venerdì 29 luglio 2016

IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' E' RISULTATO ESSERE UN FALSO MODERNO

ARTICOLI DA VARIE FONTI ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Giu 18, 2016 | INFO.STUDENTI.NET Vi ricordate il papiro scritto in copto che qualche anno fa fece tanto discutere, in cui si parlava della moglie di Gesù? Molto probabilmente si trattava di un falso; adesso lo ammette anche la professoressa universitaria di Harvard che aveva rivelato l’esistenza del documento. Vi ricordate il papiro scritto in copto che qualche anno fa fece tanto discutere, in cui si parlava della moglie di Gesù? Ne scrivemmo all’epoca QUI. Probabilmente si trattava di un falso; adesso lo ammette anche la professoressa universitaria di Harvard che aveva rivelato l’esistenza del documento, e aveva contribuito in maniera clamorosa alla sua “scoperta” e pubblicizzazione. Il frammento, della grandezza di un biglietto da visita, contiene quattordici righe scritte in copto, e nel testo a un certo punto si legge: “Gesù disse loro: Mia moglie…”. Il frammento era antico – si diceva – a 1300 anni fa, e sarebbe stato una briciola di un’opera più ampia, evidentemente persa. Karen King, una nota studiosa di Storia Cristiana all’Università di Harvard presentò il reperto alla stampa nel 2012, a Roma, e in maniera lievemente provocante ne parlò come “del Vangelo della moglie di Gesù”. Ora di una moglie di Gesù (Maria Maddalena) parlano alcune tradizioni particolari dell’islam, tanto che si afferma che Gesù, salvato dalla croce , guarito e partito con Maria Maddalena, sia sepolto in Kashmir. Il mondo degli studiosi si divise e il dibattito continuò per un certo periodo. Adesso un’inchiesta molto lunga e documentata di Ariel Sabar, sulla rivista Atlantic , offre consistenti indizi, e forse anche più di indizi che si sia trattato di un falso moderno. A questo punto, dopo aver letto l’inchiesta, anche la professoressa Karen King che questo “fa pendere la bilancia dalla parte del falso”, come scrive il Catholic Herald. Il papiro della moglie di Gesù ha perso anche il suo difensore più fedele. 18/06/2016 LA STAMPA MARCO TOSATTI http://infostudenti.net/it/la-moglie-di-gesu-era-un-falso/ --------------------------------------------------------------------------------------------------------- NOTIZIA DELLA SCOPERTA IL 2012 marco tosatti 26/09/2012 La scorsa settimana una studiosa americana, Karen King, dell’università di Harvard ha presentato a Roma un frammento di papiro copto, con anticipazione a New York sul New York Times, acquisito – secondo quanto dichiarato – da un collezionista che vuole mantenere l’incognito, in cui Gesù diceva: “Mia moglie e lei potrà essere discepola a me”… Naturalmente la sola allusione a una possibile moglie di Gesù, negli Stati Uniti dell’era Obama diventa subito interessante. Anche se non lo era ai tempi di Gesù: Pietro era sposato, e c’era comunque una tradizione ben viva nell’ebraismo di celibi dedicati a Dio. Ma adesso uno studioso britannico, Francis Watson, dell’università di Durham, lancia l’ipotesi che ci si trovi di fronte a una falsificazione, o comunque a un paprio “costruito”. Francis Watson, uno specialista del settore e che a quanto pare ha nel suo curriculum la scoperta di altri documenti presunti storici, e poi rivelatisi falsi, sostiene che il testo costruito. E lo argomenta in sei pagine di elaborazione, di cui alleghiamo il link. http://markgoodacre.org/Watson.pdf. “Karen King ammette uno scetticismo iniziale – scrive Watson – ma ora è convinta che questo frammento di papiro derivi da una copia del quarto secolo di un testo del secondo secolo. Io cercherò di dimostrare che lo scetticismo è esattamente l’atteggiamento giusto. Il testo è stato costruito con piccoli pezzi – parole o frasi – ricavate principalmente dal Vangelo di Tommaso, gnostico, sezioni 101 e 114, e sistemati in un nuovo contesto. Questa probabilmente è la procedura di composizione di un autore moderno che non è di lingua madre copta”. E’ ovviamente impossibile, per ragioni di spazio, seguire Watson nella sua analisi passo dopo passo, che parte dal Vangelo di Tommaso, trovato a Nag Hammadi, nel 1945, e il cui testo è accessibile a tutti. E afferma che nel breve frammento sono presenti frasi (in particolare la formula: “I discepoli dissero a Gesù”) che morfologicamente non appaiono nei quattro canonici, ma appartengono al Vangelo di Tommaso. E restano, comunque, e sempre valide tutte le possibili interpretazioni di quella “mia sposa” che ha creato tanto abile interesse. La “sposa” potrebbe essere la Chiesa, come nel libro dell’Apocalisse, e nella tradizione cristiana di due millenni; potrebbe essere, come nel Cantico dei Cantici, l’anima dell’uomo in ricerca di Dio; potrebbe essere, nella tradizione gnostica, il discepolo che cerca la perfezione. Insomma, non è detto che Gesù parlasse della signora Gesù, se anche - e Watson afferma di no – il frammento del quarto secolo fosse un frammento autentico di chissà che cosa. Da ricordare poi che in realtà questa tesi di Gesù sposato è ben presente nella tradizione Ahmadiya, che vuole Cristo guarito con unguenti miracolosi dopo la crocifissione, fuggito con la Maddalena, e sistemato stabilmente in Kashmir, dove ancora oggi si possono vedere la sua tomba e magari incontrare suoi discendenti. https://www.lastampa.it/2012/09/26/vaticaninsider/ita/inchieste-e-interviste/lipotesi-del-papiro-falso-xooiv3wiPFq8WvbYne8yHJ/pagina.html <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< IL GIORNALE DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DIPADOVA Gesù non era sposato e non legge Dan Brown. Per ora 19 luglio 2016 18 settembre 2012: durante un congresso internazionale di studi copti a Roma, a pochi passi dal Vaticano, Karen L. King, titolare della prestigiosa Hollis Chair alla Harvard University, presenta un frammento di papiro recante un testo copto lacunoso. La notizia deflagra come una bomba perché nel testo, che si presume risalente almeno al IV secolo d.C. (se non prima), Gesù non solo chiama Maria (forse la Maddalena) “mia moglie”, ma afferma anche che questa è degna di diventare sua discepola. Il reperto, grande appena come una carta di credito, viene in fretta e furia battezzato Vangelo della moglie di Gesù e l’ateneo americano gli dedica addirittura un apposito sito internet. Nasce così un dibattito avvincente intorno all’autenticità e al significato del papiro, che dura fino a pochi giorni fa, quando l’inchiesta del giornalista Ariel Sabar getta luce sulla vicenda. Sabar infatti identifica il proprietario del frammento, la cui identità non era stata rivelata dalla King: un uomo d’affari di origine tedesca, con studi in coptologia alle spalle e un debole per la pornografia e la spiritualità New Age. Il ritratto perfetto dell’aspirante falsario, capace di confezionare il testo niente poco di meno che sotto l’influenza del Codice Da Vinci, il polpettone pseudo-storico di Dan Brown. Una vicenda che ha dell’incredibile e sulla quale riflettiamo assieme ad Alberto Camplani, docente alla Sapienza in storia del Cristianesimo e delle chiese, che proprio il giorno dell’annuncio presiedeva il convegno in qualità di organizzatore, nonché uno dei primi studiosi a gettare un’ombra di dubbio sull’autenticità e il significato del testo. “A differenza di studiosi del calibro di Stephen Emmel, Wolf-Peter Funk, Alin Suciu, Tito Orlandi e Paola Buzi, convinti che il papiro fosse un falso io ho assunto un atteggiamento più possibilista – racconta al Bo lo studioso – ma ho comunque sempre escluso che si trattasse di un vero e proprio vangelo”. Tra i punti oscuri c’era proprio la provenienza del papiro: “Non era stata rivelata l’identità del possessore, né come era giunto negli Stati Uniti, e questo non è mai un buon segno: l’origine di qualsiasi frammento copto dovrebbe infatti essere tracciabile perlomeno fino al momento in cui lascia l’Egitto”. Inoltre i due studiosi che, secondo i documenti in possesso della King, avrebbero esaminato e validato il frammento (Peter Munro e Gerhard Fecht della Freie Universität di Berlino), erano entrambi morti. “Non solo: non avevano fatto parola della scoperta con i colleghi, come ho verificato nel corso di alcune indagini che ho condotto personalmente. Una cosa molto strana per il nostro ambiente. In quel momento ho capito che qualcosa non funzionava”. Un dubbio che alla fine è divenuto certezza: “Subito dopo la pubblicazione dell’articolo di Karen King nella Harvard Theological Review, nel 2014, le osservazioni del coptologo Christian Askeland mi hanno definitivamente convinto che si trattava di un falso”. Cosa aveva scoperto il giovane studioso americano? “Che la mano che aveva redatto il Vangelo della moglie di Gesù era la stessa di un altro frammento che il falsario desiderava far acquistare all’Università di Harvard: il testo copto di un passo del Vangelo di Giovanni che riproduceva esattamente un’edizione critica degli anni ‘30”. Un indizio giudicato molto importante dalla stessa King, ma che non aveva completamente messo d’accordo tutta la comunità scientifica. A favore dell’autenticità del reperto rimanevano infatti la datazione con il radiocarbonio, che lo collocava tra il 659 e il 859 della nostra era, e l’analisi dell’inchiostro e delle tecniche di redazione: elementi comunque non impossibili da replicare per un falsario particolarmente abile. Oggi, dopo l’inchiesta di Sabar sull’Atlantic, la vicenda sembra ormai incamminata sulla via della soluzione, lasciando però alcuni interrogativi. Quanto ha pesato all’inizio la spettacolarizzazione di una ricerca scientifica? “Personalmente non sono contrario al fatto che i giornali si occupino di scienza e di ricerca, ma in questo caso però si è esagerato – risponde Camplani –. Quando nel 2012 è stato dato l’annuncio, la notizia della ‘scoperta’ è subito apparsa sui giornali online americani non appena Karen King ha iniziato a parlare. Tutto quindi era stato preparato da giorni”. Un comportamento irrituale? “Quello che ci ha resi perplessi – e allo stesso tempo ci ha insospettito – è stato il fatto di sollecitare l’informazione su una scoperta non ancora discussa e validata dagli altri studiosi. Perché in questo modo si rischia di fare pressioni sulla comunità scientifica per orientare il dibattito”. Com’è potuto accadere? “Forse è stato considerato che una scoperta così eclatante e mediatizzata poteva portare attenzione alla coptologia e fondi alla ricerca”. Rimane infine aperta la questione dell’influenza dello spirito del tempo su un terreno, quello della ricerca scientifica, che in teoria dovrebbe essere alieno da personalismi e influenze culturali e ideologiche. Invece, se a volte la realtà supera la fantasia, altre può accadere che sia la fantasia a manipolare letteralmente la realtà. E può persino capitare che uno scenario alla Dan Brown impegni per quasi quattro anni storici e studiosi di tutto il mondo. Daniele Mont D’Arpizio http://www.unipd.it/ilbo/gesu-non-era-sposato-non-legge-dan-brown-ora <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< Nuovi dubbi sul Vangelo della moglie di Gesù •31-07-2014 •di Roberto Labanti Forse ricorderete il Vangelo della moglie di Gesù (GJW), l’apparente frammento in copto saidico di un testo cristiano antico altrimenti sconosciuto di cui avevamo scritto in questa rubrica su Query 12. Era stato presentato al decimo International Congress of Coptic Studies tenutosi a Roma nel settembre 2012 dalla storica del cristianesimo Karen L. King, che lo aveva ricevuto per studio e pubblicazione da un collezionista statunitense ancora oggi ignoto: quest’ultimo, a sua volta, lo avrebbe acquistato da un tedesco insieme ad altri cinque papiri in greco e in copto. La studiosa, con il contributo della papirologa AnneMarie Luijendijk, aveva preparato un articolo, accettato per la pubblicazione dall’Harvard Theological Review dopo un processo di peer review, nel quale procurava l’edizione del frammento e situava il testo all’interno delle idee delle varie forme di cristianesimo antico. Per King, si trattava di un frammento di un codice del quarto secolo dell’età volgare, testimone di un testo originariamente composto forse già nel secondo secolo (in greco?), dal quale emergerebbe, tra l’altro, una controversia sul fatto che Gesù fosse o meno sposato, presente anche in altri testi di quel periodo. Come all’epoca avevamo segnalato, in seguito ai dubbi e alle difficoltà sollevati sulla Rete da diversi studiosi di cristianesimo delle origini e di coptologia, la rivista aveva sospeso la pubblicazione in attesa, nel caso che il proprietario avesse dato la propria autorizzazione, di una serie di esami scientifici sul supporto e sull’inchiostro del reperto. Senza particolare pubblicità, in effetti, le analisi sono state infine realizzate. Coloro che si aspettavano risultati decisivi sull’autenticità saranno rimasti piuttosto delusi: era peraltro chiaro a quasi tutti che solo un falsario alle prime armi avrebbe utilizzato un papiro moderno o inchiostro incompatibile con quello utilizzato nell’antichità. Partiamo dalla datazione del supporto con il metodo del radiocarbonio (o carbonio-14): un primo test (effettuato da Gregory Hodgins presso l’University of Arizona) ha attribuito il supporto al terzo-quarto secolo avanti era volgare, pur in presenza di un’anomalia, al momento non spiegata, del valore del carbonio-13, che potrebbe avere alterato la datazione; tale risultato non soddisfacente (perché uno scriba cristiano del quarto secolo avrebbe dovuto utilizzare un papiro di quasi un millennio precedente?) ha portato alla realizzazione di un secondo test (Noreen Tuross, dipartimento di biologia evoluzionistica umana, Harvard University) che ha invece indicato una data fra il 659 e l’869 dell’era volgare (età media: 741 e.v.). L’ossidazione del materiale cellulosico mostrata dalla microspettrografia ad infrarossi (Joseph M. Azzarelli et al., Massachusetts Institute of Technology) è compatibile con l’antichità del papiro. La composizione chimica dell’inchiostro (o degli inchiostri, perché sembra possibile che sui due lati siano stati utilizzati due differenti ma simili partite di inchiostro) lo identifica come inchiostro nero di carbonio, non diverso da quelli usati nell’antichità (James T. Yardley e Alexis Hagadorn, Columbia University). L’esame paleografico sull’originale (Malcolm Choat, Macquarie University) rende possibile abbandonare alcuni degli argomenti evidenziati dai sostenitori del falso durante il dibattito precedente (dovuti ad artefatti dell’immagine digitale), ma il paleografo chiarisce che «non h[a] trovato la “pistola fumante” che indichi senza dubbio che il papiro non sia stato scritto nell’antichità, ma neppure tale esame permette di provare che sia genuino». A questo punto, l’Harvard Theological Review ha ritenuto fosse giunto il momento di pubblicare, in un fascicolo di aprile 2014 così trasformato in un numero quasi monografico, una versione rivista dell’articolo di King, seguito da sommari dei risultati delle analisi delle scienze ancillari (i rapporti più ampi sono stati infatti contemporaneamente pubblicati su un sito web), da una valutazione critica e dalla controreplica a quest’ultima della stessa King[1]. Nel suo intervento King, dopo aver ringraziato Roger Bagnall, AnneMarie Luijendijk (non più indicata nella dichiarazione autoriale) e Ariel Shisha-Halevy, gli studiosi che per primi avevano potuto collaborare con l’autrice nello studio del papiro, riconosce l’utilità di «molti dei commenti critici e costruttivi» circolati in ambito informale. Procede poi a fornire l’edizione critica del frammento e ad analizzare il reperto, il linguaggio utilizzato e la storia del manoscritto. In quest’ultima sezione, dove si occupa anche della questione del falso, è costretta a scartare la datazione paleografica che appariva nella prima versione del suo studio e a proporne una più tarda (settimo-ottavo secolo e.v.) in linea con i risultati dell’analisi del 14C di Tuross (giunti quando l’articolo in realtà era già pronto) e a riconoscere che la mano che ha vergato il testo è «non professionale» e «inesperta»; tutto considerato, ritiene però improbabile che ci si trovi di fronte ad un falso moderno. Consapevole che non si è di fronte all’ultima parola sulla questione, scrive che «[u]lteriori ricerche o lo sviluppo di nuovi metodi potranno offrire prove determinanti, ma per ora, giudicherei che il peso dell’evidenza sia a favore» a ritenere il frammento un prodotto materiale dell’antichità. Il ruolo dell’advocatus diaboli è stato assunto dal fiammingo Leo Depuydt, professore di egittologia presso la Brown University di Providence, Rhode Island, uno degli studiosi che aveva sollevato pubblicamente dubbi sulla genuinità del frammento. Nel suo intervento questi ribadisce la dipendenza dal Vangelo di Tommaso e segnala una serie di errori grammaticali in cui sarebbe incorso il falsario, prove ed argomenti che nella sua controreplica King ritiene rispettivamente non sostanziali e non persuasivi. Un tempo la disputa avrebbe potuto chiudersi qui. Non è più così nell’epoca del Web 2.0. Del gruppo di sei papiri acquistati in blocco, solo due erano stati quelli consegnati dall’anonimo collezionista a King per studio e pubblicazione. Uno era il GJW; l’altro, di dimensioni un poco più grandi, contiene invece sui due lati un frammento della versione copta licopolitana del vangelo canonico di Giovanni. Il supporto è stato datato dai test del 14C al 681/877 e.v. (Hodgins) o al 648/800 e.v (Tuross; età media: 718 e.v) ed è composto da cellulosa ossidata (Azzarelli et al.); l’inchiostro utilizzato è simile ma abbastanza distinto da quello/quelli utilizzati per il GJW (Yardley & Hagardon). Non ancora formalmente pubblicato, ne sono però state diffuse immagini all’interno dei rapporti d’analisi e l’attenzione dei critici si è presto concentrata su queste. Lo storico del cristianesimo e coptologo Christian Askeland (Indiana Wesleyan University) ricercatore presso la Kirchliche Hochschule Wuppertal/Bethel (per la quale si sta occupando della versione copta dell’Apocalisse canonica presso uno dei più importanti centri di critica testuale, l’Institut für neutestamentliche Textforschung dell’università di Münster) e collaboratore della Green Scholars Initiative (sponsorizzata dalla famiglia evangelicale statunitense dei Green), aveva studiato per il suo dottorato di ricerca presso l’University of Cambridge proprio le traduzioni del Nuovo Testamento in copto. Prima in alcuni interventi su un blog cui collabora e poi in un articolo apparso sul fascicolo di maggio della rivista peer-review Tyndale Bulletin (edita da una biblioteca di studi biblici di ispirazione cristiana con sede a Cambridge) ha messo in dubbio l’autenticità anche di questo frammento: egli ritiene che il falsario abbia impiegato, per costruire il testo, l’edizione critica di Herbert Thompson (1924) del Codex Qau, un codice del quarto secolo proveniente da Qaw e conservato a Cambridge contenente il Vangelo di Giovanni in licopolitano, un dialetto che, comunque, nel settimo-ottavo secolo non è più documentato. Soprattutto, Askeland giudica che la mano che ha vergato il GJW e quella che ha prodotto questo frammento siano la medesima[2]. Anche da un punto di vista codicologico, come ha notato Stephen Emmel, professore di coptologia presso l’università di Münster, già presidente e dal 2000 segretario dell’International Association for Coptic Studies, il frammento del Vangelo di Giovanni è anomalo: il codice avrebbe dovuto avere dimensioni assai diverse rispetto agli altri codici dell’epoca[3]. Dopo la pubblicazione dell’analisi di Askeland, il New York Times ha contattato King per la quale questa «è sostanziale, vale la pena di prenderla sul serio e potrebbe puntare nella direzione del falso» ma non considera chiusa la questione[4]. Da parte sua Alin Suciu (Hiob Ludolf Centre for Ethiopian Studies (HLCES) dell’università di Amburgo), uno dei primi coptologi a dimostrarsi pubblicamente critico nei confronti del papiro, scrive sul suo blog un post riassuntivo dedicato alla vicenda: «Dato che l’evidenza di una falsificazione è ormai schiacciante, considero la polemica che circonda il [“]papiro della moglie di Gesù[“] superata. Personalmente, da questo momento in poi non sono interessato a speculare su chi possa essere il falsario e quali siano le sue intenzioni. Inoltre, non ritengo [...] King responsabile di questa vicenda. Come studiosa, ha solo seguito la sua vocazione ed edito un frammento di manoscritto potenzialmente interessante. Sono certo che, al suo posto, molti altri studiosi avrebbero fatto esattamente la stessa cosa»[5]. Sarà forse possibile chiudere definitivamente il caso solo quando gli studiosi avranno modo di esaminare fianco a fianco i frammenti del GJW e del Vangelo di Giovanni per studiarne i rapporti reciproci, come ha suggerito Choat sempre al New York Times. E in quell’occasione sarà forse il caso che anche gli altri quattro papiri siano su quel tavolo. Note 1) Il fascicolo è accessibile all’url http://journals.cambridge.org/action/displayIssue?decade=2010&jid=HTR&volumeId=107&issu... purtroppo dietro accesso a pagamento; il materiale supplementare è disponibile all’url http://gospelofjesusswife.hds.harvard.edu/ 2) Si veda http://evangelicaltextualcriticism.blogspot.com/2014/04/the-forgery-of-lycopolitan-gosp... e Askeland, C. 2014. A Fake Coptic John and Its Implications for the 'Gospel of Jesus's Wife'. “Tyndale Bulletin” 65.2, pp. 1-10 3) https://suciualin.files.wordpress.com/2014/06/emmel-codicologyharvardjohn-2014-06-22.pdf 4) http://www.nytimes.com/2014/05/05/us/fresh-doubts-raised-about-papyrus-scrap-known-as-g... 5) 26/the-gospel-of-jesus-wife-papyrus-final-considerations/ https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=275814

IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' CERTAMENTE FALSO

IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' -------------------------------------------------------------------------------------------------------- ARTICOLI DA ALETEIA 6 MAGGIO 2014 I PRIMI SOSPETTI GRAVI DI FALSITA' --------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Il “Vangelo della moglie di Gesù” è quasi certamente un falso. L’ennesima conferma, come scrive Tempi il 6 maggio, arriva da uno studio appena pubblicato da Christian Askeland, un ricercatore americano dell’Indiana Wesleyan University, specializzato in versioni copte del vangelo di Giovanni. Il testo scritto su un papiro risalente al 700 – 800 dopo Cristo e scoperto due anni fa dall’Harvard Divinity School, in cui si legge “Gesù disse loro: vi presento mia moglie”, sarebbe in realtà l’opera di un falsario degli anni 2000. Diverse incongruenze In uno studio giudicato legittimo e interessante dalla stessa autrice della scoperta del papiro, Karen King, Askeland ha dimostrato che il “vangelo della moglie di Gesù” è un falso grazie alla comparazione con un secondo frammento, una versione copta del vangelo di Giovanni, acquistato da Harvard insieme al frammento sulla moglie di Gesù e poi pubblicato sull’Harvard Theological Review. Askeland ha dimostrato che il secondo frammento è senza dubbio un falso. Il testo è stato infatti parzialmente copiato da una ricerca del 1924, recentemente pubblicata su internet, scritta in un particolare dialetto copto (Lycopolitan), che però gli scribi del 700-800 (età a cui risale il papiro) non avrebbero mai potuto conoscere, essendosi estinto fra i tre e i cinque secoli prima. Paragonando il frammento falso con quello che parla della moglie di Gesù, Askeland ha rintracciato più di una somiglianza. Forse è stata proprio la stessa mano a scrivere? Inganno del papiro autentico Come è riuscito il falsario a ingannare gli studiosi di Harvard e gli strumenti di rilevamento della prestigiosa università americana? Secondo gli esperti, ha utilizzato un pezzo di papiro realmente antico, scrivendo i due testi evangelici con un particolare tipo di inchiostro composto da fuliggine, in grado di ingannare i test di spettroscopia Raman usati per calcolarne l’età. E per scrivere il testo del vangelo di Giovanni, come dimostra lo studio di Askeland, il falsario si è liberamente ispirato a uno studio del 1924, da qualche anno scaricabile da internet in formato pdf. Errori grammaticali Lo scetticismo sul brano copto in cui Gesù presenta la sua fantomatica moglie ai discepoli deriva dagli errori grammaticali presenti nel testo, dal fatto che sembra una copia del vangelo di Tommaso, ma anche dall’insolito uso del grassetto nella frase incriminata. Lo studioso di religione della Brown University, Leo Depuydt, in un articolo pubblicato sempre sulla Harvard Theological Review ha spiegato che l’uso del grassetto sembra voler produrre un qualche effetto comico. «Suona più o meno così – scrive Depuydt – “mia moglie: sì, ho detto mia moglie, avete capito bene!”». Per l’esperto, il frammento «può andar bene per uno sketch dei Monty Python», non per uno studio scientifico. http://it.aleteia.org/2014/05/06/papiro-con-la-moglie-di-gesu-un-falso-bello-e-buono/ ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Il papiro sul presunto matrimonio di Gesù è (chiaramente) un falso Gli studiosi di Harvard ingannati da un ex studente di egittologia 21 giugno 2016 Un importante studioso del Nuovo Testamento per quattro anni ha esaminato un frammento di papiro secondo cui Gesù era sposato. Ma quel frammento si scopre oggi che è un falso (http://www.catholicherald.co.uk, 20 giugno). LA PRESUNTA MOGLIE La professoressa Karen King, storica del cristianesimo all’Università di Harvard, ha svelato il piccolo pezzo di papiro nel 2012 in una conferenza a Roma. Il frammento, delle dimensioni di un biglietto da visita, contiene tra le 14 righe di testo copto, la frase: “Gesù disse loro, mia moglie”. La King lo presentava addirittura come “il Vangelo della moglie di Gesù”. Anche se alcuni studiosi immediatamente lo hanno respinto come un falso, scrive il giornale cattolico inglese, altri supportati dalla King, hanno continuato a sostenere la tesi opposta. E cioè che alcuni cristiani della chiesa primitiva credevano a questa ipotesi. SVELATO IL FALSO Ma un importante articolo del giornalista Ariel Sabar sulla rivista Atlantic (20 giugno) traccia la provenienza del frammento, presentando la prova che era stato creato da un ex studente di Egittologia, Hans-Ulrich Laukamp, proprietario di una società di ricambi auto e autore di opere a sfondo pornografico, che sosteneva di essere stato molestato da un prete nella sua infanzia. Il papiro, risalente al 1963, aveva ingannato anche gli stessi studiosi di Harvard, poiché le analisi scientifiche sul frammento sembravano attestarne l’origine antica. Anche la professoressa King ha poi ammesso che la ricostruzione di Saber è veritiera. CRITERIO DELLA DISCONTINUITA’ Una tesi, quella di Gesù sposato, smentita da numerosi studi e in particolare dal cardinale Gianfranco Ravasi (Aleteia, 12 febbraio 2015), secondo cui argomentare sulla base del fatto che tutti i rabbini del tempo erano regolarmente coniugati, non è così decisivo per assegnare una moglie a Gesù. La prima ragione è di ordine generale e si fonda sul cosiddetto “criterio storico della discontinuità”. Gesù fu certamente uomo del suo tempo, incarnato in una società e in una cultura, in continuità con l’ebraismo a cui apparteneva, ma non al punto da essere un puro e semplice rabbì giudaico, come tenta di proporre una certa rilettura ebraica contemporanea della figura di Cristo. Dopo tutto, non sarebbe stato così aspramente contestato dalle autorità giudaiche di allora, né condannato a morte dal Sinedrio per bestemmia, se fosse stato in tutto fedele al giudaismo di allora. GLI ESSENI La seconda ragione è, invece, più specifica e documentaria. Basta solo rimandare agli Esseni, la corrente giudaica attestata anche a Qumran sul Mar Morto, ove appunto vennero alla luce nel 1947 i documenti di quella comunità. Ebbene, tre testimoni autorevoli e differenti tra loro come lo storico latino Plinio il Vecchio, lo storico ebreo palestinese Giuseppe Flavio e il filosofo ebreo della diaspora ebraica di Alessandria d’Egitto Filone, convergono nell’affermare che molti Esseni, se non tutti, erano celibi. VERSO LA PIENEZZA Secondo Ravasi la motivazione che reggeva la scelta “vocazionale” celibataria di Gesù sono essenzialmente di tipo escatologico (cioè basate sulla tensione verso la pienezza finale della storia), sul modello di quella da lui affermata nella controversia con i sadducei sulla risurrezione dei morti: “Nella risurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli di Dio in cielo” (Mt 22,30). IL MATRIMONIO CON LA MADDALENA Anche la presunta relazione tra Gesù e la Maddalena non trova documentazione storica a supporto. Hanno provato a sostenere il contrario gli autori di “The Lost Gospel”, secondo cui un documento che risale al 570 d.c. parlerebbe proprio del matrimonio tra i due (La Stampa, 11 novembre 2014). VUOTO DI INFORMAZIONI Il biblista Rinaldo Fabris, chiariva l’ambiguità: «Il vuoto di informazioni sull’infanzia di Gesù e sul suo stato civile, ha sollecitato il gusto e la fantasia di molti narratori cristiani e non. Inoltre questo vuoto dà origine a tutti i testi apocrifi» (Aleteia, 11 novembre 2014). «In realtà – proseguiva padre Fabris – il problema della difficoltà ad accettare un matrimonio di Gesù non dipende da motivi dogmatici. Se fosse stato sposato e avesse avuto dei figli non ci sarebbe nulla di strano per la fede cristiana. Tutto sommato è uno stato di incarnazione lo sposarsi ed avere figli, ed è la storia della gran parte degli esseri umani». MAI DOCUMENTATO Dunque il matrimonio di Gesù non è mai documentato se non in questi testi tardivi, che, secondo il biblista, «possono conservare anche dati storici, ma raccontano un qualcosa che è isolato rispetto alle notizie sullo stato civile del Messia come quello di una persona coniugata. Peraltro nel racconto del testo del 570 d.c. si fa un salto di fantasia notevole nel rilanciare il rapporto tra Gesù e Maria di Magdala». LA VERA MADDALENA Una delle maggiori ambiguità è quella che si scatena proprio sulla figura della Maddalena, che «non è una prostituta, poiché questo è un mito occidentale«. A decifrarla nella maniera corretta sono i testi greci. «Si tratta – evidenzia padre Fabris – di una persona benestante, malata, e guarita da Gesù. Lei, insieme ad altre donne benestanti “finanziano” Gesù per aiutare i poveri, comprare un agnello per la Pasqua e altri beni.. Se ne parla nell’ottavo capitolo del Vangelo di Luca». http://it.aleteia.org/2016/06/21/papiro-matrimonio-gesu-falso-prove-storiche/

IL PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' FU SUBITO RITENUTO UN FALSO DALLA CHIESA CATTOLICA

TEMPI.IT ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Moglie di Gesù? Osservatore Romano: «Il papiro è in ogni caso un falso»
settembre 28, 2012 Redazione PAPIRO DELLA MOGLIE DI GESU' Lo studioso Alberto Camplani analizza il papiro contenente la “prova” che Gesù aveva una moglie. Scrive L’Osservatore: «È una maldestra contraffazione (come tante altre provenienti dal Vicino Oriente)». Ripubblichiamo l’analisi del papiro contenente la “prova” che Gesù aveva una moglie fatta dallo studioso Alberto Camplani, che era al convegno dove Karen L. King aveva annunciato la scoperta, e pubblicata dall’Osservatore Romano. In un box sotto l’articolo il quotidiano faceva notare che «ragioni consistenti indurrebbero a concludere che il papiro sia anzi una maldestra contraffazione (come tante altre provenienti dal Vicino Oriente). (…) In ogni caso un falso». «La scoperta di una studiosa di Harvard fa intendere che Gesù ebbe una moglie». Con questo titolo Fox News ha ripreso da altre testate la notizia di una conferenza tenuta la sera dello scorso 18 settembre da Karen L. King, durante il decimo congresso internazionale di studi copti, che era ospitato dall’Istituto Patristico Augustinianum, a poche decine di metri dal Vaticano. Di tenore simile, ma con variazioni di tono e di consapevolezza critica, nonché riferimenti poco pertinenti al Codice da Vinci, sono state le notizie circolate su molti media europei e italiani nei giorni immediatamente seguenti. Il fatto è presto detto: nel corso della conferenza la studiosa aveva presentato un frammento di papiro che riporta, in traduzione copta, frasi di un dialogo intrattenuto da Gesù con i discepoli a proposito di un personaggio femminile, Maria, definita «mia moglie» (ta-hime, forma rara di ta-shime, corrispondente in copto al nostro “donna” o “moglie”). Nulla di strano per un congresso scientifico: in questo caso, tuttavia, il legame troppo immediato tra ricerca e giornalismo — che poco giova ai tempi lunghi del più serio dibattito scientifico — era già stato perseguito da prima del congresso, se è vero che le precocissime notizie pubblicate lo stesso giorno negli Stati Uniti dipendevano da un’intervista rilasciata dalla studiosa ad Harvard prima della partenza per l’Italia. Mentre i media, con toni più o meno sensazionalistici, tratteggiava i contorni della scoperta, suscitando un improvviso interesse per il congresso di studi copti, King e il sito della sua università mettevano a disposizione on-line la forma provvisoria (draft) di un poderoso articolo da lei scritto, con la collaborazione di altri giovani studiosi, circa questo frammento di papiro e il suo contenuto, che sarà non pubblicato negli atti del congresso (destinati ad apparire non prima del gennaio 2015), ma è stato proposto al «Harvard Theological Review», e sarà pubblicato nel prossimo gennaio se superererà il consueto processo di valutazione (peer review). L’articolo dunque si presenta con tutti i crismi della scientificità e dell’obiettività, come era del resto da attendersi da parte di King, nota studiosa di gnosticismo e di questioni di genere nel cristianesimo primitivo. Le conclusioni fondamentali sono le seguenti: è un frammento antico, risalente al IV secolo; il testo greco che sta alla base della traduzione copta è ancora più antico, forse composto attorno al II secolo; esso è testimone di ambienti in cui si dibatteva della condizione coniugale di Gesù: «Affermazioni circa lo stato coniugale di Gesù nacquero per la prima volta un secolo dopo la morte di Gesù nel contesto delle controversie intracristiane sulla sessualità, il matrimonio e la discepolanza» scrive tra l’altro la studiosa serva su questo punto dell’argomentazione di King. Non solo: ritengo che esso abbia dato adito alla deriva giornalistica della notizia, che ha trasformato espressioni che esprimono l’intimità e la consustanzialità spirituale tra il Salvatore e i suoi discepoli, consuete nei testi gnostici, nell’affermazione di una presunta condizione coniugale di Gesù: una condizione che — se non può certo essere accettata come tratto storico sulla base di questo testo — sarebbe secondo King parte del dibattito cristiano del II secolo a proposito di Gesù e della sessualità. Davanti a un oggetto di questo genere che, a differenza di tanti altri presentati nel corso del congresso, non è stato scoperto nel corso di scavi, ma proviene dal mercato antiquario, bisogna però adottare numerose precauzioni, che ne stabiliscano l’attendibilità e che ne escludano il carattere di contraffazione. Innanzitutto esso va studiato nella sua materialità: da che tipo di manoscritto potrebbe provenire? Che datazione può essergli attribuita dal punto di vista paleografico? In secondo luogo: che tipo di testo è, in quale contesto letterario si inserisce la sconcertante affermazione di Gesù? Che significato essa assume in quello specifico contesto? Va detto che ambedue i livelli della ricerca (il papiro e il testo) presentano numerosissimi problemi. King ammette che alcuni colleghi hanno messo in questione l’autenticità del papiro, mentre altri papirologi hanno espresso un giudizio più favorevole . Una parte dei coptologi raccolti a Roma durante il congresso, davanti alla fotografia apparsa in rete e su alcuni giornali, ha espresso dubbi circa l’autenticità (tra gli altri Emmel, Funk, Suciu, Orlandi, Buzi), pur riservandosi la possibilità di formulare un giudizio più circostanziato non appena si diano le condizioni per studiare la questione con maggiore cognizione di causa. Essi hanno osservato sia il carattere del frammento, che rende difficilmente ricostruibile il tipo di manoscritto da cui proviene (codice letterario? amuleto?), sia le caratteristiche della scrittura, che si allontana dalla massima parte dei modelli noti per il IV secolo e da un numero vastissimo di modelli più tardi; qualcuno è giunto a esprimere l’ipotesi che i caratteri copti del frammento siano una maldestra riproduzione del copto prodotto a stampa. Se da una parte non è affatto detto che la peculiarità dell’oggetto significhi necessariamente contraffazione (spesso nuovi reperti escono dalle tipologie note), d’altra parte è compito della comunità scientifica valutare se tale originalità è di mano moderna o antica: in altri termini, bisogna rendere conto della natura specifica di questa scrittura, che appare lontana dai modelli noti, ad esempio i codici di Nag Hammadi, e piuttosto diversa anche dai codici indicati dalla studiosa come termine di paragone. Questo potrebbe indirizzare la ricerca in due direzioni diverse, ovviamente influenti sul giudizio che si deve esprimere sul testo. In altre parole, o il manoscritto è contraffazione moderna, e allora qualsiasi ulteriore indagine perde di significato; oppure è stato redatto in ambienti che non volevano trasmettere un testo letterario, ma un testo a uso interno o privato, come accadeva tra l’altro nelle officine della magia tardoantica. Questi ultimi potrebbero aver utilizzato testi noti, di carattere soprattutto gnostico, per costruire uno scritto nuovo, ai loro occhi particolarmente efficace, nello stesso modo in cui altri loro colleghi costruivano testi assemblando versetti evangelici. Se così fosse, il significato stesso del frammento ne risulterebbe fortemente ridimensionato. Ma veniamo al testo, che si presenta come un dialogo di Gesù con i discepoli e una donna. Il quadro è familiare per chi conosce la letteratura apocrifa o i dialoghi di resurrezione. Soprattutto nella Pìstis Sophìa, nel Vangelo di Maria, nel Vangelo di Tommaso e nel Vangelo di Filippo troviamo i parallelismi più pertinenti, ben rilevati da King. Le donne appaiono come i discepoli più pronti a riconoscere una consonanza spirituale con il Salvatore e una di esse, Maria Maddalena, figura del vero gnostico, è chiamata «consorte» di Gesù (nel Vangelo di Filippo si usano il greco koinonòs e il copto hôtre , che coprono l’area semantica che va dal “compagno” sino al “coniuge”). Il nuovo frammento è in consonanza con questi testi, anzi sembra presupporli, quando dice: «Gesù disse loro: Mia moglie (…) lei sarà capace di divenire mia discepola». Bisogna però intendersi sul significato di queste espressioni. King propone di vederle non come una prova dello stato coniugale del Gesù storico, ma come un tentativo di fondare una visione positiva del matrimonio cristiano/gnostico sull’“argomento ” del legame matrimoniale tra Gesù e Maria Maddalena («Il Vangelo della moglie di Gesù ci permette di vedere che, probabilmente già nel secondo secolo, altri cristiani ritenevano che Gesù fosse sposato»). Ma il problema vero è quello di verificare se il celibato di Gesù sia mai stato messo in dubbio o oggetto di dibattito nella tradizione cristiana primitiva, gnosticismo compreso. Le prime testimonianze su Gesù nulla dicono di uno stato coniugale, anche quando parlano di Maria Maddalena. E se nel II secolo il filosofo pagano Celso, nella sua radicale critica al cristianesimo (riportata frammentariamente da Origene) registra le infamanti dicerie riguardanti la madre di Gesù e i suoi rapporti extraconiugali, nulla sa invece escogitare contro Gesù stesso che riguardi un suo eventuale stato matrimoniale. Tale silenzio, interno ed esterno alla tradizione cristiana, mi pare più significativo dell’interpretazione letterale di poche espressioni del nuovo testo, che devono a mio avviso essere intese in senso totalmente simbolico. Ma non è così: in ambedue i casi si tratta di espressioni del tutto metaforiche, simbolizzanti la consustanzialità spirituale tra Gesù e le sue discepole, che trovano amplissimo riscontro nella letteratura biblica e in quella cristiana primitiva. http://www.tempi.it/moglie-di-gesu-osservatore-romano-il-papiro-e-in-ogni-caso-un-falso#.V5lkVyIkrIV --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Moglie di Gesù? Il papiro è un falso copiato da uno studio del 1924: «Va bene per uno sketch dei Monty Python» maggio 6, 2014 Redazione L’ennesima conferma arriva da uno studio pubblicato settimana scorsa dal ricercatore Christian Askeland: il papiro è antico ma il testo risale a pochi anni fa Il “vangelo della moglie di Gesù” è quasi certamente un falso. L’ennesima conferma arriva da uno studio pubblicato settimana scorsa da Christian Askeland, un ricercatore americano dell’Indiana Wesleyan University, specializzato in versioni copte del vangelo di Giovanni. Il testo scritto su un papiro risalente al 700 – 800 dopo Cristo e scoperto due anni fa dall’Harvard Divinity School, in cui si legge “Gesù disse loro: vi presento mia moglie”, sarebbe in realtà l’opera di un falsario degli anni 2000. IL FRAMMENTO FALSIFICATO. In uno studio giudicato legittimo e interessante dalla stessa autrice della scoperta del papiro, Karen King, Askeland ha dimostrato che il “vangelo della moglie di Gesù” è un falso grazie alla comparazione con un secondo frammento, una versione copta del vangelo di Giovanni, acquistato da Harvard insieme al frammento sulla moglie di Gesù e poi pubblicato sull’Harvard Theological Review. Askeland ha dimostrato che il secondo frammento è senza dubbio un falso. Il testo è stato infatti parzialmente copiato da una ricerca del 1924, recentemente pubblicata su internet, scritta in un particolare dialetto copto (Lycopolitan), che però gli scribi del 700-800 (età a cui risale il papiro) non avrebbero mai potuto conoscere, essendosi estinto fra i tre e i cinque secoli prima. Paragonando il frammento falso con quello che parla della moglie di Gesù, Askeland ha rintracciato più di una somiglianza. Secondo il ricercatore probabilmente sono stati scritti dalla stessa mano, con lo stesso strumento e lo stesso inchiostro, cioè dallo stesso abile falsario. PAPIRO ANTICO, TESTO MODERNO. Come è riuscito il falsario a ingannare gli studiosi di Harvard e gli strumenti di rilevamento della prestigiosa università americana? Secondo gli esperti, ha utilizzato un pezzo di papiro realmente antico, scrivendo i due testi evangelici con un particolare tipo di inchiostro composto da fuliggine, in grado di ingannare i test di spettroscopia Raman usati per calcolarne l’età. E per scrivere il testo del vangelo di Giovanni, come dimostra lo studio di Askeland, il falsario si è liberamente ispirato a uno studio del 1924, da qualche anno scaricabile da internet in formato pdf. Anche prima della scoperta di Askeland, l’autenticità del testo è stata messa in discussione. Lo scetticismo sul brano copto in cui Gesù presenta la sua fantomatica moglie ai discepoli deriva dagli errori grammaticali presenti nel testo, dal fatto che sembra una copia del vangelo di Tommaso, ma anche dall’insolito uso del grassetto nella frase incriminata. Lo studioso di religione della Brown University, Leo Depuydt, in un articolo pubblicato sempre sulla Harvard Theological Review ha spiegato che l’uso del grassetto sembra voler produrre un qualche effetto comico. «Suona più o meno così – scrive Depuydt – “mia moglie: sì, ho detto mia moglie, avete capito bene!”». Per l’esperto, il frammento «può andar bene per uno sketch dei Monty Python», non per uno studio scientifico. http://www.tempi.it/moglie-di-gesu-il-papiro-e-un-falso-copiato-da-uno-studio-del-1954-va-bene-per-uno-sketch-dei-monty-python#.V5lniSIkrIV --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ULTIME NOTIZIE RIPRESE DA TEMPI --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La moglie di Gesù? Il papiro è falso. «Va bene per uno sketch dei Monty Python» giugno 21, 2016 Leone Grotti Dopo tre anni Karen King, docente a Harvard, ha riconosciuto di avere preso una cantonata. Il falso è stato probabilmente scritto nel 2000 su un papiro antico Nel 2012 la notizia aveva fatto scalpore e Karen King (foto in alto) aveva guadagnato le prime pagine di tutti i più importanti giornali del mondo. La docente della prestigiosa Divinity School di Harvard aveva rivelato l’esistenza di un papiro antico contenente queste parole: «Gesù disse loro: vi presento mia moglie». L’INCHIESTA E I DUBBI. Dopo aver tratto ogni tipo di conclusioni improprie, dalla necessità di cambiare il celibato dei sacerdoti al dogma della Trinità da rivedere, l’autrice della “scoperta” ha letto settimana scorsa un’inchiesta dell’Atlantic sulla dubbia attendibilità del proprietario del papiro, l’imprenditore della Florida Walter Fritz. Sfogliando le pagine si è accorta che la versione di Fritz su come aveva ottenuto il papiro era incoerente e molti pezzi del puzzle non combaciavano, così si è fatta venire qualche dubbio. «FALSO MODERNO». Tanto che ieri, parlando con l’Associated Press, ha dichiarato: «Se mi chiedete oggi verso cosa propendo – testo antico o falso moderno – in base alle nuove prove riportate, dico che propendo per il falso moderno». Meglio tardi che mai, visto che è dal 2012 che diversi studiosi si fanno beffe della grandiosa “scoperta”. SCRITTO NEL 2000. In particolare Christian Askeland, ricercatore americano dell’Indiana Wesleyan University, specializzato in versioni copte del vangelo di Giovanni, ha smontato il falso con uno studio. In soldoni, il papiro risale al 700-800 ma è scritto in un particolare dialetto copto che gli scribi dell’VIII secolo non avrebbero mai potuto conoscere, essendosi estinto tra i tre e i cinque secoli prima. Il falsario, comunque abilissimo, avrebbe dunque usato un dialetto antico per scrivere su un papiro antico delle colossali scemenze. Secondo Askeland, la scrittura risale al 2000. Un altro importante studioso, Leo Dupuydt, della Brown University, aveva commentato così il ritrovamento del papiro: «Può andare bene per uno sketch dei Monty Python». «RICERCA DELLA VERITÀ». Ora anche King se n’è accorta e alcuni colleghi le hanno fatto i complimenti, perché bisogna «avere le palle» per ammettere di avere preso una colossale cantonata. Il decano della School Divinity di Harvard, David Hempton, ha invece pubblicato un comunicato generico e arzigogolato dove ringrazia tutti coloro che «dedicano le proprie competenze» alla «ricerca della verità», siano essi «studiosi, scienziati o giornalisti». Ma perché King non ha fatto qualche verifica prima di annunciare al mondo che la Chiesa mente da 2000 anni, avendo tenuto nascosto che Gesù aveva una moglie? Forse la «ricerca della verità» non era proprio il suo scopo principale. @LeoneGrotti http://www.tempi.it/moglie-gesu-papiro-e-falso-va-bene-per-uno-sketch-dei-monty-python#.V5lmUCIkrIV