o di risveglio l’uomo, o almeno chi ha la necessaria vocazione, può riconoscere la propria natura spirituale e affrontare la via della liberazione progressiva dai condizionamenti subiti al passaggio di ogni sfera. Questo è possibile per mezzo di un processo descritto come ascesa dell’anima, in cui l’adepto, percorrendo a ritroso l’itinerario della caduta, deve affrontare a ogni sfera gli esseri spirituali a essa preposti, gli arconti, e riuscire a passare grazie alle formule e alle parole di passo apprese nell’iniziazione gnostica.In questo processo l’uomo deve staccarsi anche dagli elementi materiali della propria individualità, riconoscendo che il proprio spirito è solamente una scintilla dell’Essere Supremo e a esso identico, in altri termini di essere egli stesso Dio.

La concezione negativa dell’esistenza terrena e della vita condiziona profondamente anche i rapporti fra i sessi. Ammesso che il piacere sessuale è una specie di esca con cui il demiurgo induce l’uomo a riprodursi, lo gnostico ha due possibilità: astenersi da ogni attività sessuale, oppure svincolare la sessualità dalla riproduzione, per poter godere del piacere sessuale evitando però di procreare. Effettivamente nei movimenti gnostici si possono osservare tanto un ascetismo radicale quanto il libertinismo, comportamenti opposti ma che presentano un elemento comune: il disprezzo per la vita.

4. Il rifiuto della tradizione biblica

L’identificazione del Dio creatore della Bibbia con il demiurgo, quindi con una figura negativa, comporta pure un rovesciamento nella valutazione dei singoli personaggi biblici, con l’idealizzazione di chi ha infranto le leggi del Creatore, come Caino. Il paradiso terrestre diventa una specie di giardino incantato in cui il Dio biblico tiene Adamo ed Eva nell’ignoranza. Nell’Apocrifo di Giovanni lo stesso Cristo Salvatore incita i progenitori a mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, con un’interpretazione che introduce una netta frattura fra il Dio creatore dell’Antico Testamento e il Salvatore che proclama l’emancipazione dalla Legge.

Se alcuni studiosi hanno considerato eccessivo e di parte l’impegno degli apologisti cristiani nel combattere lo gnosticismo e nel considerarlo estraneo al cristianesimo, nonostante le pretese di alcuni gruppi di rappresentarne addirittura la tradizione più autentica, i ritrovamenti di Nag Hammadi confermano le tesi degli apologisti. Per esempio, uno dei testi ritrovati è La Sofia di Gesù Cristo, in cui Cristo ammaestra alcuni discepoli rispondendo alle loro domande: ebbene, risulta essere trascrizione in forma di dialogo di un testo gnostico più antico, Eugnosto il Beato, forse risalente al secolo I a. C., quindi conferma l’origine precristiana o almeno non cristiana di temi fondamentali, anche prescindendo dal fatto che contatti secolari con il cristianesimo possono aver portato a una certa cristianizzazione di un gnosticismo originariamente estraneo a esso.

5. Implicazioni sociali

Le teorie gnostiche non sono prive di conseguenze sociali: infatti, se la concezione della realtà terrena come "acosmica", "senza ordine", mette in discussione l’esistenza del diritto naturale, il giudizio negativo sulla vita e sulla procreazione mina le basi stesse della società, della famiglia e della civiltà in genere. Quindi, lo gnosticismo non è solamente alternativo al cristianesimo, ma anche al pensiero greco e al diritto romano.L’affermazione del cristianesimo sullo gnosticismo non rappresenta quindi solo una questione interna della Chiesa, ma il punto di partenza per la formazione di una nuova civiltà, quella cristiana, con il riconoscimento del valore tanto dell’ordine spirituale quanto di quello temporale.Per questo il politologo Eric Voegelin (1901-1985) interpreta la secolarizzazione dell’Occidente cristiano come effetto dell’azione di una serie di movimenti rivoluzionari, fra i quali annovera la Riforma protestante, la Rivoluzione francese e il marxismo, in cui ritiene di riconoscere tratti comuni gnostici.

6. Elementi gnostici nel Medioevo e nel mondo moderno

Se la rilevanza dello gnosticismo declina a partire dal secolo IV, dopo il quale per gli studiosi non si può più parlare di gnosticismo in senso vero e proprio, il fenomeno sopravvive anche in quelli successivi, assume nuove forme e raggiunge talvolta dimensioni inquietanti, come con i catari. Scienze come l’alchimia e l’astrologia nonché la pubblicazione da parte dell’umanista Marsilio Ficino (1433-1499), nel 1463, del Corpus Hermeticum, una raccolta di scritti sapienziali di epoca ellenistica attribuiti a Ermete Trismegisto, contribuiscono alla diffusione di temi gnostici nella cultura rinascimentale.

In epoca contemporanea oltre a movimenti, per lo più elitari, che si richiamano esplicitamente a correnti gnostiche del passato, non sono mancati tentativi d’identificare caratteri gnostici in fenomeni culturali moderni anche molto diversi: dalla mancanza di senso dell’esistenza terrena, come nel caso del nichilismo oppure dell’esistenzialismo, al rifiuto di accettare la realtà naturale con progetti d’interventi radicali, come nel caso delle manipolazioni genetiche. Caratteri gnostici si possono osservare anche in una certa mitologia relativa a Internet: se "[…] la pretesa gnostica — come scrive Giovanni Cantoni — sta nel ricostruire il reale attribuendo un diverso statuto ontologico a "enti di ragione" o a "opere di fantasia"", Internet fornisce la possibilità di modificare la realtà in modo più radicale di quanto sia stato finora possibile per mezzo dell’ideologia o della manipolazione creando una realtà virtuale in cyberspace, in cui ciascuno può "navigare", svincolato dai limiti del corpo.

Diffusione della gnosi nel I° secolo
Eduard Lohse, L'ambiente del Nuovo Testamento,Brescia 1993.
C.E.S.N.U.R., Enciclopedia delle religioni in Italia, Leumann 2001.

Lo gnosticismo antico era un insieme di sistemi caratterizzato da un dualismo che oppone lo spirito e la materia, con un deciso «anti-cosmismo» che svaluta radicalmente il mondo visibile, ridotto a regno del male e delle tenebre.
Se tutti gli gnostici sono d'accordo su una svalutazione dualistica del mondo e della materia, le scuole si dividono quando si tratta di valutare i rapporti fra i due principi.
Nei sistemi classici dello gnosticismo, il dualismo si risolve in un monismo, in quanto il male non è un principio originario ma il risultato di una qualche degradazione o caduta nel mondo del bene.
Verso l'idea di due principi originari si orienta invece il manicheismo, che alcuni considerano una religione successiva del tutto indipendente dallo gnosticismo, mentre altri lo ritengono piuttosto uno gnosticismo tardivo.

Tutti i sistemi gnostici propongono un mito cosmologico che come è spesso stato notato ha un carattere «parassitario» in quanto nasce dalla rilettura gnostica di temi mitologici preesistenti: iranici, greci, ebraici, cristiani. I miti gnostici sono insieme ricchissimi e diversissimi da scuola a scuola, ma quasi sempre comprendono tre fasi: una unità originaria indistinta (pleroma), dove da un dio originario e inconoscibile sono emanate coppie di esseri celesti «eoni», parola che in alcuni sistemi indica anche un'epoca nella storia del mondo); la «caduta» fuori da questa unità di uno o più esseri celesti, con la successiva nascita di un dio malvagio (demiurgo) che, direttamente o tramite i suoi collaboratori (arconti), crea il mondo materiale; la presenza nell'uomo di una scintilla divina che può essere ravvivata, permettendo ad alcuni di risalire dal mondo della materia e della finitudine fino al mondo divino delle origini. In molte mitologie gnostiche (ma non in tutte) è un eone femminile, Sophia, che esce dal limite del pleroma per ignoranza o per curiosità, causando ultimamente la nascita del mondo materiale. Il mito di Sophia è tuttavia estremamente complicato, e molto diverso nei vari sistemi antichi che ne parlano. In alcuni troviamo due Sophia: la maggiore, cui sarà concesso di ritornare nel pleroma; e la minore, che dovrà rimanerne al di fuori. In alcuni sistemi c'è anche una terza Sophia, una Sophia terrestre che erra nella storia degli uomini incarnandosi periodicamente in corpi di donna. Un'altra parola che dà spesso luogo a equivoci è Abraxas o Abrasax. Inteso (più raramente) come nome del Dio originario, nella maggior parte delle fonti gnostiche èpiuttosto il nome del cattivo demiurgo.
Varie sono anche le spiegazioni relative alla presenza nell'uomo di una scintilla divina. Il demiurgo e gli arconti, da parte loro, non avrebbero potuto creare che un uomo totalmente legato alla materia e alle tenebre.
Tuttavia varie spiegazioni mitologiche dall'intervento di esseri del mondo celeste all'apparizione improvvisa di un modello divino che influenza i creatori spiegano come, contro la volontà delle potenze creatrici, l'uomo nasca con una componente divina che potrà essere risvegliata.
L'antropologia è tuttavia complicata, e presenta tre categorie di uomini: gli «spirituali» o «pneumatici», gli unici veramente in grado di accedere alla conoscenza (gnosi) necessaria perché la scintilla divina sia rianimata; gli «psichici», che possono accostarsi alla gnosi solo parzialmente e con grande difficoltà; e gli «ilici», gli uomini irrimediabilmente legati alla materia cui la gnosi rimane preclusa. Ne derivano due conseguenze: un certo elitismo, per la netta discriminazione fra varie categorie di uomini;e un marcato individualismo, in quanto ciascuno si occuperà della propria auto-redenzione attraverso la coltivazione della sua scintilla interiore più che dei problemi della comunità o della collettività.

La gnosi simoniana

Lo stesso Nuovo Testamento testimonia che una gnosi precristiana aveva già trovato larga diffusione: questo è un dato importante per la storia delle religioni, poiché la data di composizione degli scritti neotestamentari si situa tra la seconda metà del primo secolo e, per un piccolo numero di essi, l'inizio del secondo secolo d.c. Se in questi documenti databili con una certa precisione si riscontrano quindi precisi riferimenti a concezioni gnostiche o accenti polemici nei loro confronti, si ha una base sicura per la datazione di motivi che appariranno con più evidenza nelle comunità gnostiche del secondo secolo d.c. costituitesi nell'ambito della chiesa antica.
Negli Atti degli Apostoli si racconta che, subito dopo la costituzione della comunità primitiva, il messaggio cristiano fu portato in Samaria, dove i primi apostoli si scontrarono con un mago di nome Simone, che aveva sedotto il popolo affermando di essere qualcuno di grande (Atti 8,9). La sua attività aveva ottenuto un successo straordinario, «poiché tutti, grandi e piccoli, si univano a lui e dicevano: 'Quest'uomo è la potenza di Dio, quella che viene detta la Grande'» (Atti 8,10). Stando al racconto degli Atti, Simone era uno stregone; impressionato dal fatto che i cristiani potevano compiere segni e prodigi straordinari, si unì a loro (Atti 8,9-24).
Dietro la narrazione offerta ci degli Atti possiamo intravedere uno dei primi scontri tra la dottrina gnostica e la predicazione cristiana. Infatti l'affermazione di essere la «grande Potenza» non può venire intesa semplicemente come espressione dell' opinione personale di un mago, ma indica piuttosto la pretesa di essere il portatore di una rivelazione divina.
Gli scritti polemici con i quali i Padri della chiesa Giustino, Ireneo c Tertulliano si scagliano nel secondo secolo d.c. contro la gnosi simoniana mostrano che da questo Simone apparso in Samaria sorse un movimento che fece adepti non solo in Palestina, ma anche a Roma, rivelando l'aspetto espressamente gnostico di questa dottrina. Prescindendo dalle differenti elaborazioni subite dalla tradizione nel corso del tempo, in tutte le descrizioni risalta il carattere rigorosamente dualistico della gnosi simoniana.

La divina ennoia ( = il pensiero) era originariamente vicina al Padre del tutto come principio femminile, ma cadde in potere delle potenze demoniache e vagò da un corpo femminile all' altro, finché finì nel corpo di Elena, che si trovava in un bordello di Tiro. La sua degradazione raffigura la prigionia dell' anima umana, perduta senza speranza se non viene soccorsa dall'esterno. Il Dio altissimo allora s'impietosisce e scende in persona a liberarla: la potenza divina si manifesta in Simone, che libera l'ennoia nelle sembianze di Elena e la riconduce alla sua destinazione celeste.

Sebbene non si possa stabilire con certezza in quale misura i tratti della gnosi simoniana possano risalire al Simone di Samaria storico, già gli scarsi cenni degli Atti lasciano intravedere i lineamenti gnostici della sua dottrina. Non è casuale che il movimento simoniano sia sorto in ambito samaritano, dove influssi storicoreligiosi di vario genere poterono unirsi a tradizioni giudaiche non rispondenti ai severi criteri dell'ortodossia, così da potersi sviluppare più liberamente.
L'esempio della gnosi simoniana mostra come concezioni elaborate ai margini del giudaismo abbiano avuto una parte non trascurabile nella formazione della dottrina gnostica. Non si può tuttavia affermare che il movimento gnostico, così largamente diffuso, abbia un'unica origine samaritana: l'edificio gnostico si presenta troppo complesso perché il suo sorgere possa essere ricondotto a un solo luogo o addirittura a un ben identificabile fondatore. Dai più antichi racconti su Simone si può piuttosto delineare il quadro di una forma primitiva di gnosi precristiana che entrò ben presto in aspra polemica col cristianesimo.
Dalla polemica cristiana conosciamo un primo capo scuola gnostico, Simon Mago, samaritano, la cui attività si colloca intorno al 50 d.c. Tra i suoi discepoli sono ricordati Menandro e Saturnino, mentre altri gnostici antichi contro cui polemizzano i padri cristiani (Cerinto, Carpocrate e il figlio Epifanio) non possono essere considerati discepoli di Simone.

La gnosi mandea
Concezioni gnostiche influirono anche sui diversi movimenti battisti sorti nell'area siro-palestinese. Il vangelo di Giovanni fa supporre che seguaci di Giovanni Battista abbiano operato accanto a discepoli di Gesù e che si sia manifestata una certa concorrenza tra i due gruppi. Quando si afferma con decisione che non è Giovanni Battista la luce, ma solo un testimone della luce giunta al mondo in Gesù Cristo (ev. r,6-8.r5 e passim), questa messa a punto è senza dubbio rivolta a ben precisi ambienti che vedevano nel Battista stesso il salvatore degli ultimi tempi.

All' ambito di queste comunità battiste appartiene anche la setta dei mandei, che sopravvive ancor oggi nella zona fra il Tigri e l'Eufrate per un totale di circa 5000 fedeli. I loro scritti sacri sono divenuti oggetto d'indagine scientifica solo in questo secolo, e hanno suscitato ampie discussioni, che non hanno ancora portato a risultati del tutto sicuri.
La designazione della setta deriva dalla parola «manda» = gnosi; essa dunque significa «gli gnostici». La comunità preferisce l'appellativo di «nazorei», come i cristiani della Siria: un indizio dei contatti avuti lungo il corso della sua storia col cristianesimo siriaco. I suoi libri furono redatti soltanto nel settimo e ottavo secolo d.c., perché sotto il dominio islamico le comunità religiose dovettero presentare i loro scritti sacri per ottenere il riconoscimento ufficiale; le tradizioni in essi contenute appaiono tuttavia molto più antiche: non è tuttavia possibile stabilire con precisione a quando risalgano.

Secondo la dottrina dei mandei, Dio, che è la grande Vita, abita nel regno della luce. Sotto di lui si trovano numerosi esseri intermedi o Uthras, che svolgono un ruolo di mediazione tra Dio e gli uomini. Il più importante di loro è chiamato Hibil-Ziua, spesso anche Manda d-Hiia, che significa «gnosi della vita». Mentre Ruha e i pianeti che reggono il mondo vogliono impedire agli uomini il raggiungimento della conoscenza e cercano di trattenerli nell'errore, Manda d-Hiia porta loro la retta conoscenza, grazie alla quale essi prendono coscienza della loro condizione e possono incamminarsi sulla via della libertà. Per il viaggio verso la patria celeste l'anima viene equipaggiata con abluzioni e col battesimo, attraverso il quale riceve la consacrazione.

Nella comunità vengono praticati il battesimo, l'unzione con l'olio e la comunione, per rinvigorire l'anima e renderla idonea al viaggio verso il cielo, poiché solo nel deciso distacco dal mondo si può guadagnare la redenzione.
Accanto a Manda d-Hiia ricorre negli scritti dei mandei anche il nome di Giovanni Battista come mediatore della conoscenza apportatrice di redenzione. Analisi più approfondite dei testi che lo menzionano hanno tuttavia dimostrato che la sua figura vi fu inserita solo a uno stadio più recente della tradizione. I mandei in epoca islamica dovettero non solo poter esibire scritti sacri, ma anche un profeta: si appellarono quindi al Battista, che conoscevano dalla tradizione cristiana. Non si può dunque in nessun modo vedere nei mandei gli epigoni di un gruppo che avrebbe avuto per maestro Giovanni Battista in persona. In base a quanto emerge dai loro scritti è tuttavia possibile far risalire la storia della comunità fino alla sua origine nel territorio del Giordano. Probabilmente la setta mandea sorse ai margini del giudaismo e appartiene all'insieme dei diversi gruppi che volevano radunare e purificare la comunità dei santi per mezzo del battesimo e delle abluzioni. Verso la fine del primo o l'inizio del secondo secolo d.c. emigrò poi in Mesopotamia, dove si stabilì e rimase, nel corso dei secoli, fino a oggi. Nella sua lunga storia essa subì influenze di vario genere; dapprima.la sua dottrina fu informata a una visione gnostica del mondo, poi prese forma definitiva il rito del battesimo sotto l'influsso del cristianesimo siriaco, mentre in epoca araba la dottrina mandea si arricchì di tratti necessari a sostenere il confronto con l'islamismo. Se si asportano l'uno dopo l'altro i diversi strati sovrappostisi nel corso del tempo al nucleo e al significato originario del culto mandeo, si può cautelativamente affermare che l'origine dei mandei è pressappoco contemporanea a quella degli inizi del cristianesimo. Occorrerà comunque una grande prudenza nello stabilire confronti tra la mitologia che la tradizione mandea ha elaborato sempre più copiosamente e i testi neotestamentari. La sua antichità può essere affermata con una certa sicurezza solo nella misura in cui i concetti gnostici in essa presenti trovino a loro volta conferma in altri testi databili con certezza.

La gnosi cristiana
I primi cristiani che annunciarono l'evangelo in Palestina e in Siria, e presto anche in altre parti del mondo antico, parlavano il linguaggio del loro tempo. Accolsero naturalmente anche motivi gnostici, onde servirsene a illustrare la predicazione cristiana. Così si trova a più riprese espressa l'idea che questo mondo è dominato da potenze demoniache, infestato da forze tenebrose che cercano di porre una separazione insormontabile tra gli uomini e Dio (cfr. per esempio Rom. 8,38 s.; 2 Coro 4,4; Gv. 12,31; 14,30; 16,n). Per non essere notato anzitempo dai padroni del cosmo, il redento re dovette venire nel mondo di nascosto, senza dare nell' occhio, «poiché se lo avessero riconosciuto non avrebbero crocifisso il Signore della gloria» (I Cor 2,8); con questo atto, infatti, essi hanno pronunciato da sé la loro stessa condanna.
Nel Nuovo Testamento, tuttavia, il destino di morte che pesa su ogni uomo non viene mai fatto risalire a una fatale caduta del primo uomo; il peccato è la conseguenza dell'atto del peccare e quindi nel suo sussistere come nelle sue conseguenze resta sempre colpa di ogni singolo uomo (Rom. 5,12-21). La redenzione quindi n'on può essere fondata, come nella gnosi, su una parentela di natura tra Dio e l'uomo quale presupposto di una futura riunione; la libertà è concessa solo nella remissione dei peccati assicurata dal Cristo.

In alcune comunità cristiane primitive una visione gnostica fu associata alla consapevolezza cristiana della libertà e trovò poi espressione nel sentimento di orgoglio di coloro si sentivano afferrati e pòrtati dallo Spirito. Un entusiasmo di tal genere si riscontra in primo luogo nella comunità di Corinto fondata da Paolo, in cui i «pneumatici» erano convinti di aver già raggiunto la perfezione grazie allo Spirito, così che per loro il tempo della salvezza era già presente (I Cor 4,8); dal sacramento del battesimo e della cena fluiva una forza che non si poteva più perdere (I Cor 10,1-13), e non bisognava quindi attendersi un compimento futuro che si sarebbe verificato con la risurrezione dei morti (I Cor 15,12). Nella loro immoderatezza sostenevano l'idea che la libertà cristiana non conosce limiti, che tutto insomma è permesso (I Cor 6,12; 10,23). Ciò che l'uomo fa ed esperimenta con il corpo è indifferente, poiché importante è solo lo Spirito (I Cor 6,12-20 e SS.). Paolo afferma invece che il compimento futuro non si è ancora attuato, che la libertà può essere vissuta solo nell' obbedienza e che il corpo appartiene al Signore (I Cor 6,13).

Manifestazioni entusiastiche simili a quelle della comunità di Corinto si ebbero presto anche altrove. In verità negli scontri che Paolo dovette sostenere contro queste concezioni non è mai riconoscibile un mito gnostico formulato chiaramente: il sentimento di orgoglio con cui ci si stacca dal mondo e lo si ritiene indifferente stimando soltanto l'opera e gli effetti dello Spirito, mostra tuttavia tratti analoghi a quelli che si riscontreranno di lì a poco nella letteratura gnostica.
Per questo è possibile vedere negli entusiasti di Corinto come anche in quel gruppo che fece la sua comparsa nella comunità di Filippi forme precoci di gnosi cristiana. Alcuni insistono con arroganza sulla conoscenza che credono di avere (I Cor 8,1), mentre altri disprezzano ogni realtà terrestre dandosi senza scrupoli a una condotta sregolata «poiché loro dio è il ventre, la loro gloria consiste nella loro vergogna e il loro pensiero è rivolto solo alle cose terrene» (Fil. 3, 19).

Anche in Asia Minore sulle comunità cristiane si manifestò presto, più o meno forte, l'influsso di concezioni e comportamenti gnostici. A Colossi sorsero dei maestri che s'impegnavano a offrire protezione contro gli elementi ostili del mondo (Col. 2,8.20). Questi elementi del mondo erano presentati come potenze angeliche che non governano solo l'ordine cosmico, ma guidano anche il destino di ogni uomo. Si cercò di convincere i cristiani che si può stabilire un retto rapporto con loro solo seguendo nel culto le prescrizioni da essi imposte. Ciò significa che si devono osservare esattamente i tempi sacri stabiliti giorni di festa, novilunio e sabato (Col. 2,16) ed evitare determinati cibi e bevande, l'uso dei quali è rigorosamente proibito (Col. 2,21). Questa dottrina mostra una strana fusione di speculazioni cosmologiche e tratti legalistici che rimarcano prescrizioni giudaiche, e dimostra che non solo in Palestina e in Siria, ma anche in Asia Minore il giudaismo contribuì notevolmente allo sviluppo delle prime forme di visione gnostica del mondo.

Verso la fine del primo secolo d.c. le comunità cristiane d'Asia Minore erano in gran parte sottoposte all'influenza di concezioni gnostiche. Le lettere pastorali debbono respingere con parole aspre eretici convinti che la risurrezione sia già avvenuta (2 Tim. 2,18) e che ci si debba sottrarre al mondo astenendosi dal matrimonio e da determinati cibi (I Tim. 4,3). Nelle missive dell' Apocalisse di Giovanni è menzionato il gruppo dei nicolaiti (Apoc. 2,6.16), convinti di aver conosciuto «le profondità di Satana» (Apoc. 2,24): da ciò essi si sentivano autorizzati a mangiare senza scrupoli la carne immolata agli idoli e a fornicare (Apoc. 2,14 s.). Il pensiero gnostico è quindi associato a un' etica libertina, tratto distintivo della gnosi che emerge anche nella polemica della lettera di Giuda contro quanti contaminano la carne, sparlano di tutto e vivono secondo le lorò empie concupiscenze (Gd. 8.10.18).

Il vangelo di Giovanni e le lettere giovannee hanno un chiaro atteggiamento polemico di fronte a questa mistificazione gnostica dell'evangelo. Poiché questi testi sono presumibilmente originari della Siria, essi attestano che verso la fine del primo secolo d.c. la gnosi doveva essere molto diffusa anche in questo ambiente, tanto che le comunità cristiane dovettero reagirvi energicamente. Di contro al disprezzo gnostico della creazione e della carne si afferma con forza che tutto fu creato attraverso il Logos e che il Logos si fece carne (Gv. 1,1-3.14).
Che il cosmo giaccia nelle tenebre non è conseguenza di una caduta fatale, ma della colpa di coloro che non hanno accolto la luce (Gv. 1,5.10). Nella prima lettera di Giovanni si insegna alla comunità che lo spirito retto confessa «che Gesù Cristo è venuto nella carne» (I Gv. 4,2). Questa espressione è diretta contro una cristologia docetista che disprezza il mondo e non vuole dunque porre il Cristo in rapporto con esso. Contro l'idea che egli sia apparso nel mondo sotto un travestimento e non realmente in carne e ossa, l'autore afferma con decisione che Cristo è divenuto veramente uomo, «venuto con acqua e sangue» (I Gv. 5,6), e che tutti coloro che gli appartengono sono uniti ai fratelli nell' amore.

Gli scritti neotestamentari testimoniano dunque con certezza che la gnosi nella seconda metà del primo secolo d.c. si scontrò in più luoghi con la predicazione cristiana. Il sorgere in Samaria della dottrina simoniana, che raggiunse presto anche Roma, gli inizi del movimento battista dei mandei, le arroganti manifestazioni entusiastiche delle comunità di Corinto e di Filippi, lo scontro con la dottrina gnostica in Asia Minore e in Siria, sono tutti avvenimenti ascrivibili al primo secolo d.c. Anche se non abbiamo notizie sull' origine delle prime comunità cristiane d'Egitto, si può tuttavia ritenere con grande probabilità che una prima missione cristiana abbia raggiunto l'Egitto già nella seconda metà del primo secolo d.c.
Nel secondo secolo vi si trovava un buon numero di gruppi cristianognostici, nei quali sarà molto spesso difficile distinguere dottrina gnostica e retta fede cristiana. Che i confini fossero rimasti incerti ancora per lungo tempo è dimostrato dalla ricca biblioteca di testi cristiano-gnostici scoperta a Nag Hammadi nel 1945/46.
La tradizione cristiana primitiva, conservataci nei logia del Signore, nel Vangelo di Tommaso si trova sorprendentemente associata a un rifiuto inequivocabilmente gnostico della creazione e del mondo. In alcuni passi detti e parabole di Gesù vengono riportati in forma molto vicina a quella dei sinottici. Tutta la raccolta dei logia è posta tuttavia sotto questo titolo: «Chi trova il vero senso di queste parole non patirà la morte». Idee gnostiche sono attribuite a Gesù quando parla dell' origine celeste delle anime, cui esse devono tornare: «Beati siete voi, soli ed eletti, poiché troverete il regno; voi provenite da esso (e quindi) ritornerete a esso» . Oppure si sottolinea in maniera tipicamente gnostica che la retta sapienza permette di conoscere che la risurrezione dei morti è già avvenuta: «I suoi discepoli gli dissero: Quando saràla risurrezione dei morti e quando verrà il mondo nuovo? Egli disse loro: ciò che voi attendete è (già) avvenuto, ma voi non lo avvertite» ). Salvatore e salvati saranno una sola cosa: «Gesù disse: Chi beve dalla mia boc ca diventerà come me. E io diventerò lui, e gli si manifesterà ciò che è nascosto» .

Che la pietà gnostica potesse vivere ed esprimersi in autentica e profonda religiosità, lo mostra sorprendentemente una raccolta di inni sorta nel secondo secolo d.c., intitolata Odi di Salomone. In uno di questi inni, l'orante esprime la sua riconoscenza per la salvezza ottenuta associando espressioni veterotestamentarie all'idea gnostica che il redento possiede un corpo di luce su cui la tenebra non ha più alcun potere, e che è trasportato nell'imperitura comunità del mondo della luce:

Le mie braccia ho innalzato verso l'alto,
verso la grazia del Signore,
poiché egli ha strappato via da me le mie catene
e il mio soccorritore mi ha innalzato alla sua grazia e redenzione. Mi sono spogliato della tenebra
e ho rivestito la luce.
Membra ha ricevuto la mia anima
dove non c'è malattia
né tormento né dolore.
E mi aiutò molto il consiglio del Signore
e la sua comunione imperitura.
E io fui portato in alto nella luce
e passai davanti al suo volto.
E mi avvicinai a lui
Lodandolo e professando la mia fede in lui.
Egli fece erompere il mio cuore ed esso si trovò sulla mia bocca e salì alle mie labbra.
E sul mio volto grande fu il giubilo per il Signore e la sua lode. Alleluia!
(Ode 21).

Vangeli gnostici
Annunciazione della nascita di Maria.

L'incontro con la gnosi costrinse a definire quale dovesse essere il modo ortodosso di annunciare il messaggio cristiano. Per far comprendere che l'evangelo conteneva la risposta alle domande dell'uomo sul senso della vita e sulla redenzione salvifica, bisognava che lo si predicasse con il linguaggio e le categorie di pensiero allora correnti.

Pur assumendo questo linguaggio e queste categorie di pensiero, la predicazione cristiana non doveva tuttavia subire in alcun modo mutamenti e tanto meno deformazioni del suo contenuto. Spesso era difficile stabilire nei singoli casi come si potesse diventare greco con i greci e giudeo con i giudei senza intaccare la verità e la libertà dell'evangelo: il problema poté essere risolto solo dopo una lunga e talvolta travagliata riflessione. La sfida portata dalla gnosi alla chiesa antica esigeva da questa un intenso sforzo per una retta comprensione e spiegazione del messaggio cristiano, sforzo di cui essa è debitrice a tutti gli uomini, giudei e greci.


--------------------------------------------------------------------------------
Diffusione della gnosi nel II secolo e successivi
I primi grandi sistemi gnostici appaiono nel II secolo con Basilide, attivo in Alessandria negli anni 117-161; Marcione (scomunicato nel 144), un contemporaneo di Basilide venuto dall'Asia Minore a Roma (e così cristianeggiante sia pure in un senso non ortodosso che alcuni vorrebbero escluderlo dallo gnosticismo propriamente detto); e Valentino, nato probabilmente in Egitto, attivo in Alessandria e poi a Roma tra il 140 e il 165.
Le maggiori testimonianze riguardano proprio la scuola di Valentino, rappresentata dai discepoli Tolomeo, Eracleone e Marco. Queste scuole continuano le loro attività nel III secolo, e contro di loro si dirige principalmente la polemica dei Padri cristiani.
Sappiamo molto poco di forme più tardive di gnosticismo, cui dovrebbero appartenere gruppi estremistici o licenziosi come gli ofiti e i fibioniti (senza che la loro collocazione cronologica sia oggetto di consenso fra gli studiosi). Agli inizi del III secolo è attivo alla corte di Edessa e in Armenia il filosofo cristiano eterodosso Bardesane, che non sembra un discepolo di Valentino ma piuttosto un anello di collegamento fra lo gnosticismo propriamente detto e il manicheismo.

Quest'ultima religione è fondata in Persia da Mani (215-276), morto in prigione e vittima dell'ostilità della monarchia persiana alla nuova religione. Il manicheismo ruscirà tuttavia a diffondersi in un' ampia area geografica, dalla Spagna alla Cina. In quest'ultimo paese le ultime comunità maniche e superstiti scompaiono intorno al 1300, distrutte dall'avanzata mongola.
La struttura di religione universale del manicheismo rappresenta certamente qualche cosa di diverso dallo gnosticismo classico, ma molte idee sono comuni e l'influenza è evidente.

Lo gnosticismo nella sua forma classica, ha perduto la sua controversia con la Chiesa cristiana, ed è pressoché scomparso fra il IV e il V secolo comunque lasciando tracce importanti. Gruppi medioevali come i bogomili della Bulgaria (VII-IX secolo) presentano influenze gnostiche evidenti. E una ipotesi vuole che sia stata proprio la penetrazione di idee bogomile nell'Europa occidentale nel secolo X e XI a favorire la nascita delle eresie che preoccuperanno di più la società medioevale, quelle di matrice catara. Sono questi movimenti gli ultimi nei quali alcuni specialisti dello gnosticismo sono disponibili a riconoscere un'influenza diretta dei sistemi antichi. Anche il catarismo, tuttavia, non sopravvive alla repressione cattolica e non ha continuatori diretti.